CAPITOLO 2

54 10 0
                                    

Isabel

Quella mattina la giornata era iniziata proprio male. E se il buon giorno si vedeva dal mattino, quello tutt'era tranne che un buon giorno. Isabel si alzò piano dal letto, e con i piedi si posò sul pavimento freddo. Era una sorta di rituale per lei, quel contatto gelido con la pelle calda in qualche modo riusciva a svegliarla.

Aveva passato tutta la notte in bianco. Quei caccia erano diventati veramente fastidiosi. Non ne poteva più. Si era trasferita al faro per cercare la tranquillità che da tempo le mancava, anche se non era solo quello il motivo, ma lei preferiva non pensarci. Ma da quando lo stato americano aveva dato le autorizzazioni all'aereonautica militare per far di Wilmington la base per le esercitazioni, la tranquillità non esisteva più.

Strascicò i piedi fino a dentro la piccola cucina. Avrebbe voluto solo dormire, ma aveva molte cose da fare, e non se lo poteva permettere di stare tutto il giorno a letto.

Mise la teiera a bollire e prese dal vecchio cassetto sotto il lavabo i piccoli filtri pieni di fiori secchi che faceva lei. Le sue tisane preferite.

Non amava il caffè, la rendeva nervosa e le faceva venire l'insonnia. Il latte non era sempre presente nella sua dispensa, e lei era diventata un'esperta in fatto di tisane ed erbe da bere. Se le preparava da sola, la vita al faro era dura, ma la preferiva di gran lunga al suo passato.

Il tempo trascorso da bambina con il nonno le era tornato utile. Da lui aveva imparato l'essenziale per quanto riguardava gli animali e la terra.

Dietro il faro aveva il suo piccolo orticello, e vicino la sua minuscola fattoria. Tre galline, un gallo, quattro conigli e un pastore tedesco. L'unico amico che aveva, e a cui era molto affezionata.

Non le mancava nulla, aveva l'essenziale per vivere e a lei bastava così.

Passò dal guardare il paesaggio attraverso la piccola finestra che affacciava sul mare, al pensile della vecchia cucina che stava per cedere.

Pensò che sarebbe caduto da un momento all'altro, e doveva fare qualcosa per riparalo, e pure molto in fretta.

Ecco, l'unica cosa in cui era meno brava erano i lavori manuali. Eppure nel suo passato, un passato che a lei pareva lontanissimo e che voleva dimenticare ad ogni costo, le mani, le sue, erano state essenziali per molte vite.

Ma appunto, quello era il suo passato. Lei adesso era un'altra persona, un'altra Isabel.

Andò in camera a cambiarsi e rammentò che nel piccolo baule sotto le scale di cemento del faro, aveva degli attrezzi. Chiodi e martello, tutto quello che serviva per tenere in piedi ancora i mobili che risalivano alla seconda guerra mondiale, e che erano appartenuti al nonno.

Uscì di tutta fretta, diede da mangiare alle galline, e salutò Kimon, il pastore tedesco, che ricambiò il gesto scodinzolando entusiasta.

Poi si diresse al faro. In realtà la casa di Isabel era proprio ai piedi del faro, ma per entrare dentro a quest'ultimo, doveva girare intorno alla piccola abitazione e aprire una porta di ferro enorme e molto pesante. Il cane la seguiva felice, e si fermò sulla soglia ad osservarla con la lingua a penzoloni e le orecchie dritte come antenne, mentre lei era in cerca di chiodi e martello.

Una volta trovati, rientrò in casa e sistemò alla bene e meglio il pensile, per poi uscire di nuovo.

Quella mattina il cielo era grigiastro, il mare un po' mosso, verso la sera si aspettava un temporale, ma come diceva il vecchio Carl: <<Mai credere alle previsioni!>>

Un sorriso appena accennato le dipinse le labbra. Diede da mangiare ai pochi animali che aveva e controllò se le galline quella mattina le avessero fatto l'enorme piacere di produrre almeno due uova.

LA GUARDIANA DEL FARO  CARTACEODove le storie prendono vita. Scoprilo ora