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Se chiedessimo a Bill Denbrough cosa amasse di più di Stanley Uris, si sedeva e ci pensava sù.

Adorava il caos dei morbidi ricci della testa di Stan, i riccioli dove avrebbe aggrovigliato le dita o poggiato il mento in cima.

Il suono della morbida voce di Stan potrebbe far innamorare Bill ancora una volta.

Bill amava gli occhi di Stan, quegli occhi castano scuro che brillavano di affetto ogni volta che gli  lanciava delle occhiate.

In realtà, non c'era molto che Bill non amasse di Stanley.
Amava il suo entusiasmo per le piccole cose, il suo strano senso dell'umorismo, il calore che sentiva tra le braccia di Bill.

C'era una cosa però che Bill non poteva sopportare.

Se chiedessimo a Bill Denbrough cosa odiasse di Stanley Uris, avrebbe detto il sorriso del ragazzo.
Stan aveva un sorriso dolce, un sorriso che gli illuminava gli occhi e formava una piccola fossetta sulla guancia destra.

Bill era stufo di quel sorriso.
Perché chiudere gli occhi e rivivere la morte di Stan tutte le sere, era niente in confronto al sognare un bellissimo, sorridente Stan.
Per Bill svegliarsi e rendersi conto che non avrebbe più rivisto quel sorriso, era uno strazio.

Non avrebbe più rivisto Stan.
Il suo bambino se n'era andato.
Sepolto nel terreno e non sarebbe tornato.

Bill era solo in questo mondo vuoto e crudele, un mondo a cui mancava il sorriso di Stanley Uris.

Bill era solo in questo mondo vuoto e crudele, un mondo a cui mancava il sorriso di Stanley Uris

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