Socrate

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L'ingenuità dei cani mi commuove, è ciò che li spinge a fidarsi ed essere fedeli ad una creatura tanto orribile come l'uomo.

Quell'ingenuità la rivedo negli occhi di Socrate. 

Socrate è il mio cane, ho deciso di chiamarlo così per la mia passione per la filosofia, e per lo sguardo da pensatore che gli appartiene. Lo vedo per la prima volta nella stazione di Carrara Avenza nel pomeriggio dell'otto agosto 2015, è incrociato con un Labrador e un Pitbull, è tutto nero, ad eccezione di tre zampine, un buffo pizzetto sotto il mento e una cravatta di colore bianco. Portandolo a casa so di scatenare una bufera, devo affrontare la collera dei miei nonni, di mia madre e di Cleopatra, una gattina che vive con noi da undici anni. Come sospettavo, all'inizio non la prendono bene, mi urlano di riportarlo indietro e che ho al massimo tre giorni per farlo, ma poi si affezionano tutti, è irresistibile, matematico. La prima notte dorme con me, in una cesta minuscola con una coperta, assieme a un pupazzo a forma di coccodrillo panciuto dal nasone rotondo, e sarà così per le notti a venire. Ora quel pupazzo si chiama "Nannilò", è il suo panno di Linus, ed ancora adesso a due anni suonati ancora lo cerca ogni sera, lo ciuccia un po' muovendo le zampe come se tettasse la mamma prima di addormentarsi. Anche se gli ha staccato gli occhi, è il pupazzo più intatto che ha. Le prime sere piange molto, passo due o tre notti insonni, forse si sente solo e abbandonato, magari gli mancano i fratellini.

In una piovosa mattina di pochi giorni dopo il suo arrivo, decido di farlo uscire dalla stanza in cui mi obbligano a tenerlo perché non lo vogliono tra i piedi e lui cammina a carponi verso la sala, dove mio nonno sta facendo colazione. Gli si avvicina e gli lecca il piede, da quel momento è amore puro.

Il veterinario mi dice che è troppo piccolo e probabilmente non sopravvivrà, ma io sono determinata e Socrate è forte. Mi ricorda il mio gatto Tigro, morto di tumore due anni prima, per il manto e la foga nel mangiare. Mia nonna, che è molto religiosa e fermamente convinta dell'immortalità dell'anima (quasi in senso platonico), dice che è la sua rincarnazione e io mi sforzo di crederci, perché mi manca moltissimo.

Socrate mangia molto avidamente e adora il prosciutto crudo, quando lo mangiò per la prima volta gli occhi gli si sono rovesciati assumendo un'espressione spiritata e per poco non mi staccò un dito. È poco più grande di una mia scarpa, e io porto il 36. Pesa solo 1,65 chili, ma cresce alla svelta, e in poche settimane arriva a quattro.

In poco tempo viene conosciuto dai suoi "zii" i miei amici più cari, la Asja per prima, la conosce il giorno stesso del suo arrivo a Lerici, mi aiuta a comprargli da mangiare, le traversine, un collare e un guinzaglio. Ci sediamo su una panchina e lo facciamo mangiare, un signore ci guarda assorto e si complimenta con me dicendomi che prendere un cane è una scelta nobile, se voluta dal profondo del cuore, perché è una prova di grande amore e pazienza. Mi fa gli auguri per il futuro e se ne va. Non penso che dimenticherò quelle parole, dal momento in cui ho avuto un cane mi sono profondamente innamorata di queste creature, le ammiro per il loro temperamento, sono animali ingenui, fedeli, sinceri. Hanno una capacità di amare al di fuori dal comune, e io sono d'accordo con Schopenhauer quando dice che "chi non ha mai avuto un cane, non sa cosa significhi essere amato".

La prima vacanza di Socrate la passiamo in montagna da mio papà. Non appena arrivato a Calizzo (un paesino minuscolo nascosto tra le montagne) salta dappertutto, annusa, morde l'erba, le foglie, caccia il naso nel terriccio morbido, è entusiasta. L'aria di montagna fa bene a tutti e due, io ogni estate scappo dal caldo marittimo per rifugiarmi tra le montagne emiliane, soffro molto il caldo e non amo fare il bagno, preferisco la montagna, la trovo un luogo tranquillo, lontano dallo stress e preoccupazioni, posso pensare e rilassarmi come fossi un'eremita in ritiro spirituale. Certo con Socrate al mio fianco questa volta non è proprio così, è molto impegnativo e molto spesso lo perdo di vista e mi ritrovo a cercarlo per tutto il paese gridando il suo nome, mentre è intento nelle sue esplorazioni, è un cucciolo vivace, e per lui è tutto nuovo, quasi invidio la passione e l'entusiasmo che serba per questo mondo, di cui lui sembra vedere solo la parte positiva ed ignorare la parte negativa. Sì, è molto fortunato e ingenuo. Fortunatamente non è un cane pauroso, socializza subito con papà, la nonna e la Vera, la badante. La nonna spesso gli gratta il pancino ridendo e lui comincia a divincolarsi e a pedalare forsennatamente con le zampette posteriori, mordicchiandola con quei suoi dentini da latte affilati come coltelli in ceramica nuovi di zecca. Corre sempre nei prati nel tentativo di acciuffare le lucertole che posano sornione al sole, e le farfalle che svolazzano dipingendo di giallo, rosso e blu il cielo. Qualche volta ne acchiappa una trionfante e se la mangia dopo averci giocato per un po', io lo guardo assorta, meravigliandomi di quali terribili azioni si possano macchiare le zampette di un cagnolino così dolce, di poco più di due mesi e mezzo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 19, 2017 ⏰

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