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Buio. Una piccola fessura, illuminata da luce bianca, angelica... era tutto ciò che vedevo. Mi avvicinai lentamente, intanto intorno a me echeggiavano voci familiari.
Zii, nonni o forse cugini e nipoti.
Non so.
Riconoscerle era  davvero difficile perché parlavano tutte assieme, eppure sapevo cosa dicesse ognuna di esse: "Vergogna".
La fessura si allontanava gradualmente ogni volta che mi avvicinavo con un passo.
Dove diamine ero finito?
Improvvisamente un forte urlo zittì tutte le altre voci.
Mi voltai lentamente insicuro e spaventato da chi o cosa lo avesse generato. Una donna. Un'esile donna dai morbidi e ricci capelli corvini, con la testa china verso il pavimento, era a pochi passi dietro di me.
Indossava un vestito bianco come il latte, adornato da merletti che gli conferivano un aspetto delicato, sembrava quasi una bambola.
Lentamente alzò il suo esile braccio verso di me puntandomi contro un dito minacciosamente.
Rimasi immobile, volevo scappare, ma non avevo la forza di muovermi. Ero come immobilizzato dalla paura.
Non era tanto la paura per quella donna che mi teneva li, piantato con i piedi per terra, era il non sapere. Già, non sapere chi fosse, dove mi trovassi, perché fossi lì.
Tutti questi interrogativi che non facevano altro che continuare a girarmi in testa mi spaventavano.
Il minaccioso gesto della donna diventò quasi un invito non appena girò la mano verso l'alto lasciando morbide le dita e con voce dolce e delicata mi chiamò: "Ronald...".
Quella dolcezza... una sola persona aveva pronunciato il mio nome con tanto amore da farmi piangere il cuore. Mia madre.
Non appena la donna alzò il viso liberandolo dai riccioli neri che, lentamente, iniziarono ad incorniciarle il viso la riconobbi. Madre... Subito un lampo mi colpì in pieno viso, facendo sparire l'immagine di quella donna a me così cara.
Aprii leggermente gli occhi infastidito da quella luce accecante e da tutti quei rumori che mi circondavano. Solo dopo un po' mi accorsi che non era successo nulla.
Mi trovavo disteso nel letto della mia camerata e non c'era nulla di diverso. Improvvisamente i rumori tacquero lasciando nella camera un silenzio di tomba.
"Mhm..."- mi sedetti stancamente sul bordo del letto lasciando dondolare le gambe. Guardai davanti a me con aria apparentemente apatica, mentre i miei occhi si abituavano lentamente alla luce del sole, in verità stavo ancora cercando di capire cosa stesse succedendo.
Quella donna... Mia madre...
"BUONGIORNO SIGNOR POT!"- disse una voce allegra spalancando completamente la porta della mia camera lasciando, a chiunque passasse nel corridoio, una completa visuale di un me spettinato e in pigiama, con un'espressione da rimbambito sul volto.
Il ragazzo alto, è visibilmente allenato, mi guardava sorridente dallo stipite della porta. Indossava dei pantaloni eleganti neri e una camicia di un bianco candido, sbottonata ai primi tre bottoni. I capelli corvini con riflessi rossi non erano molto lunghi ed erano raccolti in una piccola coda di cavallo. I suoi occhi castani lasciavano trasparire gioia e allegria, così come il suo sorriso. Lui, ragazzo etichettato sempre per poco perspicace e testardo. Lui, che è sempre stato un ragazzo a cui piaceva andare a donne e al quale nessuno diceva nulla perché non nutrivano grandi speranze in lui. Lui, pericoloso piromane che aveva dato fuoco alla reggia più volte di quante avessi sbattuto le palpebre in tutti questi anni. Lui... mio fratello gemello.
"Envel..."- dissi passandomi svogliatamente una mano sul viso- "Ti prego... è mattina... Potresti stare... non so... un po' più calmo? Non vedi che mi sono appena svegliato?"
Il ragazzo mi squadrò da capo a piedi con un sorriso stampato sulle candide labbra.
"Andiamo signorino! Non sai che non è educato dormire fino e tardi?"- disse ridendo, adorava prendermi in giro. Tutti si aspettavano molto da me, ero colui che doveva portare avanti il nome di famiglia e non potevo dare delusioni di alcun tipo. Ero colui che doveva seguire tutte le regole alla perfezione, non dovevo infrangerne nemmeno una.
"Andiamo... non è nemmeno venuto Cederic a svegliarmi... Forse è il mio giorno di pausa"- dissi alzandomi ancora confuso dal sogno di prima, sforzando un lieve sorriso guardandolo.
"Davvero?"- chiede sorpreso il ragazzo- "Non è proprio da lui... Mhm... Forse sarà occupato con altri lavori oppure... si sarà rotto di badare ad un bimbo viziato come te"- disse ridendo di gusto.
