136 (TERZ'ULTIMO CAPITOLO)

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L'indomani Darlene ha bussato il clacson nei pressi della casupola in cui abbiamo soggiornato.

Io ero già sveglia, così come Zeno.

In questa settimana trascorsa in Cile mi sono chiesta spesso come facesse a restare sveglio e a non accusare nemmeno un minimo di stanchezza.

«Stai fremendo. Te lo si legge dallo sguardo. Ma devi pazientare un altro po', bambola. Voi due, tu e lo svitato, avete dichiarato guerra a una montagna. Ho avuto a che fare con quella donna, e non scherza. Sei ancora sicura di andare fino e infondo?» Mi ha detto Darlene una notte dopo essersi fermata di fianco al portoncino malandato della casupola in legno. In sottofondo c'era Louis Armstrong.

A quel punto le ho squadrato le iridi. «Sono sicura a farlo.»

«Sei proprio una cazzuta, allora. Ma lasciatelo dire, anche un po' svitata. Tu e quello formate una bella coppia.» Le ho risposto con una risata isterica. Bern, ci sentiva escluso dal discorso, e così ha inondato il mio viso di saliva.

Sono stata costretta a prelevare allo sportello diverse volte, poiché il piano di Zeno ha previsto diverse spese. All'inizio credevo che appena sbarcati in America Latina saremmo andati sull'isola, ma quando Zeno mi ha disegnato la realtà, ho sentito la nostalgia invadermi.

«Darlene in questa settimana sarà la nostra autista personale.» Ha iniziato Zeno la spiegazione, mentre all'orizzonte il sole si nascondeva dietro al mare.

Era il secondo giorno di permanenza in Cile.

«Lo faccio solo per Bern. Vero cucciolone?»

«Come faremo ad accedere all'isola?» Ho chiesto e Darlene e Bern hanno preso a giocare.

Zeno era appoggiato alla piccola finestra della casupola. Poi, si è voltato immobilizzandosi ad osservare il tramonto.

«Figure che passano inosservate. È questo che diventeremo.» Ha risposto lui dopo un po' di tempo.

«Cosa intendi?»

«Sei proprio un cucciolone dolce. Sì, sì, sì.»

«Darlene, la potresti smettere di giocare con quel coso? Non consentite alla mia mente di pensare.» Zeno ha sbottato.

«Ehi, svitato. Calma con i toni. Io e il cucciolo ce ne andremo a giocare di là. Voi due parlate pure di stronzate. Tanto alla fine morirete. Quella tipa vi farà fuori.» E con questa Darlene ha portato il suo ingombrante peso in una saletta disadorna. Bern l'ha seguita senza esitazione.

«Grazie per l'incoraggiamento, Darlene. Potresti aiutare le persone a far passare la voglia di suicidarsi. Un'abilità innata.» Ho continuato sarcastica, ma lei era già nella camera accanto a imitare una vocetta stridula e infantile.

«Quando potrò rivederlo?» Ho voltato la mia attenzione su di Zeno. Lui aveva sempre lo sguardo assorto nei colori spenti dell'orizzonte.

Questa è una trappola. Lui vuole ucciderti. Far sparire il tuo corpo. È un assassino. Ho completamente denigrato il tentativo della vocina della coscienza di infondermi maggiore ansia.

«Così impaziente, è la follia che ti porta ad esserlo. Lo sai?» Ma d'improvviso è balenata una domanda nella mia mente e così l'ho buttata fuori.

«Mio padre ti manca?» Anche se non ho potuto vedere la sua reazione, ho notato che Zeno ha tentennato. Poi ha solcato un sorrisetto mentre un raro raggio di sole ha bagnato il suo viso.

«Il "grande giorno" sarà questo lunedì, ovvero fra cinque giorni. Il piano comporta il rapimento di due agenti della guardia costiera. Alle 17 e 25 minuti effettuano il cambio di turno e a quell'ora subentra la seconda coppia, precisamente un uomo di nome Hugo Reyes e una donna di nome Sandra Ramon. Hanno entrambi famiglia, lei due bambini piccoli e lui uno che va all'università. In verità sono amanti. L'ho beccati mentre facevano sesso. Ciò che conta però è questo: non puoi permetterti di avere ripensamenti. Perché se lo farai, i due amanti chiameranno gli sbirri locali e dopo adios Cile. Sai cosa significa adios Cile? Che io non potrò più sgozzare Celeste.» Zeno si è voltato e stampato in viso aveva un sorrisetto sardonico.

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