1. La festa

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Non ci voleva proprio andare a quella festa.

Le piaceva ballare ma non le andava di vedere gente ubriaca e appartata in luoghi e posizioni assurde. Voleva semplicemente passare quel sabato sera estivo a casa, guardando Harry Potter e mangiando tanta, tanta cioccolata. Mary era, come tutte le adolescenti, un'amante del cioccolato - soprattutto quello fondente. Ma solo una ragione poteva portare a un elevato consumo di quest'ultimo: un ragazzo.

A diciassette anni, poi, il non riuscire a conquistarlo la faceva sentire inadeguata. Vederlo ridere con un'altra la faceva sentire inferiore. Sentirlo vicino fisicamente ma lontano sul piano spirituale la faceva sentire sola.

In alcuni momenti lui sembrava ricambiare i suoi sentimenti, ma poi si allontanava nuovamente e lei si richiudeva inevitabilmente a riccio. Immaginava scene mai vissute e si riprometteva di essere indifferente davanti a lui, di fare finta che non le ne importasse nulla. Ovviamente, quando gli occhi incrociavano i suoi,i buoni propositi svanivano al vento. Guance imporporate, mani sudate, sorriso perenne e occhi adoranti.

Quel pomeriggio il telefono suonò insistentemente per ben tre volte in casa Nolla, risvegliando Mary da quello che riusciva a rilassarla: affondare la testa in un bel libro, con il suo cantante preferito nelle orecchie, sdraiata sul letto di camera sua. Si tolse per un attimo la cuffia destra, sentendo degli squilli acuti provenire dal piano di sotto. Sfilò anche l'altra e scese le scale di corsa, rispondendo all'ultimo squillo.

- Pronto?

- Mary, porca miseria, che fine ha fatto il tuo cellulare? - la voce di Lisa la aggredì dall'altra parte dell'apparecchio. Mary si guardò attorno. Aveva la brutta abitudine di lasciarlo nel primo posto che le capitava (sul ripiano della cucina, nel bagno, sulla tavola da stiro...), e di ignorarlo bellamente fino a quando sua madre le annunciava di averlo visto.

- Ehm, non so.

La sentì sbuffare.

- Sempre la solita. Comunque, volevo obbligarti a venire alla festa di questa sera.

- Obbligarmi? - rise Mary. - Dove?

- Giù a casa di Genny. Niente di che, non ci sarà tanta gente. Ma visto che oggi non ci siamo viste, questa sera è d'obbligo. - Genny era una loro compagna di classe. Non erano molto amiche, ma andavano d'accordo.

Mary si morse un'unghia. Non se la sentiva, si sarebbe annoiata - Lisa, non ho voglia...

- Cosa?! Quanti anni hai, diciassette o settanta? Dai. Ci sarà anche Daniel - disse maliziosa. Mary si irrigidì e cercò di regolare il tono di voce.

- Ah. E perché me lo stai dicendo? - disse, tentando di essere ironica. Restò col fiato sospeso, in attesa di risposta.

- Oh, lo sai perché.

- No - ribatté decisa.

- Andiamo, lo vediamo tutti i giorni, secondo te nessuno se n'è accorto? Ha notato movimenti sospetti anche Jessica. Jessica, per l'amor di Dio!

Il loro gruppo di amici si vedeva di frequente, abitando vicini. E, visto che non dovevano andare a scuola, molto più spesso. Il numero variava sempre, ma lei, Lisa, lui, Michele, Laura e un'altra ragazza e un altro ragazzo con cui non riusciva a stabilire un rapporto definibile erano gli abituali.

Mary si morse il labbro, sperando che non fosse vero. Nessuno lo sapeva, certo che no! Optò per la finta tonta.

- Movimenti sospetti?

Lisa restò in silenzio per alcuni secondi, ma Mary se la immaginò alzare gli occhi al cielo.

- Sì. Ne riparliamo stasera, perché tu verrai. Vengo a casa tua o vieni a casa mia? Così ci prepariamo.

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