Appena sciolsero le dita, entrambi si posizionarono a gambe incrociate sulle lenzuola, uno di fronte all'altro. Mary era ancora indecisa e diffidente. E poi, avrebbe sempre potuto mentire se la domanda era troppo personale. Mentre lui si toglieva le scarpe e le metteva ai piedi del letto, Mary valutò il ragazzo. Non sembrava avere cattive intenzioni, ma meglio essere attenti. La musica arrivava attutita e leggera dal piano terra. Se l'aggrediva, avrebbe sempre potuto urlare e l'avrebbero sentita senza troppi problemi.
- Chi comincia? - chiese Mary.
Nic si slacciò la felpa e la appoggiò accanto a loro. Fece spallucce e poi la invitò a iniziare con un gesto della mano. Mary non aveva mai fatto quella specie di gioco prima, ovviamente. Cosa avrebbe dovuto domandare?
Si morse il labbro ed espose i suoi dubbi: - Ehm, non so cosa chiedere.
- Quello che vuoi.
Cominciò a torturarsi le mani e abbassò lo sguardo. - Ok. Qual è il tuo colore preferito?
E poi, siccome non ottenne alcuna risposta, lanciò un'occhiata a Nic. La guardava con un sopracciglio alzato e una risata nascosta.
- Cinque domande, Mary. Cinque, e ne sprechi una per chiedermi il mio colore preferito?
Mary si indignò. Non aveva idee, nessuna.
- E poi, ci puoi benissimo arrivare da sola - disse ridacchiando e indicandosi i capelli e poi l'indumento steso vicino a lui.
- L'arancione?
Nic annuì. - Sono strano, lo so.
Non era strano. Lei cambiava colore quasi ogni giorno, un paio di settimane prima era stato il marrone. Il marrone non piaceva nessuno.
- Non esageratamente - rispose lei, abbozzando un sorriso imbarazzato. - Qualche consiglio? - chiese timida.
- Domande un po' più profonde. Dobbiamo stabilire un rapporto di fiducia, ricordi? Quindi, domande da psicologo.
Mary ridacchiò. - Tipo "cosa hai provato quando i tuoi genitori si sono lasciati"? Quel genere?
Lui annuì tranquillo.
- Sicuro? Non è un po' troppo... personale? - domandò a disagio.
- È proprio quello il punto.
Mary fece cenno d'aver capito e prese un respiro profondo guardandolo negli occhi. Occhi verdi. - Che rapporto hai con la tua famiglia?
Nic sorrise. - Ho due fratelli piccoli e una sorella grande. Si chiamano Marco, David e Caterina. Marco e David sono gemelli e hanno tredici anni. Caterina ne ha venti, io diciotto. I miei genitori si chiamano Arianna e Matteo. Siamo una famiglia molto unita, forse perché una volta al mese organizziamo questa "serata film". Guardiamo un film scelto da un membro della famiglia e poi commentiamo tutti insieme. Va sempre a finire che Caterina litiga con mio padre e che i gemelli commentano ogni singola ragazza che appare sullo schermo. Io do loro corda. Mia madre semplicemente cerca di farci andare d'accordo. Nonostante tutto, ci raccontiamo molte cose e siamo felici. Sono molto fortunato, so che avere una famiglia unita e allegra non è una cosa proprio scontata.
Raccontava tutto con un sorriso sulle labbra e lo sguardo perso. Voleva loro molto bene, si vedeva. Trasmise un senso di sicurezza anche a Mary, che sorrise con lui.
- Avrei dovuto avere un'altra sorella, due anni dopo i gemelli, ma è nata morta.
- Oh - disse. Era senza parole.
Nic alzò le spalle amaramente. - Già.
- Poverino - mormorò.
Capì di aver detto la cosa sbagliata quando Nic la guardò negli occhi con divertimento sotto il velo di tristezza. Arrossì di vergogna.

STAI LEGGENDO
Giovani aquile
Любовные романыDiciassettenne, timida, riservata. Mary sente tanto parlare di amore, e le piacerebbe credere che la cotta per il suo amico di sempre, Daniel - adolescente spezzacuori - possa trasformarsi in un sentimento più autentico. Quando ad una festa vede Da...