capitolo 2

117 7 7
                                    


2017 Stella

Non voglio starmene a casa, ho fatto un bagno schiumoso, ho scelto il mio abito più scollato e mi sono messa in auto. Gli sguardi affamati di alcuni acquirenti mi fanno capire che è stata la scelta giusta: mai essere quella che aspetta tra le mura domestiche, bisogna prendere la vita di petto e godersi ogni attimo.

La bistecca al sangue e il vino rosso fanno scivolare via quel leggero disagio che mi ha assalito mentre lui è uscito da casa mia.

Non so cosa mi fosse preso, sono riuscita a fargli fare tardi, ma quel giochino non solo non mi ha soddisfatto, ma ha ottenuto l'effetto di farlo innervosire, così invece del solito bacio appassionato sulla porta mi sono beccata un "non so se riuscirò a schiodare da casa per un po', sarà furiosa..." ed è scappato via.

E io che pensavo di alzare la posta e provare a farlo restare per la notte, invece devo render conto a lei in un modo o nell'altro, perché i suoi nervosismi, i suoi sospetti , le sue scenate si ripercuotono su me e LUI e questo non mi va bene, neanche un po'. Anzi, mi rende furiosa, ho voglia di fargliela pagare, anche se so che solo la pazienza paga in questo gioco.

Mi guardo in giro cercando compagnia. Non cerco sesso, il mio Topino mi ha pienamente soddisfatta e ho dato anche un extra di cui non avevo voglia solo per farlo tardare, quindi non è la passione che mi guida, ma la sfida, la rabbia contro l'impotenza. Non me ne sto dietro le quinte, io vivo!

Un paio di tardoni accompagnati, uno con tanto di tovagliolo a bavaglia per non macchiare la camicia, posano lo sguardo su di me: la sexy donna che mangia sola al centro della sala. Gioco un po' con lo sguardo con uno di loro, sfidando la mummia seduta di fronte, che neanche mi nota, forse completamente cieca, o forse indifferente agli impulsi del marito.

Mi stufo subito: me lo potrei prendere anche ora, su questo tavolo, col beneplacito della consorte, zero adrenalina, noia totale.

Sposto lo sguardo su un altro tavolo, ben più interessante: due uomini in giacca e cravatta, immersi in una fitta conversazione, entrambi avvenenti, entrambi ben curati, di sicuro una cena di lavoro, non sembra una coppia gay. Mi chino sul tavolo a sfoderare il mio decolleté impeccabile, ma non riesco a catturare nessuno sguardo.

Ripercorro nella mente i passaggi: bagno, crema vellutante che illumina il corpo, trucco accurato, abito sexy... ho fatto tutto da copione, allora come mai sono ancora sola al tavolo?

«Ehm, mi scusi signorina aspetta qualcuno o posso farle compagnia?»

Non avevo sentito arrivare l'uomo alle mie spalle. Alzo lo sguardo e fisso le guance un po' piene e le sopracciglia cespugliose. Sospiro. Non è proprio quel che volevo, ma posso farlo andar bene, soprattutto perché voglio solo attenzioni e compagnia.

«Non aspetto nessuno, prego accomodati pure»

«Oh...benissimo» Si sfrega le mani e arrossisce, non si aspettava un mio sì, sorrido del suo impaccio, la mia autostima ammaccata torna a respirare. Addento la bistecca e mastico compiaciuta, mentre il mio accompagnatore si siede tronfio e accaldato.

 Marta

1990 estate

«Il messaggero» chiedo al padre di Franci che sta seduto lì alla cassa dall'alba al tramonto. Allunga una mano sul banco dei giornali e me lo mette davanti senza sorridere. «Ho preso la bomba alla crema» sorrido io senza scoraggiarmi. «Francesca non c'è oggi?» Mi fissa cercando di ricordare, poi ci rinuncia e sempre senza sorridere indica con un sopracciglio l'uscita anteriore dove sono i videogames.

«Grazie, buona giornata» mi ficco il giornale sotto al braccio e corro a cercarla.

Mi blocco sul gradino, abbracciando il luogo di tante serate felici: tre videogames, sempre gli stessi: quello della galassia, quello di lotta e quello delle automobili da corsa. Sorrido mordendo il dolce tiepido, da cui fuoriesce la deliziosa crema. Ingoio senza quasi masticare ingorda, leccando lo zucchero depositato sulle labbra: «tanto non arrivi all'astronave madre» dico alla ragazza di spalle intenta a giocare, con la treccia corvina che ballonzola sulle spalle ossute. Lei non si volta. «Aspetta» dice concentrata, mentre batte a ripetizione l'indice sul bottone, spostando la levetta in modo frenetico a destra e a sinistra.

Amore e altre fregatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora