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 Era un pomeriggio d'ottobre e proseguendo lungo il marciapiede era possibile inoltrarsi in un grande mercato. L'attenzione dei passanti veniva catturata da splendide zucche in attesa di essere intagliate e di poter illuminare le tenebre con la flebile fiamma di una candela.
Ormai quasi il tramonto; il cielo era ancora chiaro, ma una coltre di nubi nere facevano sembrare la città più buia di quanto fosse realmente. Formavano un muro impenetrabile,solo una debole luce trapelava attraverso qualche spazio lasciato da nuvole appena diradate, proiettando figure scure sull'asfalto.
Il vento sferzava il viso della giovane e le scompigliava i capelli, precedentemente raccolti in una pettinatura ordinata. Le coprivano continuamente gli occhi, già semichiusi e lacrimanti per il freddo. Lei si stringeva sempre di più nel cappotto, accelerando il passo per raggiungere il prima possibile la stazione della metropolitana.
C'era una gran folla, soprattutto di ragazzi che fumavano agli angoli delle strade, davanti un fast-food o dietro i cespugli di un parco, ognuno di loro con una sigaretta tra le labbra e un'insulsa giustificazione. All'entrata della stazione risuonava da qualche parte una canzone conosciuta, di quelle che si ascoltano distrattamente alla radio e poi non si riescono a ricordare.
La banchina della metropolitana era popolata dai personaggi più svariati. Un'adolescente con una felpa colorata sembrava indecisa tra il rimanere seduta sulla panchina fredda e il passeggiare tipico dell'attesa. Un giovane si torceva nervosamente le mani, lasciando ondeggiare il suo zaino avanti e indietro.
Lei venne percossa da un brivido. I ricordi pulsanti si diffusero occupando totalmente i suoi pensieri,come una fitta nebbia di montagna che impedisce la visuale della strada conducendo sull'orlo di un baratro. Diradata la nebbia, si accorse di essere lì e gli occhi scrutarono il fosso davanti a lei. Guardò i binari come se fossero una via di fuga, in bilico tra certezza e incertezza, salvezza ed eterna agonia.
Senza paura si sbilanciò appena in avanti e il vuoto che avvertì sotto di lei non era altro che la sua vita saccheggiata d'ogni sentimento.Nessuna disperazione, nessuna paura.
Distratta da un suono alle sue spalle, lanciò uno sguardo dietro di sé e contemporaneamente arrivò il treno. Lei sospirò, rassegnata,costretta a rimandare la sua fine: una mera procrastinazione dovuta al fatto di non avere nessuno accanto che la supplicasse di non compiere un gesto tanto sconsiderato.  

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