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La chiave girò nella toppa il più lentamente e silenziosamente possibile. Uno, due, tre giri.
Quindi la porta fece lo stesso, aprendosi poco per volta e senza emettere quasi nessun cigolio.

Il ragazzo quasi si diede dell'idiota per tutta l'attenzione che ci stava mettendo.
Perchè insomma, magari non era ancora maggiorenne (*in Giappone si diventa maggiorenni a vent'anni*), ma comunque diciotto anni non erano affatto roba da poco.
E poi non era neanche così tardi, ma solo le ventidue e mezza e, soprattutto, non è che avesse fatto tardi per chissà che losco motivo, ma semplicemente perchè si era addormentato in treno, lasciando tutto nelle mani di un danese sprovveduto.

Fatto sta che si ritrovò a trattenere il fiato quando la porta produsse un lieve cigolio, tentendo l'orecchio nel timore che qualcuno in casa si fosse accorto del suo arrivo.

Infatti, visti gli stretti orari di lavoro del padre e l'amore della madre per le lunghe dormite, in casa sua solitamente tutte le luci venivano spente già intorno alle dieci e sicuramente il biondo non aveva alcuna intenzione di svegliarli o, peggio, di vedersi sottoporre ad un interrogatorio, magari addirittura con l'immedesimazione del padre nel poliziotto buono e della madre in quello cattivo. (Inutile dire che il più delle volte fosse solo il "cattivo" a parlare, con il "buono" che stava in silenzio e annuiva, neanche fosse lui quello sotto accusa).

Ma ad ogni modo, per sua fortuna quando Miroku entrò in casa non trovò nessuno dei genitori intento ad aspettarlo con il mestolo tra le mani, stretto a mo' di manganello.
Per sua sfortuna, però, ad aspettarlo trovò comunque qualcuno.
Il quarto componente della famiglia.

- Alla buon'ora. -

Commentò Keisuke, seduto per terra a gambe incrociate esattamente di fronte alla porta, senza neanche degnarsi di sollevare lo sguardo dal suo 3DS XL rosso.

- Che ci fai ancora alzato? -

Ribattè Miroku subito dopo essersi ripreso dallo spavento provato nel ritrovarselo di fronte così all'improvviso.

- Ti uso come scusa per andare a letto più tardi. -

Rispose il tredicenne con un'alzata di spalle.

- Beh, ora sono arrivato. -

- Sì, l'ho notato. -

- Vai a letto Kei, domani devi andare a scuola. -

Sospirò il maggiore mentre si richiudeva la porta alle spalle.

- Aspetterò ancora un po'. - Ribattè il moro, gli occhietti castani ancora fissi sul piccolo schermo del videogioco. - Com'è che sei arrivato così tardi? -

Era evidente che lo avesse chiesto solo per perdere tempo e sviare l'attenzione del fratello dal fatto che dovesse andare subito a dormire, ma comunque Miroku pensò che non ci fosse nulla di male a rispondergli e assecondarlo un po'.

- Mi sono addormentato in metro. -

Rispose semplicemente mentre posava lo zaino a terra.

- Ti sei addormentato!? -

Ripetè il minore sollevano di scatto lo sguardo dalla Nintendo.

- Sì, perchè sei tanto sorpreso? -

Replicò Miroku alzando gli occhi al cielo.

- Beh, addormentarsi quando c'è da stare concentrati è più nel mio stile che nel tuo. - Disse Reisuke continuando ad osservare meravigliato il maggiore. - Papà era convinto che ti avessero messo a fare gli straordinari. -

- Come se in un certo senso non li facessi già. -

Replicò il biondo alzando lo sguardo al cielo.

- Mamma ha detto lo stesso. - Annuì il fratello mentre tornava a concentrarsi sul suo videogioco. - Lei pensava che ti fossi trovato una ragazza. -

Per poco il biondo non si strozzò con la sua stessa saliva.

- Sciocchezze... -

Borbottò scuotendo il capo mentre superava il minore per dirigersi verso la sala da pranzo.

- Infatti. - Concordò Keisuke alle sue spalle. - Gliel'ho detto anche io che era una scemenza e che tutt'al più saresti potuto stare con il tuo ragazzo, visto che sei gay. -

- TU COSA!? -

Esclamò Miroku voltandosi allibito verso il minore.

- Gli ho detto che sei gay. - Rispose il castano aggrottando la fronte. - Perché fai quella faccia? Pensavo che fosse una cosa risaputa. -

- Io non sono gay! -

Replicò il maggiore mentre il viso prendeva una buffa colorazione scarlatta.

- Guarda che non c'è nulla di male. -

- Lo so Kei, infatti non sto dicendo questo, ma solo che io non lo sono. -

- Serio? - Ribattè il tredicenne in tono affatto convinto. - Eppure io l'ho sempre dato per scontato. -

- E cosa te l'avrebbe fatto pensare, scusa?! -

Sbottò il diciottenne in tono strozzato, alla ricerca disperata dell'autocontrollo necessario per non aggredire il fratello seduta stante.

- Beh, quando eri piccolo stavi con un ragazzo, no? -

- Era una ragazza, Kei! -

Ribattè il biondo mentre iniziava a massaggiarsi le tempie.
Neanche osava immaginare come lo avrebbero osservato i genitori il mattino seguente, di sicuro ci avrebbe messo giorni per convincerli che il fratello si era sbagliato.

- Ma ne sei proprio sicuro? Io mi ricordavo che... -

- Vai a letto. -

Lo interruppe il maggiore con un tono che non ammetteva repliche.

- Ma è ancora presto! Tutti i miei compagni di classe vanno a dormire alle undici e pas... -

- Fila. A. Letto. Subito. -

Il minore rabbrividì di fronte allo sguardo assatanato del fratello e subito si affrettò a salvare la partita in corso, chiudere il DS e correre di filato in camera sua.

Miroku si lasciò cadere di peso su una delle sedie della sala da pranzo, lo sguardo fisso nel vuoto.
Ancora cercava di capacitarsi del fatto che il fratello gli avesse davvero fatto outing.

"E tutto solo perché ho fatto tardi!
Ovvero, tutto per colpa di..."

Improvvisamente il cellulare gli vibrò nella tasca del cappotto.
Sorpreso il biondo lo tirò fuori, chiedendosi chi gli avesse potuto mandare un messaggio a quell'ora.
Nel vedere il numero sconosciuto inizialmente pensò che si trattasse di semplice pubblicità, ma poi, leggendo il contenuto del messaggio, per poco non scagliò il cellulare contro la parete dall'irritazione.

《Ehi!
Tutto apposto, vero?
Io sono quasi arrivato a casa e scusa ancora per prima.
A domani!
P.S. spero che non ti dispiaccia se ho chiesto il tuo numero a Naoki.
P.P.S. ora non ti arrabbiare per questo messaggio. Il cellulare ce l'avevo davvero scarico, eh! Semplicemente poco fa mi sono ricordato che avevo un caricabatterie portatile con me.
'Notte!》

"Tutta colpa di quel danese sprovveduto!"

nothing has changed //Yaoi//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora