Ogni anno facevo quella strada, mi piaceva camminare in quel viale, era lì che avevo i miei ricordi più belli. Mi ricordo quando avevo undici anni e stavo andando a scuola. Il primo giorno di lezione scoprì di non essere l'unica a fare quel percorso: accanto a me camminava un ragazzino che viveva nelle vicinanze e frequentava le lezioni nel mio stesso orario. Non ci siamo scambiati nessuna parola, ma mi accorsi che il momento della giornata che più mi piaceva era quello in cui avanzavo lungo la strada malgrado la stanchezza e la sete, con quel ragazzo. La scena si ripeté per vari mesi. Detestavo lo studio e non avevo altra distrazione all'infuori della televisione, mi ritrovai a sperare che la giornata passasse rapidamente: aspettavo con ansia il giorno di scuola successivo e, al contrario delle compagne, trovavo noiosissimo il fine settimana. I giorni erano troppo lunghi perché mi concedevano soltanto undici minuti in compagnia dell'amore e miglia di ore in cui pensavo a lui, fantasticando su quanto sarebbe stato bello se avessimo potuto chiacchierare. E ciò accadde.Una mattina mi si avvicino, chiedendomi in prestito una penna. Io non risposi, assunsi un'aria irritata e accelerai il passo. Ero rimasta pietrificata dalla paura quando lo avevo visto camminare nella mia direzione; avevo il terrore che si accorgesse di quanto lo amavo, di quanto lo aspettavo, di come sognavo di prenderlo per mano, oltrepassare il cancello della scuola e proseguire sino alla fine della strada. Quel giorno non riuscì a concentrarmi sulle lezioni. Soffrivo per quel mio comportamento assurdo, ma al tempo stesso mi sentivo sollevata per il fatto di sapere che anche lui mi aveva notata. La penna era stato soltanto un pretesto per parlare, poichè quando lui si era avvicinato, io ne avevo notata una nella sua tasca. Cominciai dunque ad attendere la conversazione successiva, e trascorsi quella notte - così come le notti seguenti - fantasticando sulle molteplici risposte che mi avrebbe dato. Ma non ci fu nessun'altra conversazione. Continuammo ad andare a scuola insieme - a volte io lo precedevo di qualche passo tenendo una penna in mano, e a volte camminando dietro di lui per poterlo osservare con tenerezza-. non mi rivolse mai più la parola, e mi dovetti accontentare di amare e soffrire in silenzio sino al termine dell'anno scolastico.
Le vacanze finirono e mi preparai con la massima cura per ritornare a scuola, indossai un vestito e delle scarpe che avevo comprato qualche giorno prima; poi uscì, ringraziando il Signore perché finalmente le vacanze erano finite.
Ma lui non comparve. Trascorsi un'intera, angosciosa settimana, fino a quando venni a sapere, da alcuni compagni, che si era trasferito in un'altra città. In quel momento imparai che alcune cose si perdono per sempre. Per qualche tempo soffrì, cercando di avere notizie su di lui, ma nessuno sapeva dove si fossero trasferiti i suoi genitori.
Ora mi ritrovo qui a ricordarmi ancora di lui...
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AUSTIN MAHONE ~Undici Minuti~
Fanfiction«Non c'è niente in questo mondo che io amo più di te. Tu sei il mio tutto ...»