CAPITOLO 4 - Pennyweather Van Syckle

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Centosettantatré minuti di tortura più tardi, Arriane stava accompagnando Esme in mensa. “Allora?” domandò.

“Avevi ragione” rispose Esme, intontita dopo tre ore parecchio lugubri.

“Perché insegnare una materia così deprimente?”

“Oh, Cole si rilasserà presto. Ha messo su la faccia "niente-scherzi" come fa sempre quando ci sono i nuovi. E comunque” Arriane le diede di gomito, “poteva andare peggio. Potevi rimanere incastrata con Ms. Tross.”

Esme guardò l'orario. “Quella di biologia. Ce l'ho oggi pomeriggio” disse Esme, con un senso di vuoto allo stomaco.

Mentre Arriane scoppiava a ridere, Esme si sentì urtare da dietro. Era Harry, che, diretto anche lui in mensa, aveva cercato di superarle. Esme barcollò, lui tese il braccio e l'afferrò.

“Presa.” Le rivolse un breve sorriso e Esme si chiese se non l'avesse fatto apposta. Ma non sembrava così infantile. Guardò Arriane per vedere se anche lei l'aveva notato: Arriane alzò le sopracciglia come per invitarla a parlare, ma nessuna delle due disse niente.

Mentre attraversavano le polverose porte a vetri che separavano il lugubre corridoio dalla lugubre mensa, Arriane prese Esme per il gomito.

“Evita a tutti i costi il petto di pollo fritto” le suggerì, seguendo la folla nel frastuono della sala. “La pizza è buona, il chili pure e anche il brodo non è male. Ti piace il polpettone al sugo?”

“Sono vegetariana” rispose Esme. Scoccò un'occhiata ai tavoli, alla ricerca di due persone in particolare. Niall e Harry. Sapendo dov'erano, si sarebbe sentita più a suo agio, perché così poteva mangiare fingendo di non vedere né l'uno né l'altro. Ma per il momento, nessuno dei due era in vista...

“Vegetariana, eh?” Arriane strinse le labbra. “Genitori hippie o è un tuo timido atto di ribellione?”

“Ehm, né l'uno né l'altro, è solo che...”

“... non ti piace la carne?” Arriane la afferrò per le spalle e la fece voltare

in modo che vedesse Niall, seduto dall'altra parte della sala. Esme espirò lentamente. “Tutta la carne?” cantilenò Arriane a voce alta. “Vuoi dirmi che a quello lì un morso non glielo daresti?”

Esme la trascinò verso la fila. Arriane rideva a crepapelle, Esme, invece, era arrossita con violenza, e sotto le luci al neon si notava in maniera spaventosa.

“Sta' zitta, ti ha sentito di sicuro” le sussurrò.

Una parte di lei era felice di poter scherzare sui ragazzi con un'amica. Sempre che Arriane si potesse definire tale.

Si sentiva ancora sottosopra per l'incidente - Daniel di quella mattina. Non capiva da dove venisse quell'attrazione verso di lui, ma di sicuro la avvertiva di nuovo. Si costrinse a staccare gli occhi da quei capelli biondi, dalla linea morbida della mascella. Non voleva farsi sorprendere a guardarlo. Non voleva dargli un'altra possibilità di mandarla a farsi fottere.

“Ma figurati” la canzonò Arriane. “È così preso da quell'hamburger che non sentirebbe arrivare il diavolo in persona.” Con un cenno indicò Niall, che in effetti sembrava concentratissimo sul cibo. O meglio, sembrava che stesse fingendo di essere concentratissimo sul cibo.

Con la coda dell'occhio, Esme notò che seduto al tavolo con Niall c'era Roland. E che in quel momento lui la stava fissando. Quando i loro sguardi si incrociarono, Roland mosse le sopracciglia in un modo che Esme non capì, ma che la spaventò un po'.

Esme si voltò di nuovo verso Arriane. “Ma perché in questa scuola tutti fanno venire i brividi?” le chiese.

“Cercherò di non offendermi” rispose Arriane, poi prese un vassoio di plastica per sé e ne allungò uno a Esme. “Ti spiegherò l'arte raffinata della scelta del posto qui in mensa. Dammi retta, meglio evitare come il fuoco di sederti vicino a... Esme, attenta!”

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