Alzai lo sguardo al cielo esasperato. Viziato? Io? Dovrebbe guardarsi allo specchio piuttosto. Tra noi due, fin dalla tenera età, era lui quello viziato e capriccioso.
Lo ignorai ed evitai di rispondere avviandomi lentamente verso il bagno.
"Se vedi Cedric digli che sto facendo un bagno e che non deve preoccuparsi di venire a vestirmi. Faccio da solo"- dissi per poi chiudere la porta del bagno, senza dare il tempo al ragazzo il tempo di rispondermi con una delle sue solite provocazioni.
Aprii il rubinetto della vasca rimanendo poi a guardare l'acqua che pian piano arrivò fino al bordo. Un leggero velo di vapore mi circondava e appannava il vetro della finestra e lo specchio.
Mi tolsi i vestiti con estrema lentezza e, con altrettanta, entrai nella vasca godendomi il contatto della calda acqua sulla mia pelle.
Non ci volle molto prima di ritrovarmi con solo metà della testa fuori dall'acqua ad osservare in silenzio la superficie uniforme di quel trasparente liquido che lasciava vedere il mio corpo nudo.
Qualche ciuffo corvino mi ricadde sul volto distraendomi dai miei pensieri. Con un sospiro mi immersi completamente ascoltando il rumore dell'acqua e dei rumori circostanti che udivo ovattati.
Pian piano mi focalizzai su un rumore che diventava sempre più vicino. Passi...?
Improvvisamente la porta del bagno fu aperta rumorosamente facendomi sobbalzare ed emergere dall'acqua rovinando quell'atmosfera di tranquillità che si era creata in tutta la stanza.
"Signore sono mortificato... mi scusi tantissimo... vostro padre mi aveva chiamato, ero molto indaffarato. Mi sono completamente dimenticato di voi. Sono mortificato. Non accadrà più..."- il ragazzo che si presentava ai miei occhi era visibilmente preoccupato e dispiaciuto. Mi faceva quasi pena.
"Non preoccuparti Cedric, avevo detto a mio fratello di avvisarti e dirti di stare tranquillo, ma conoscendolo sarà andato a fare la corte alle serve per la reggia..."- dissi con voce visibilmente stanca.
Richiusi gli occhi poggiandomi con la schiena alla vasca senza badare al giovane che, continuando a scusarsi, aveva una perfetta visuale del mio corpo nudo.
Non era la prima volta che mi mostravo senza veli davanti a lui. Essendo il mio servo personale conosceva e vedeva cose che nessun altro, nemmeno mio fratello, poteva lontanamente immaginare.
Il ragazzo magrolino dai capelli ricci si avvicinò a me, dopo aver chiuso la porta, e iniziò ad insaponarmi il corpo concentrato.
Stette in silenzio tutto il tempo, normalmente mi sarei sorpreso del suo silenzio. Era sua consuetudine chiedermi tante cose, anche le più futili, ma quella mattina non osò parlare.
La cosa non mi dispiacque, a dire il vero fu molto rilassante.
Non appena finì di sciacquarmi mi posò sulle spalle un ampio asciugamano e, con cura, iniziò ad asciugare ogni parte del mio corpo.
Lo guardai attento, senza provare pudore.
Notai un lieve rossore sulle sue gote non appena iniziò ad asciugare il corpo dal mio ventre in giù. Decisi di non farci caso e di rompere quel silenzio che si era formato e che fino a quel momento nessuno dei due si era azzardato a rompere.
"Cedric tu non sei mai voluto essere libero?"
Il ragazzo posò l'asciugamano prendendo i vestiti. Mi guardò piuttosto sorpreso dalla domanda.
"Cosa intendete signore?"- disse iniziando a vestirmi mettendomi le calze.
"Non sei mai voluto scappare e andare via da qui?"- Non sembrava essere turbato dalla domanda, altri servi sarebbero stati in difficoltà su cosa dire. Avrebbero potuto prendere la domanda come una storta di test. Per cui se si rispondeva in modo positivo, ammettendo che era stanchi di lavorare per gente come noi, si poteva ricorrere ad una punizione. Invece lui fu molto diretto, non ci pensò nemmeno su.
"No signore"-alzò il capo sorridendomi- "il mio compito è occuparmi di lei. Credo sia uno dei miglior compiti che potessero mai capitarmi"
Annuii ricambiando lievemente il sorriso lasciandomi vestire in silenzio. Ritornò così il silenzio tra noi due.
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SPAZIO AUTORE
Primo capitolo fattoh spero vi piaccia!
Scusate eventuali errori che mi sono sfuggiti durante la revisione ;v;
Commentate e lasciate una stellina se volete il continuo bye bye~
~(•_•)~

Ronald Amedeus Pot Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora