Francesco e i suoi amici vanno spesso in pizzeria; il venerdì sera è ormai un imperdibile rituale tradizionalistico.
Francesco non ama la pizza: non sopporta il gusto, la consistenza, non riesce a resistere nemmeno quando ne sente l'odore, ma non ha mai avuto il coraggio di parlarne con i suoi amici.
Teme il loro giudizio, teme che, se dicesse loro la verità, potrebbero non comprenderlo.
Francesco ci prova, ogni venerdì.
Scherza, parla e sorride, controlla l'acre nausea ad ogni boccone, e ad ogni fetta combatte contro il suo stesso corpo che lo prega di smetterla con un inutile e superfluo tormento.
Un giorno, però, Francesco è stanco, e carico di una rinvigorente dose di coraggio, decide di affrontare di petto e a testa alta la scomoda situazione creatasi con la sua combriccola.
"Non mi piace la pizza, ragazzi, non mi è mai piaciuta!".
Cade il silenzio, e sono sguardi attoniti e stizziti. Qualcuno ride, prima di cogliere la seria veridicità dell'affermazione.
"Dai, a chiunque piace la pizza!", "Non può non piacerti, insomma!", "Piace a tutti noi, perché a te non dovrebbe", e poi ben di peggio, si sa come son fatti i fanciulli.
Neanche a dirlo, Francesco torna a casa in lacrime, domandandosi perché non potesse essere anche lui un amante della pizza, similmente ai ragazzi da lui conosciuti.
Francesco va a scuola, e ancora gli amici lo scherniscono. Cerca di non ascoltarli, sopprimendo il dolore ma incidendosi nel cuore ogni parola lancinante. Trascorre la settimana in totale silenzio, evitando persino gli sguardi del mondo esterno, degli omologati e giudicatori mangiatori di pizza che altro non sanno fare se non apostrofare il diverso.
Francesco torna a casa e decide affrontare la situazione: sa che non ha altra scelta se non quella di imparare ad amare quella dannata pizza.
"Piace a chiunque, può piacere anche a me". Ne ordina un paio, e si mette a divorarle con rabbia, cercando di apprezzarle, cercando di fare qualsiasi cosa perché quelle disgustose nemiche riuscissero a rispettare i suoi gusti.
Ogni tentativo è più che vano, e Francesco trascorre il resto della sua serata a vomitare.
È venerdì, lui è solo.
Perché i suoi amici dovrebbero prendersi carico di un diverso: un onere scomodo ed ingestibile, perché in un modo di mangiatori di pizza, non è il caso passare del tempo con chi la disdegna.
Come biasimarli?
Francesco sa che la pizza non gli piacerà mai. Sa che per questo non piacerà mai a nessuno.
È venerdì, lui è solo, col suo sangue e i suoi polsi tagliati.E comunque, amici, era davvero così importante che lui preferisse alla pizza la pasta al pesto?
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Le riflessioni della buonanotte
Storie breviL'obiettivo è quello di pubblicare, con la maggior frequenza possibile, una serie di riflessioni interiori derivate da spunti e stati d'animo di variabile argomento e origine. Buona Lettura! (Ricordate, se vi va, di commentare e/o votare, per farmi...