dolore

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Il giorno dopo, il ragazzo, nonostate ciò che accade il precedente, passava i corridoi del liceo con molta indifferenza, come se non fosse mai successo niente. I tre bulletti rimasero colpiti dal comportamento del lupetto nero.

In classe l'insegnante consegnò agli studenti le verifiche. Nell'angolo in alto a sinistra del foglio del ragazzo vi era scritto: "Marduk Okami" e accanto era segnata la data e la classe; infondo vi era il voto, che era insufficente. Un espressione insoddisfatta e tesa si scolpì rapidamente sul suo volto, ma senza barcollazioni, si risedette composto al suo posto.

Uscito dalla scuola Marduk, percepiva un atmosfera cupa, nuvolosa, dove una sovrapposizione di delusione e rammarico, lo accompagnavano ad una triste conclusione di solitudine. Tale inaspettata infelicità, lo portò a notare le gocce di rugiada posate su l'erba, che scendevano pian piano, fino a cadere, come una lacrima dal volto di una persona dal cuore soffocato dalla depressione. Lo sconforto fece salire la stanchezza; Marduk voleva solamente andare a casa.

Hile, dal carattere superficiale, si avvicina al selvaggio ragazzo e interrompe bruscamente i suoi profondi pensieri. Lo afferra nuovamente per il vestito e assieme ai suoi amici, lo sbatte nuovamente in fondo al vicolo che sta dietro la scuola. Prima che uno degli amici di Hile riesco a sferrare un pugno, Marduk, colpisce duramnte il suo stomaco, facendolo cadere immeidtamente ai suoi piedi. Interviene l'altro ragazzo, che tenta di attaccare il ragazzo con un pugno ben assestato, ma, a suo fallimento, Marduk lo colma di botte, fino ariudrlo ad uno straccio.

Hile spaventato dalla potenza del lupo nero, estrasse un coltello da tasca, così Marduk si lanciò sul suo avversario prima di farsi pugnalare, ma, Hile lo accoltellò d'istinto sul fianco destro. Marduk, barcollante, inizia a sentire il dolore del taglio solamente dopo un pò, la sua vista comincia ad annebbiarsi e inizia a mordersi le labbra, per trattenere il dolore. Nella sfocata immagine che i suoi occhi li mostrano, riconosce la macchia del suo sangue sulla lama del coltello di Hile. Vede la bocca del bullo, muoversi velocemente, sembra dire delle parole, ma il dolore acuto impedisce alle orecchie di ascoltare.

L'ira, la disperazione e la paura che Marduk ebbe risvegliato in un solo giorno, ruppero le catene  che tenevano legato il lupo che stava dormendo al suo interno e furono l'occasione per fare uscire il mostro che risiedeva in lui. Quattro lunghi arti rossi spuntarono dalle spalle di Marduk e si avvicinarono dolcemnte al suolo. I suoi occhi erano diventati due abissi di agonia, lo sguardo era letterarmente distrutto.

In quel momento Marduk era completamente a pezzi. Si sentiva crollare tutto addosso, era al limite. Non sa sapeva più cosa distuggere, cosa proteggere. Si era accorto di essere in un mondo sbagliato, che non può più svegliarsi, e che la sua vita è gia stata disegnata da altri e perciò può solo rimurginare futuri speranzosi, che non si realizzeranno mai. Attorno a lui riconosceva soltanto l'eterna solitudine ed il ricordo di un sorriso tramutato in lacrime. Era immobile, in trappola, senza possibilità di liberarsi. Due anime, due identità, si fondono in un'entità e fra i resti di quella realtà che gli ha uniti, aspetterà immobile il paradiso. Nel frattempo un pensiero scoccò dall'arco delle reazioni precipitose ed una ventata di coraggio schiaffeggiò Marduk, facendo così aprire in lui una mentalità egoistica.

Con sguardo deciso e in seguito ad un flebile ringhio, scagliò uno dei tentacoli contro il petto di Hile, lo infilzò, lo sollevò, lo avvicinò a se stesso e gli sussurrò nell'orecchio, con voce sincera:- ti ringrazio per avermi svegliato.-. Il cadavere di Hile giaceva a terra, e posava su una pozzanghera di sangue scuro.

Gli altri due ragazzi sparirono per sempre.

Marduk pianse a lungo.

Il Figlio di AdeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora