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Silenzio.

Solitamente il silenzio non era qualcosa che a Miroku dispiacesse più di tanto, specie dopo essere stato in casa Narita, eppure in quel momento, mentre camminava per il marciapiede accanto a Sakura, se da una parte era sollevato che il danese non avesse iniziato subito a parlare, dall'altra quasi sperava che iniziasse al più presto, così da mettere fine a quel silenzio così opprimente e pieno di disagio.

Alla fine, dopo i cinque minuti di silenzio più stressanti di tutta la sua vita, sorprendentemente fu proprio Miroku a parlare. Sebbene ciò che disse non riguardasse esattamente l'argomento che solo pochi minuti prima avevano deciso di affrontare.

- Come... Come mai se arrivato insieme a quei quattro? -

Per un attimo Sakura rimase come interdetto, sorpreso dal fatto che l'altro avesse improvvisamente deciso di mettere fine a quel silenzio.
Subito però si riebbe e con una scrollata di spalle rispose:

- Li ho semplicemente incontrati mentre prendevo la metro per venire qui. -

- Ah, ok... -

Poi scese nuovamente il silenzio.

I passi di entrambi erano corti, ma svelti, lo spazio che li separava non diminuì ne aumentò e gli sguardi di entrambi continuarono ancora per diverso tempo ad osservare qualunque cosa avessero intorno meno che la persona al loro fianco.

Miroku già iniziava a intravedere la stazione della metro in fondo alla strada quando però Sakura fece tutto d'un tratto proprio una delle cose che il giapponese non si sarebbe mai aspettato in un momento del genere: scoppiò a ridere.

- Santo cielo, che disagio! - Esclamò scuotendo leggermente il capo. - In questi ultimi giorni mi sono immaginato spesso come sarebbe potuta andare questa conversazione, ma di sicuro non mi è mai passato per la mente che ci sarebbe potuta essere talmente tanta tensione che la conversazione sarebbe anche potuta non esserci affatto. -

- Beh, sei tu che hai proposto di parlare di... Di quella faccenda. Per cui non sarebbe pure giusto che iniziassi tu a parlare? -

Ribattè l'altro con un'alzata di spalle.
Lo sguardo ancora chino sul marciapiede, ma le labbra ora leggermente piegate all'insù, sicuramente proprio grazie a quell'improvvisa uscita del danese.

- Cosa dovrei dire? - Replicò il corvino ridendo nervosamente. - Che sto pregando perché tu in questo momento non stia meditando di compiere un omicidio spingendomi in mezzo alla strada? -

- Ma che ti salta in mente. - Sbuffò il giapponese alzando lo sguardo al cielo. - Le macchine potrebbero sempre riuscire a frenare in tempo vedendoti in mezzo alla strada, sarebbe molto più sicuro compiere l'omicidio una volta arrivati alla stazione, no? Un treno di sicuro non riuscirebbe a evitarti se gli comparissi improvvisamente davanti. -

- Stai iniziando a farmi paura... -

Deglutì l'altro distanziandosi dal lui di un paio di passi.

- Eddai, ma ti pare? - Scoppiò a ridere il biondo mentre, quasi senza accorgersene, si riavvicinava al danese. - Al massimo avresti dovuto temere che avrei potuto decidere di bloccare il tuo numero sul mio cellulare. -

- In effetti l'ho temuto... Per questo non ti ho chiamato, nè mandato messaggi. -

- Meglio così. Probabilmente se ieri mi avessi chiamato ti avrei bloccato sul serio, o forse avrei direttamente cambiato numero. -

Ribattè Miroku continuando a ridere.

- E... E oggi invece? -

Chiese però Sakura, riuscendo con quella semplice frase a far scendere nuovamente il silenzio.
E il danese stava giusto maledicendosi per aver chiesto una cosa del genere proprio quando stava andando tutto così bene, quando il giapponese, seppur in tono leggermente titubante, gli rispose.

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