Capitolo 1

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-Certo, entrate pure. Fate come se foste a casa vostra- disse in modo sarcastico Albus, quando l'intera squadra di Auror attraversò l'ingresso di casa sua senza che lui gli avesse dato il permesso.
-Andiamo Al, siamo Auror. È il nostro lavoro fare irruzione nelle case altrui- disse una voce alle sue spalle, una voce che avrebbe riconosciuto ovunque.
Si voltò lentamente e con sguardo astioso disse:- Ciao Scorpius-.
-Ma ciao Al!- esclamò l'uomo dai grandi occhi grigi, con evidente sorriso tirato.
Albus chiamò a sé tutta la sua calma e ribatté:-Non chiamarmi in questo modo per favore, mi infastidisce-.
L'altro alzò le mani in segno di resa e seguì gli altri membri della squadra all'interno della casa.

Albus rimase a contemplarlo un po' dal dietro.
Com'era possibile che fossero passati da un'amicizia fraterna a quel rapporto quasi di odio?
Questo non riusciva proprio a spiegarselo, ma dovette ammettere a se stesso che non stava facendo proprio niente per far tornare le cose come prima.
Anzi, forse ci metteva davvero impegno per distaccarsi da Scorpius.
No, non riusciva a spiegarsi nemmeno quello.

Fatto sta che seguì gli Auror, per evitare che combinassero qualcosa.
Suo padre, Harry Potter, era un Auror, e gli aveva raccontato un sacco di storie quando era bambino, soprattutto storie di danni che lui e la sua squadra avevano causato involontariamente.
Come quella volta in cui avevano fatto esplodere la parete di una cosa perché erano convinti di aver visto una Creatura Magica pericolosa.
O come quando suo zio Ron aveva svaligiato mezza dispensa di una vecchia strega, con la scusa di dover testare i cibi, in caso fossero avvelenati.

Lui ci teneva al suo cibo.
Così non li perse di vista un attimo, mentre ispezionavano il salotto della sua villa, il luogo in cui Theresa era stata trovata morta, con una pallottola babbana conficcata in fronte.
La cosa gli sembrava ancora così impossibile che non gli faceva nessun effetto trovarsi lì, come se fosse stata una normale giornata in cui una squadra di Auror gli metteva a soqquadro la casa.

Dopo una decina di minuti in cui se ne era stato seduto su una sedia ad osservare il lavoro dei cinque uomini, decise di dire la sua:- Non credete che sia inutile continuare a cercare tracce dell'assassino?-.

Cinque teste si girarono verso di lui, con sguardo abbastanza omicida.
Il più grande di tutti, un uomo di origini russe di nome Denzel Yaley, chiese con la sua voce profonda:- E perché dovrebbe essere inutile?-.
Albus non si fece intimidire da quell'uomo tutto muscoli e niente cervello, così si alzò e rispose, fronteggiandolo:- Perché se ieri non avete trovato niente di interessante, e avete controllato subito dopo l'omicidio, dubito che oggi possiate trovare qualcosa di meglio. Se l'assassino avesse lasciato qualcosa l'avreste già trovata-.

Yaley si voltò verso il suo capo, cercando evidentemente qualcosa da ribattere.
Ovviamente.
Tutto muscoli e niente cervello, come aveva pensato prima Albus.

Scorpius stava per dire qualcosa, ma al suo posto parlò qualcun altro.
-Ed è proprio qui che si sbaglia, signor Potter- disse Colin Sherman, un ometto piccolo dagli enormi occhi marroni, tenendo in mano un pezzo di stoffa nero.

-Che diamine è quello?- chiese a sua volta Jonathan Orway, un altro membro della squadra.
Albus lo conosceva bene.
Theresa gli aveva parlato spesso di lui.
Erano stati nella stessa classe ad Hogwarts, ma erano molto più che semplici amici.
Poi lei gli aveva spezzato il cuore, scegliendo Albus, e probabilmente Orway ce l'aveva ancora a morte con lui.
Ma a parte questo... Albus non aveva mai capito come mai fosse diventato un Auror. Era bello, certo, occhi azzurrissimi e capelli rossi (e non era un Weasley), ma a parte quello a lui non era mai sembrato che avesse tutte queste doti da Auror.

-È un pezzo di stoffa, Orway. Secondo me avresti bisogno di un paio di occhiali- gli rispose Jason Starlay, il membro della squadra che sembrava più normale.
Era a posto, e non aveva manie di protagonismo come Orway o una continua voglia di spaccare tutto come Yaley.

-Grazie della specificazione. Intendevo: che c'entra con l'indagine?- rispiegò Orway, con evidente fastidio nella voce.

-Oh cavolo Orway, devo spiegarti tutto. Qui- disse Sherman, indicando una gamba del tavolino davanti al divano- c'è un chiodo sporgente. Molto probabilmente l'assassino, una volta compiuto il delitto, ha tentato di scappare in fretta, ma deve essersi impigliato e questo pezzo di stoffa si sarà strappato-.

-Ottimo lavoro, Sherman- disse Scorpius, molto colpito.
Il diretto interessato guardò Orway e Yaley con aria di superiorità, e i due ricambiarono lo sguardo con occhiate poco amichevoli.
Solo Starlay se ne stava in disparte, ad osservare una foto di Albus e Theresa che stava sopra ad una mensola.

In quella squadra non scorreva buon sangue.

-Spazio autrice-

Oh scusate per l'orario.
Ho sonno.

Con le vacanze dovrei aggiornare comunque più frequentemente, ma in teoria dovrebbe essere una volta alla settimana.

Boh insomma vedrò che posso fare.

Scusate se il capitolo è corto, ma dovevo presentare questi personaggi.

Continuo ad avere sonno
Notte

Like ice 3- Joke of Time... [SOSPESA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora