Era ormai giunta sera e decidemmo di cercare un posto dove dormire per ricominciare il viaggio in mattinata. Eravamo nel bel mezzo della foresta, sembrava non ci fosse niente e ci aspettavamo di passare di nuovo la nottata sotto la luna. -Possiamo metterci qui- sussurrò Cristina come se non volesse svegliare le ninfe del bosco. Non feci in tempo a rispondere che un enorme edificio luccicante ci comparve davanti. La scritta "Hotel" di colore rosso acceso padroneggiava sul tetto che sembrava una pista d'atterraggio per elicotteri; il portone di legno massiccio spezzava la modernità del palazzo e delle finestre enormi lo costeggiavano in larghezza e in altezza.
-Da dove è spuntato?- chiese incredula Cristina.
-Non lo so, ma abbiamo un posto dove dormire!- rispose tutto contento Giorgio.
Decisi di seguirlo mentre correva verso il luccicante edificio. Cristina, dubbiosa, decise di fare lo stesso.
Il portone si aprì ancora prima che qualcuno di noi potesse toccare la maniglia d'oro. "Non abbiamo i soldi", pensai tra me e me, "ma chiedere non costa nulla."
Entrammo tutti e tre insieme nell'atrio grande come un importante tempio greco e ciò che vedemmo ci sembrò surreale: posai gli occhi sul soffitto ricoperto di affreschi dal quale pendeva un lampadario interamente di cristallo; successivamente i miei occhi andarono proprio davanti a me dove una lucida reception di legno occupava circa metà dell'atrio in larghezza dietro la quale ci aspettava una sorridente signora sull'ottantina e un ragazzo poco più grande di noi. Procedemmo verso la loro direzione sul pavimento di marmo e quando arrivammo notai qualcosa di strano nei loro occhi, come se... come se non ci fossero. Erano completamente neri. Guardai Cristina che sembrava essersene accorta e nei suoi occhi color nocciola notai uno sguardo di preoccupazione mista a paura. Prima che potessi rivolgermi a Giorgio, i due individui, all'unisono, ci rivolsero la parola.
-Benvenuti all' Hotel Nemea!- gridarono così forte da far tremare il lampadario di cristallo. -Lasciate che vi accompagni alla vostra stanza!- continuò il ragazzo.
-Noi... ehm... noi non abbiamo abbastanza soldi, credo.- disse Cristina con la voce tremolante.
-Stai zitta!- la rimproverò Giorgio, -lascia che ci accompagni alla nostra stanza!- continuò con aria sognante.
-Vi offriamo la notte e la colazione! Non preoccupatevi!- disse la vecchietta sorridente. Quegli occhi più scuri dell'oscurità mi inquietavano, ma, stanco come ero, decisi semplicemente di smettere di guardarli e seguii il ragazzo verso la nostra stanza insieme ai miei amici.
La camera era davvero molto grande, il letto matrimoniale king size non ne occupava nemmeno un quarto. Mi accorsi che oltre al bagno c'era un'altra stanza con altri tre letti: uno matrimoniale e due singoli. Alla parete c'era una tenda che divideva da un'ulteriore stanza. Aprii la tenda e ciò che vidi mi scosse molto: la vecchietta della reception era seduta dietro ad una scrivania di acciaio intenta a battere chissà cosa a macchina, mentre il ragazzo della reception scriveva con una vecchia penna qualcosa su un foglio ingiallito dietro un basso tavolo da caffè, inginocchiato per terra. Ciò che colpiva erano i loro sguardi fissi davanti a loro, non erano concentrati su ciò che stavano facendo, ma su altro. Chiusi lentamente la tenda, mi voltai per ritrovarmi davanti gli sguardi pietrificati di Cristina e Giorgio che a quanto pare avevano visto ciò che avevo visto io.
Preparammo la nostra roba che avevamo sparpagliato sui letti e uscimmo dalla camera. Nel lungo corridoio, Giorgio continuava a ripetere che ci avevano mandati volutamente nelle stanze del personale per risparmiare, ma la cosa mi puzzava. Avevamo lasciato la vecchietta alla reception, come faceva ad essere anche in camera? E il ragazzo? Ero sicuro di avergli chiuso la porta in faccia, una volta accompagnati nella nostra stanza. Sembrava tutto così strano.
Non avevamo percorso nemmeno metà del corridoio che incontrammo di nuovo la vecchietta e il ragazzo.
-Dove state andando?- chiesero all'unisono.
-Noi, noi abbiamo un altro impegno.- rispose Cristina frettolosamente.
-Ma fuori è buio... Restate un altro po'!- disse la vecchietta con gli occhi neri ora rossi come il sangue.
Cercammo di evitarli mentre si avvicinavano minacciosamente a noi, ma tempo due secondi che le braccia di entrambi si trasformarono in zampe di dura pelle e i capelli in una folta chioma dorata. Erano diventati due leoni. Corremmo verso la nostra stanza e ci chiudemmo dentro. Dopo aver tirato un sospiro di sollievo, mi voltai verso la tenda che divideva la camera dalla sottospecie di studio e mi sentii un tuffo al cuore. Quattro occhi rossi come il sangue ci stavano fissando da dietro la tenda.
-Ti stavamo aspettando Iraklis Johnson.- dissero con voce meccanica.
Anche loro cominciarono a trasformarsi in leoni. Eravamo spacciati.
Rovistammo in borsa fino a trovare i tre pugnali di bronzo celeste che ci eravamo portati dietro. Cristina cominciò a farfugliare tra sé e sé poi gridò:
-Ma certo! L'Hotel Nemea! Sono leoni di Nemea! O almeno, uno di loro lo è e quell'uno è indistruttibile, Iraklis, dobbiamo stare attenti. Gli altri sono illusioni create dall'hotel.
Quell' "indistruttibile" mi aveva molto rassicurato, davvero.
Cominciai a colpirli col pugnale e ne feci dissolvere uno, con un po' di fatica feci dissolvere anche gli altri due finché non ne rimase uno solo.
-Bene bene, bestione.- gridai per farmi sentire. Così tu saresti IL leone di Nemea? Cristina? Come si distrugge un leone di Nemea?- chiesi con un filo di terrore nella mia voce. Dovevo restare calmo, altrimenti avrei perso la concentrazione.
-Eracle lo strangolò!- mi rispose Cristina mentre, insieme a Giorgio, cercava di tenere la bestia lontana col pugnale. -Oppure prova con un suo artiglio! Il pugnale non gli farà nulla!
A quelle parole ebbi un lampo di genio. Mi tuffai sulla zampa del leone e afferrai un artiglio. Di risposta, il mostro cominciò a scuotere la zampa facendomi dondolare pericolosamente da un'altezza di almeno due metri. Il corridoio era davvero molto grande, ma qualche muro si era dissolto sotto i colpi del leone mostrando le camere vuote intorno a noi.
Alla fine, con molta fatica, riuscii a staccare un artiglio e prima che potessi pensarci, lo infilai sotto al muso e la creatura si dissolse come i suoi compagni.
Corremmo fuori dall'hotel prima che anche questo si dissolvesse nel nulla. Una volta nel buio della foresta, poggiai il mio regale deretano da semidio sull'erba e senza nemmeno complimentarmi con Cristina e Giorgio, mi addormentai.

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L'Hotel Nemea
Truyện NgắnIraklis, Cristina e Giorgio sono semidei in missione e si ritrovano una sera senza un posto dove dormire. Trovano per caso l'Hotel Nemea e decidono di sostare lì, ma non hanno idea del terribile segreto che nasconde questo hotel.