Capitolo III

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Non potevo credere a quello che stava accadendo.

Non potevo credere che stesse succendo a me, a noi.

Non potevo credere alla folla accalcata alla porta di casa mia. La polizia pronta ad aspettarmi.

«Omicidio Stoccolma,inquirenti: "Trovata morta figlia del deputato Järvinien"»

Appena arrivai sulla soglia di casa, i poliziotti mi misero spalle a muro, mi ammanettarono, mi sbatterono in macchina e mi chiusero in cella.

I miei pensieri, circondati da mura di cemento grigio, freddo, ammuffito, erano vuoti. Non esistevano più. Disintegrati come la mia anima contro quel muro. Un muro all'apparenza come uno specchio. Un muro che in quel momento rifletteva esattamente la mia persona. Persona che oramai più non è.

Passarono due ore prima che qualcuno venisse da me. Non avrei mai detto che ci fossero così tanti modi per morire in carcere.

Fui portato in una stanza. Più buia e scura della cella. Nella penombra potevo notare a fatica una figura fissarmi. Rimase in silenzio per qualche minuto. Poi la sua voce risuonò nella mia testa.

"Perché l'hai uccisa?"

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