28. Non sei il mio fidanzato, Dylan

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♫ Ellie Goulding - Hate me (with Juice WRLD) ♫

Sophia se lo sarebbe potuto tranquillamente tenere.

Superata la zona in comune con i divanetti e il fasciatoio, mi diressi verso gli ampi lavabi dei bagni femminili. Afferrai la ceramica fredda tra le dita irrequiete. Mirai il mio riflesso nello specchio ottocentesco. Spalancai gli occhi a causa di come apparivo: la pelle era spenta e pallida, le mie labbra erano arrossate mentre respiravo affannosamente. Il make-up era colato a livello della piega interna della palpebra e i capelli avevano iniziato ad arricciarsi a causa dell'umidità.

Aprii il rubinetto facendo scorrere l'acqua in sottofondo. La osservai lenta e inesorabile, cadere verso l'oblio. Perché il mio corpo stava reagendo il quel modo? Dovevo calmarmi.

Detestavo essere presa in giro. Odiavo le bugie. Non le sopportavo: mi facevano male. Mi laceravano l'anima. Soprattutto quando i miei dannati sentimenti si mettevano in mezzo. Non me lo meritavo. Stavo compiendo una buona azione per aiutare quello che credevo essere un amico e mi si era rivoltato contro.

Ero solamente il suo ennesimo passatempo.

Sbattei le palpebre quando un rumore di passi giunse alle mie orecchie. Sobbalzai osservando l'acqua scorrere e solo allora richiusi il rubinetto come per far terminare il mio dispiacere.

Alzando lo sguardo notai Dylan riflesso nello specchio. Non ero neanche troppo sorpresa.

Sembrava in trepidante attesa, sul filo di un rasoio. La sua prossima mossa sarebbe potuta costargli cara. Lo mirai sul vetro temperato per tutto il tempo necessario. Alzò una mano allungandola nella mia direzione. Ma, quando mosse le labbra per parlare, mi scansai per evitare di essere sfiorata.

Corrugò la fronte dubbioso e afflitto. Ma non mi interessava, non era più il nostro momento.

«È il bagno delle ragazze, nel caso non lo avessi notato. Non puoi stare qui» commentai piatta voltandomi nella sua direzione.

«Lilian, senti, mi dispiace di non avertelo detto. Ma andiamo, qual è il problema?» mi incalzò ignorando completamente la mia volontà per l'ennesima volta. Era il solito sbruffone patentato.

«Qual è il problema? Sei serio? Prima mi chiedi di salvarti da una brutta situazione e poi scopro che in realtà la ragazza che non sopporti è veramente la tua fidanzata, mentre io sarei una specie di amante temporanea per farti passare lo sfizio?» ero irritata e offesa. Mi formicolavano le mani: volevo solamente andare via lì, togliermi quello stupido abito e fingere che niente di tutto quello fosse accaduto.

«Ma non è vero! Hai frainteso tutto!» Si giustificò facendo un passo in avanti nella mia direzione. Mi morsi le labbra. Non volevo che fosse così vicino a me. Notando la mia freddezza desistette nell'avere un contatto, incurvando la mascella e massaggiandosi le tempie.

«Senti, va bene! Siamo stati insieme, ma tanti anni fa. Abbiamo preso qualche aperitivo in compagnia, passato un paio di notti piacevoli e ci siamo divertiti un po'. Non sono un santo e lo ammetto» iniziò. Ero intenta ad ascoltare le sue parole. «Ma ti posso assicurare che non c'è mai stato nulla di serio, perché io non l'ho mai voluto. Lei è convinta che io sia l'amore della sua vita e mi ossessiona dicendo che dobbiamo stare insieme. Non mi sono mai proposto, né ho fatto nulla per lasciarglielo pensare! Anzi, le ho sempre parlato con franchezza dichiarando i miei intenti! Lilian, te lo posso giurare su ciò che ho di più caro a mondo, che lei non mi interessa. Non la amo, non l'ho mai amata e mai la amerò, piuttosto, la sto odiando perché in questo momento ti sta facendo soffrire, Lilian...» Non mi accorsi neanche di quando avevo iniziato a piangere. Prontamente guardai altrove, perché lo sguardo di Dylan mi stava distruggendo. Asciugai la lacrima che aveva rigato il mio volto con il dorso della mano.

Love. Be afraid. || Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora