1. Come alive when close to the madness

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Picchietto nervosamente le dita sul banco, da almeno quindici minuti, fissando il vecchio orologio affisso alla parete.
Sussulto impercettibilmente ad ogni ticchettio delle lancette, aspettando trepidante di uscire da qui.

Sono quasi due anni che non riesco a stare in un posto per piú di un'ora senza cominciare a sentirmi a disagio, a sudare freddo e ad avere quell'orribile sensazione che qualcuno mi stia osservando.

Una volta a scuola era diverso, almeno qui mi sentivo al sicuro e protetta, ma le cose sono cambiate da qualche settimana.
Lui è stato qui. Lui è qui. Anche ora.
Se solo riuscissi ad individuarlo.

-Mi scusi, professoressa- alzo la mano tremante.
-Sí, Sadie?- interrompe la lezione, guardandomi compassionevole.

Odio quando fanno cosí.
Non ho bisogno di essere compatita.
A me serve aiuto.

-Posso uscire qualche secondo?- chiedo, ignorando le risatine dei miei compagni di classe.

-Certo, cara. Vai pure- sorride, facendomi strada verso l'uscita.
-Grazie- sussurro a denti stretti, varcando la porta.
Chissà perchè, da quando mi credono pazza, i professori sono cosí gentili con me.

Nell'ampio corridoio, l'unico rumore è quelli di passi.
Passi che peró non appartengono a me.
Stringo forte la catenina che porto intorno al collo.
Giro la testa cautamente, riuscendo a scorgere una sagoma scura rifugiarsi in una stanza.
Per poco non vado in iperventilazione.
Comincio a correre, per poi rinchiudermi nel bagno delle ragazze, mentre vengo scossa dai brividi.

Era lui, penso, sciacquandomi il viso.
È sempre lui.

Mi guardo allo specchio per qualche secondo e quasi non mi riconosco; non sono piú la ragazza di una volta.
Sono pallida come un cencio, due profonde occhiaie sembrano voler rimanere perennemente sotto i miei occhi, due occhi nei quali si possono leggere tutta la mia paura e la mia agitazione.

Mi lascio cadere sul pavimento.
La collana, l'unica ad essere sopravvissuta all'incidente, oltre a me ed allo zio Jo, è ancora protetta dalla mia mano sinistra.
È composta da una catenina argentata e una sorta di targhetta metallica.
Passo i successivi minuti rigirandomela fra le dita, come sono solita fare.
F•213•870.
Conosco questi numeri a memoria.

Trasalisco al suono della campanella.

Ma per quanto sono stata là dentro?
Penso, attraversando nuovamente il corridoio, ora pieno di studenti.
Raggiungo la classe di Mrs Mason, per recuperare la mia borsa e la mia giacca.
-Tutto bene cara?- mi domanda la donna minuta, sollevando la testa dal computer e scrutandomi da dietro gli occhialini rotondi.
-Sí, grazie mille- balbetto, afferrando lo zaino ed uscendo velocemente dalla classe.
Non avevo voglia di subire un interrogatorio.

La solita sensazione si fa largo dentro di me mentre mi faccio strada fra i miei compagni, accalcati all'uscita dell'edificio.
Mi volto, ma non riesco a vedere il ragazzo fra i vari alunni della Lincoln High.

Sospiro sollevata, quando riesco finalmente ad uscire e scendo i gradini di fretta, non vedendo l'ora di arrivare a casa.

È ancora lí, me lo sento.

Mi stringo nella mia felpa, decisamente troppo grande per me, ed aumento il passo.

Trovo il coraggio di voltarmi ed incontro i suoi occhi, quegli occhi.
L'ennesimo brivido mi attraversa la schiena e il cuore rischia di schizzarmi fuori dal petto, mentre riprendo a guardare avanti.

World Gone Mad - The Selected One [ITA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora