Ghiaccio, foglie, sabbia.

Kiri

A passo di marcia si diresse verso l'armeria. Era situata dopo il mercato, un po' fuori mano, dato che necessariamente doveva trovarsi vicino all'ampio campo di addestramento.

Era facile orientarsi in quella città: era un grande cerchio al cui interno ve ne erano degli altri. Il tutto era volto a creare un gioco di ombre sotto cui trovare riparo dal sole cocente. Il mercato era al centro con le abitazioni tutte intorno; infine sull'estremo lato est c'era il luogo preferito dei guerrieri del posto.

Ajna era sicura di trovarlo lì. Quello che aveva detto Omàr l'aveva fatta arrabbiare: in un attimo aveva fatto sembrare i suoi tentativi di stare sola, di ricerca di pace per pensare, solo degli stupidi modi per evitare colui che quel pazzo idiota si ritrovava per fratellastro.

Immaginava con orgoglio la nuvoletta di terra che stava alzando per quanto stava battendo i piedi, mentre si dirigeva verso est. Oh, l'avrebbe sentita: non le importava un bel niente di cosa pensasse, poteva arrabbiarsi quanto voleva.

Entrò nell'armeria come una furia, pronta a sbandierare la propria emancipazione e forza d'animo.

Non era sola. I pochi guerrieri che trovò lì, spostarono per qualche momento gli occhi su di lei, per poi tornare subito a continuare ciò che stavano facendo: uno stava lucidando uno scudo (più che lucidando stava pulendo delle macchie di...sangue?), un uomo e una donna stavano soppesando un paio di spadoni e sul fondo dell'ampio corridoio, accanto ai pugnali, c'era lui.

Era di spalle, ma per Ajna era impossibile non riconoscerlo: non era alto quanto Omàr, e nemmeno l'uomo più muscoloso che avesse mai visto, ma aveva un portamento inconfondibile. Faceva piccoli e lenti movimenti. Era così controllato, a tratti anche un po' languido.

La rabbia stava scemando, ma le bastò ripensare al sorrisino di Omàr che subito ritornò ad incendiarla da dentro. <<Avanti Ajna, dimostra la tua forza, non farti abbindolare da quegli occhi magnetici. Anche se quando si girerà ti ricorderà un felino, che scatta sulla preda pronto a... NO. Vai Ajna, VAI>>, cercava di auto-motivarsi la ragazza nella sua testa.

Era arrivata proprio alle sue spalle, prese un bel respiro per riempire i polmoni e cominciare la sua arringa e- "Che vuoi?" la anticipò lui con voce strascicata. Lei si gonfiò ancora di più per l'insolenza e la mollezza dimostrata dall'uomo "Cosa voglio? Voglio essere libera di muovermi senza che mi mandi i tuoi cani dietro! Sono forte abbastanza da cavarmela da sola!".

<<Eccolo che si gira, sono finita>>

Ora lui la guardava dritto negli occhi, chiusi a mezz'asta, come se si stesse annoiando a morte. E probabilmente era così. <<Dovresti spaventarlo Ajna, non annoiarlo, forza!!>>. Lei prese un bel respiro, pronta per sfogarsi per bene, ma di nuovo lui la precedette "Non sapevo di essere parzialmente imparentato con un cane".

Non la stava prendendo sul serio.

Ovvio, era uno scricciolo. Doveva mangiare più maiale come Omàr, magari sarebbe diventata alta come lui; faceva ancora in tempo a crescere.

"Evita di far perdere tempo ai miei uomini e rimani nei paraggi, per favore, non vorrei ti scheggiassi un'unghia o, la Dea non voglia, ti si bruci qualche capello a stare sotto al sole tutto il giorno mentre giochi a fare l'esploratrice". Detto questo la superò e salutando gli altri guerrieri presenti, i quali risposero abbassando la testa con rispetto, uscì dall'armeria.

<<Ottimo lavoro Ajna. Ti sei fatta proprio rispettare! Ti tratta come una mocciosa!>>. Si era fatta incantare dai suoi occhi, dal modo di fare sicuro, come al solito.

Ma non poteva deludere se stessa: da tempo ormai aveva deciso che il tempo delle distrazioni era finito.

Il mattino era arrivato e Ajna si era alzata prestissimo poiché aveva paura che la spedizione partisse prima che riuscisse a salutare l'amica. Con un unico gesto, aprì la tenda dell'unica finestra della sua stanzetta e invece di trovarsi davanti il solito, placido, scenario bianco e grigio, di fronte a sé oltre il vetro imperversava la bufera.