Capitolo 1.

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Una ragazza, dai lunghi capelli biondo platino, passeggia con passo lento nel parco rigoglioso della sua nuova città americana. Fino a pochi giorni prima, abitava in Italia; un paese ricco di patrimoni dell'unesco, di cibo buono e di persone simpatiche. Purtroppo non ci sono molti accessi ai collage americani e lei ha deciso di trasferirsi li da sola. I suoi genitori sono rimasti in patria per il lavoro importate che hanno e mantengono gli studi della ambiziosa figlia. Non gli manca per nulla la situazione italiana, in una settimana si è abituata molto bene all'ambiente dei classici film. L'unica pecca è che non ha ancora fatto conoscenza con nessuno, se non con la signora anziana sua vicina di casa.

Si concede la domenica libera, tra compere scolastiche e acquisti per se stessa, il giorno dopo sarebbe dovuta entrare in una nuova scuola, in una neo classe, con compagni sconosciuti. Lei non ha mai avuto problemi nel socializzare, nel suo paese natale era molto popolare. È una persona carismatica, solare e vivace; ha un'intelligenza particolare che incastrata alla perfezione con il suo sarcasmo tagliente forma una vera e propria bomba di simpatia. Ma le persone perfette non esistono; ha anche un lato introverso, misantropo, cinico e apatico. Non sopporta essere toccata e odia chi è troppo invadente. Insomma, una persona particolare.

Arriva nella sua nuova villetta, ripiena di svariate buste. Ha speso la mancia del mese in un solo giorno, ma infondo tutto quello che ha acquistato le serve. Inizia a sistemare i materiali didattici nei cassetti della scrivania color bordeaux. La sua stanza è tendente a quel colore, ha fatto preparare la casa dai genitori in modo che rispecchiasse i suoi gusti in maniera maniacalmente precisa.
Ad esempio i colori regnanti sono il nero e il bordeaux e lo stile è minimal: grandi spazi, pochi arredamenti situati in posti strategici. La casa è fin troppo grande per lei, quasi cinquecento metri quadri e la maggior parte degli spazi sono inutilizzati.

Finto di sistemare tutto, si stende nei letto con il telefono tra le mani. Non è dipendete da esso, ma ama scorrere le immagini di Instagram esplora quando non ha nulla da fare. Così, a pancia in giu con un cuscino sotto i gomiti 'cazzeggia' sul suo cellulare, fino a quando non si addormenta esausta per la giornata passata a camminare.

***

Una fioca luce entra dalla finestra colpendoli il viso ancora addormentato, la sveglia sul telefono suona e lei è costretta ad alzarsi. Oggi per la ragazza, inizia una nuova avventura in un nuovo ed eccitante ambiente. Ama la scuola, perché conosce persone, si diverte con esse e cresce intellettualmente. Quando poggia i piedi per terra, un brivido quasi impercettibile gli percorre la spina dorsale fino ad arrivare alla nuca, costringendola a mettere le ciabatte per non avere freddo. Controlla l'orario sul telefono dallo sfondo iridescente; 6:30. Orario perfetto per lavarsi, sistemarsi e preparare il necessario per il primo giorno di scuola.
Si fionda sotto la doccia appena levati i vestiti sporchi. Lascia che il getto bollente la risvegli dallo stato di coma perenne che ha ogni volta che apre gli occhi dopo una lunga dormita. Si lava il corpo con un bagnoschiuma della Calvin klain comprato il giorno prima; un buon odore riempie le sue narici costringendola ad un sorriso rilassato. Con shampoo e balsamo sistema i capelli sporchi e ed dopo essersi risciacquata per bene esce dalla doccia. Si infila l'accappatoio e infine si asciuga i capelli, alle sette in punto finisce la cura del corpo e ancora in accappatoio si dirige verso la cabina armadio. Apre la posta scorrevole e inizia a guardarsi in giro per capire cosa mettersi, dopo qualche minuto ha in mente un look ben preciso: pantaloni di pelle nera, aderenti e lei avendo un fisico magro può permettersi di indossarli senza sembrare una battona. Una semplice canotta nera, stretta sul seno e più larga sui fianchi, per finire un giacca del medesimo materiale dei pantaloni, per coprirsi dal leggero freddo autunnale. Torna in bagno e si trucca: un filo di fondotinta per coprire un paio di brufoli, infondo chi non gli ha, mascara e rossetto porpora. Infila dentro lo zaino, sempre di pelle, un paio di quaderni e l'astuccio. Prima di uscire controlla di avere sigarette e accendino nella tasca della giacchetta. Prende al volo un cicca e il casco della moto e chiude a chiave. Apre il garage con la sua ducati nero opaco, monta sopra e si mette il casco, accende e facendo attenzione nell'avere la marcia giusta si dirige verso la scuola.

In dieci minuti a trenta chilometri orari arriva davanti al suo nuovo ambiente scolastico, sorride leggermente al pensiero e parcheggia nel cancello interno. Quando si togli il casco e si sistema i capelli la osservano leggermente stupiti; sa di avere un outfit e un portamento violento, ma ama vestirsi così e poco se ne frega. Accende il blocco schermo: 7:50, prende una sigaretta giusto per togliersi la voglia.

***

Sta girando da mezzora per la scuola gigante cercando di capire dove la sua classe sia situata. Dopo una decina di tentavi un 'si' di vittoria esce dalla sua bocca quando bussa nella classe giusta.

-Ciao cara, tu dovresti essere la nuova arrivata. Entra prego.-
Dice gentilmente una professoressa dal fisico longilineo, sembra piuttosto giovane per insegnare.

-Prima di andare in palestra, vorrei che tu ti presentassi alla classe.-
Richiede sempre con lo stesso tono, lei guarda i volti dei suoi neo compagni con sguardo apatico. Le prime volte adotta sempre un comportamento scontroso, le persone devono capire che non potranno mai mettergli i piedi in testa.

-Il piacere è più che altro vostro. Sono Jewel, ho sedici anni e vengo dall'Italia. Ah prof, mi scusi ma non ho il materiale per fare ginnastica dato che nessuno mi ha avvisato.-
Tutti la salutano con mezzo sorriso timoroso, tranne un ragazzo che la osserva con occhi curiosi. Ha la carnagione chiara, iridi ghiaccio come i suoi e capelli bruni.

-Signorina jewel, non devi preoccuparti abbiamo le divise per la palestra e le distribuiamo noi.-
Sorride a trentadue denti e lei alza un sopracciglio perplessa. Che avrà da sorridere cosi?

Arrivati negli spogliatoi si cambia, aveva tre diverse opzioni di scelta per la divisa di educazione fisica: pantaloncini modello basket e canotta ad ascella larga, pantaloncini modello pallavolo e canottiera stretta, pantaloncini modello pallavolo e felpa corta larga. Lei ha optato per quest'ultimo. Finisce di vestirsi con le scarpe, un modello uguale per tutti: una sottospecie di Adidas con lo stemma della scuola.
Esce facendo una leggera corsetta e arriva nella gigantesca palestra. La prima ora la spendono con l'insegnante, mentre la seconda è un'ora libera dove possono praticare gli sport che vogliono.
Lei si stende sul materassino quando arriva una ragazza dai lunghi capelli bruni e mossi.

-Ci manca un giocatore per pallavolo, sei brava?-
Chiede cortese, con un leggero rossore in faccia. È visibilmente timida.

-Ho fatto sei anni di pallavolo bellezza, se non sonno brava io non so chi altro potrebbe esserlo.-
Dice la bionda alzandosi, è molto sicura di se stessa.

Arrivate al campo da pallavolo, si posiziona al posto cinque l'unico ancora libero. Nota che è dall'altra parte del capo, le ragazze hanno un portamento snob e altezzoso, la stanno osservando con un ghigno.

-Guardiamo cosa sa fare la nuova arrivata, mi immagino già la vittoria.-
Le oche ridicono giulive e lei capisce già che nella scuola c'è il gruppetto di 'troiette' perfettine.

-Ciccia, batti e chiudi la bocca. Può darsi che oltre a forme cilindriche ci entri anche una palla schiacciata da me.-
Con un sorriso divertito risponde a tono e subito la ragazza dai capelli rossi batte, mirando nella sua posizione. Con un Bagher ben equilibrato la lancia ad una ragazza davanti a se che gliela ripassa in palleggio vicino alle rete. Si muove con tre passi e facendo un salto schiaccia violentemente, prendendo una faccia a caso di quelle nell'altro campo.

-Avevo detto di chiudere la bocca, ma mi sembra di aver sentito un altro commento. La prossima volta vi inviterò a giocare ad hockey. Le mazze sapete usarle meglio. No?-
Chiede retoricamente facendo un ghigno, prima di tornare in posizione cinque. Poi guarda la ragazza che le ha alzato la palla.

-Brava ciccia, fai cosi sempre e si ritroveranno senza denti.-
Le fa un occhiolino amichevole e si prepara per la prossima battuta.

Angolo autrice
Questo è il primo capitolo, più che altro descrittivo, per far capire il punto di vista di uno dei protagonisti.
Cercherò di aggiornare una volta al giorno, cosi da rendere fluida la storia senza troppe pause.
Nella foto c'è Jewel, io me la immagino cosi.
Se vi è piaciuto, commentino o stellina arancione.

He saved me || Jace Norman Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora