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Mi rilassa prendere un po' d'aria qui sopra, prima di andare a lavoro e diventare così un puntino che si muove frettolosamente come tutti quelli che vedo adesso, dal quindicesimo piano del mio palazzo.
C'è chi corre per prendere il pullman, chi lo perde e un po' stressato si siede nel marciapiede aspettando il prossimo, chi attraversa la strada senza guardare, gli automobilisti che suonano in continuazione e le serrande che iniziano ad alzarsi, compresa quella del bar dei miei genitori dove lavoro ormai da un anno, in seguito alla mia stupida scelta di lasciare la scuola.
Sono già le sette e mezza del mattino, e decido di tornare nel mio appartamento a prendere le ultime due cose prima di andare a lavoro; rivolgo velocemente un ultimo sguardo al cielo, respiro a pieni polmoni quell'aria fresca ormai piena di smog e mi decido a scendere.
Prendo l'ascensore, per fortuna che l'hanno aggiustato due settimane fa, mi scocciava fare ogni giorno 7 piani solo per salire qui su a rilassarmi e altri 8 per scendere e raggiungere la strada che da direttamente al bar dei miei.
Clicco l'8° piano, e lentamente scende fino a fermarsi davanti alla porta di casa, cerco frettolosamente le chiavi, che tiro fuori dalla giacca in pelle nera, e mi sbrigo ad entrare.
Casa dolce casa, più o meno.
Diciamo che non è il massimo della bellezza, mobili vecchi e rovinati, un po' di muffa negli angoli delle pareti a contatto con il soffitto pieno di crepe, mi dirigo direttamente verso camera mia per prendere la borsa, sistemarmi i capelli in una coda e dare un ultimo sguardo allo specchio, e come sempre le occhiaie dovute al poco sonno mi fanno compagnia, incorniciando i miei grandi occhi neri.
"Anche oggi sono un bellissimo fiore" dico continuando a fissare il mio viso stanco "Dai dai dai, che devo andare", guardo l'orologio e, o cazzo, si sono fatte le otto meno cinque.
Inizio a velocizzare il passo dimenticandomi per poco di chiudere la porta, non ho voglia di sentire le urla dei miei alle otto del mattino, perché arrivo in ritardo come ogni santo giorno; corro giù per le scale rischiando di cadere diverse volte, senza salutare neanche le persone che incontro durante la mia corsa contro il tempo.
Esco dal palazzo e attraverso frettolosamente la strada per poi ritrovarmi davanti al "Mio bar", che nome davvero originale, stupendo, penso tra me e me.
Apro la porta e un buon profumo di paste, cappuccini mi accarezza le narici; "Katia" ultra mia madre da dietro al bancone "sbrigati a metterti il grembiule che stiamo per aprire ai clienti, dai dai, veloce! È lunedì!" seguito da un rapido lancio del famoso grembiule, color mogano che mi arriva, dritto dritto in faccia, facendomi fare una smorfia.
Senza rispondere lo lego intorno alla vita e vado a girare il cartellino dietro alla porta "APERTO", poi mi piazzo tranquillamente dietro al bancone osservando pian piano le persone che entrano, operai, ragazzi che frequentano le scuole qui in zona, le badanti che entrano in gruppo e iniziano a parlare in qualche lingua incomprensibile e chi più ne ha più ne metta.
Prendo il mio blocco per scrivere le ordinazioni, e inizio a lavorare incuriosita dalla diversità delle persone che mi circonda, e dai mille discorsi che prendono iniziativa e accompagnano l'ultima hit che passa alla radio.
A un certo punto mi avvicino a un gruppo di ragazzi, che parlano e ridono scherzosamente, sicuramente pronti per entrare a scuola, e mi sale un po' di nostalgia...ma la scaccio subito per tornare a sorridere e prendere le varie ordinazioni.
"Cosa vi porto ragazzi?" chiedo molto sicura di me, per fortuna la timidezza l'ho superata, "Allora, prendiamo quarto cappuccini, due caffè, e cinque paste" mi dice un ragazzo sui diciotto anni, abbastanza alto, con un piercing nel sopracciglio, i capelli bianchi e uno sguardo abbastanza cupo.
Inizio ad osservarli mentre prendo le ordinazioni, sono tutti più grandi di me, e non c'è neanche una ragazza, almeno credo.
In mezzo a due ragazzi che sembrano gemelli, entrambi con gli occhi color ghiaccio, abbastanza bassi e i capelli castani, c'è una ragazza, anche se dal suo modo di vestire e portare i capelli non si direbbe.
Ha diversi tatuaggi che escono da sotto la maglietta e un paio di piercing che completano il viso, ok mi sono innamorata, addio.
Senza rendermene conto sono rimasta a fissarla e quando alza lo sguardo, inizia a fissarmi in maniera abbastanza interrogativa e un piccolo sorrisetto compiaciuto inizia a spuntare sul suo bellissimo viso.
Mi riprendo velocemente e mi allontano con un "torno subito ragazzi", sentendomi abbastanza osservata, e per poco non rischio di sbattere contro Christian, l'altro cameriere che lavora con me.
Vai Kati, continua a fare figure di merda davanti ai clienti e alle ragazze bone, che sicuramente adesso staranno ridacchiando.
Prendo velocemente le paste, a no, non ho chiesto che paste vogliono, "cazzo", impreco a bassa voce ma non troppo visto il colpo che mi sono beccata da mia madre "Le parole" mi rimprovera con la sua solita voce stridula e pungente, iniziamo bene la giornata.
Preparo i caffè e i cappuccini, li metto nel vassoio e li porto al loro tavolo, li distribuisco e prima di andarmene, sentendomi un po' stupida me ne esco con un "Scusate, ma prima non ho chiesto che tipo di paste volete...", iniziano a ridacchiare, mentre la ragazza che avevo adocchiato prima rimane seria e mi fissa, e apre la bocca per dire una frase che per poco non mi fa andare di traverso la saliva "Per me un croissant alla crema, mi piacciono le cose dolci" e subito un sorriso malizioso compare sul suo volto mentre si lecca le labbra, facendo ridere come dei matti i suoi amici, specialmente alla vista dei miei occhi sgranati e alle guance che iniziavano a diventare rosse.
Ok, la mia sicurezza è appena tornata a casa, nel mio letto.
Leggermente scossa, mi giro verso gli altri ragazzi che ancora con la risata facile iniziano a dirmi che paste vogliono, e immediatamente mi allontano a prenderle senza dire neanche una parola, ma una voce femminile si fa spazio tra le mie orecchie "ci vediamo tra pochissimo bella", così sussulto e mi sbrigo a tornare con le paste che distribuisco frettolosamente ai ragazzi, che mi fissano divertiti e incuriositi. Madonna santa che ansia.
"Ci vediamo dopo per il conto, buona colazione" e mi allontano dopo un loro "grazie", mi dirigo velocemente verso il bagno, per lavarmi la faccia perché sta bollendo, sia a causa di quella cavolo di tipa che ormai mi è entrata in testa che a causa della vergogna.
L'acqua fresca mi sveglia un po', guardo il mio viso nel piccolo specchio posizionato sopra il lavandino "Ma ti svegli!" riesco a dire, mi do due schiaffetti nella guancia destra, sistemo la camicia bianca ed esco dal bagno, per poi posizionarmi dietro la cassa, dando il cambio a Sofi, la cassiera che adesso inizierà a prendere gli ordini al mio posto.
Inizio a fare gli scontrini ai clienti, e dopo circa 10 minuti diverse voci iniziano a farsi sempre più vicine, "Ed, paghi tu? Noi ti aspettiamo fuori!", alzo lo sguardo e vedo la presunta Ed barra ragazza maniaca che si dirige a passo sicuro e con un bellissimo sorriso, verso di me.
"Dovrei pagare" fissa la targhetta con il mio nome attaccata alla camicia "Katia" dice, con una tonalità abbastanza bassa per poi fissarmi facendomi così arrossire e iniziare a balbettare "oh, sì, giusto, sono dieci euro", senza distogliere lo sguardo dal mio appoggia la banconota davanti a me, la metto dentro la cassa e gli lascio lo scontrino, lo prende e inizia ad uscire e prima di aprire la porta si gira verso di me "Ci rivedremo presto, Kat" ed esce dandomi le spalle, avvicinandosi ai suoi amici, mentre io continuo ad osservarla non staccandole gli occhi di dosso.

§Camilla
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Un bacio, xoxo🥀

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