Questa è una one-shot scritta in occasione del Winter Writing Contest, organizzato da WritinwithyouProject. Com'è intuibile dal titolo, ho scelto la terza traccia. So che probabilmente nessuno di voi lo farà, ma vi consiglio calorosamente di leggere questa breve storia accompagnati dal suono delle note della canzone che trovate nello spazio multimedia.
Bianco come l'inverno,
nero come il corvo ferito.
Il rosso di chi sa amare,
la stella del mattino.«È il mio turno.»
Il ragazzo si sporse in avanti così velocemente che non poté fare alcunché per evitare che gli strappasse dalle mani l'oggetto desiderato.
«Aris, ridammelo. La nonna l'ha donato a me!» protestò. Vani furono i suoi tentativi di afferrare ciò che il ragazzo manteneva sopra la sua testa, in modo da essere irraggiungibile per una di bassa statura come lei.
«Diamine, Shanti. Saresti tu la mia gemella?» ridacchiò. «Non riesci nemmeno a raggiungere le mie spalle. In base a quale criterio dovrei restituirti questo interessantissimo oggetto, se non sono nemmeno sicuro che tu sia sangue del mio sangue?»
Shanti sbuffò. Una ciocca di capelli violacei ricadde lungo il suo viso delicato, minuto, puro. Delle guance candide come un tenero bianconiglio mettevano in risalto il colore freddo della sua riccia capigliatura, sacrificando tuttavia la loro bellezza agli occhi, specchi su abissi sconosciuti nelle più profonde viscere della Terra. Si aveva l'impressione di cadere con i piedi ancorati al suolo. Shanti brandiva le sue armi migliori con la saggezza di una madre, ma solo per portare la pace sacrale di intere generazioni in attesa di un eterno riposo.
«Che tu ci creda o meno, quello resta mio. Dammelo, per piacere.»
Aris camminava tra le fiamme della distruzione. La sua figura avanzava attraverso il rogo infernale, senza subirne i danni. Era alto, questo Shanti lo sapeva bene. Che fosse anche muscoloso lo sapeva l'intero quartiere. I suoi zigomi marcati erano spesso evidenziati dalla sua irrefrenabile tendenza a indossare cappotti con il bavero, il quale lasciava intravedere solo metà del pallido volto. E gli occhi? Oh, erano prodigiosi, quando non venivano nascosti dai capelli fin troppo lunghi per un ragazzo come lui. Delle perle traslucide del color del sole. Perché li nascondi? Erano ipnotizzanti, esplosivi. In lui ardeva il fuoco di una fusione nucleare, la forza ancestrale che sostiene la Terra e gli astri che la circondano. Un movimento incessante di pianeti e di galassie intere, ridotto in pochi millimetri di iride.
Si passò una mano tra i capelli, le piume nere di un corvo. Shanti provò ad acciuffare la sua preda, con l'unico risultato di andare a finirgli addosso. La pelle della sua guancia si adagiò sul suo petto mentre sbuffava sonoramente.
«Then I heard your heart beating, you were in the darkness too.» Aris strinse a sé la sua gemella prima che potesse allontanarsi. Abbassò lentamente la mano che reggeva l'oggetto conteso, sfiorando con le sue piume il viso di lei. Quasi cullandola, canticchiò la melodia della loro canzone, sapendo che Shanti non avrebbe resistito alla tentazione di continuarla per riempire le lacune nel testo. Ella però non si fece distrarre così facilmente. Con uno scatto repentino del braccio gli strappò dalle mani ciò che voleva, scivolando via dal suo abbraccio e raggiungendo l'angolo opposto della stanza. Negli occhi di lui passò lo sgomento, ma fu presto spazzato via da una scintilla che Shanti conosceva molto bene.
«L'acchiappasogni me l'ha regalato la nonna» dichiarò con fermezza la ragazza. «Non ti appartiene.»
«Cara sorella, tutto ciò che ti riguarda mi appartiene» la canzonò Aris. «Non sei curiosa di sapere perché nostra nonna ti ha dato quell'affare?»
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Winter Tales
Short StoryBianco come l'inverno, nero come il corvo ferito. Il rosso di chi sa amare, la stella del mattino.