SILVANO BRANCUSI - Taunus71 AmorePorno -

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  C'era pelle dappertutto, alla fine. E c'era bagnato dappertutto. E la sensazione che qualcosa si era aperto e non aveva più voglia di richiudersi. Così tanta bellezza, non c'era mai entrata dentro la Taunus e nemmeno io c'ero mai entrato così dentro.

  Era una notte d'estate, giù a Roma.

  "Sei messo bene" che m'aveva detto lei sollevandomi la camicia.

  E io allora avevo preso indice, medio e anulare, e glieli avevo messi in bocca. E lei c'aveva chiuso le labbra sopra, poi aveva chiuso gli occhi, e aveva cominciato a succhiare. Stavamo appoggiati sul cofano arancione della mia nuova Ford-Taunus Coupé 1971, versione TC1, motore quattro cilindri in linea V8, appena comprata in occasione dalProfessore, il capo del canestro motori. Lei seduta con le gambe aperte, io in piedi in mezzo alle sue cosce. Aveva una gonna bianca e corta e la pelle abbronzata e tutti quei capelli neri. Ci stava bene seduta sul cofano della Ford-Taunus arancione Lea, così che si chiamava. Levai le dita e le diedi le mie labbra, le dita le feci scivolare all'interno della coscia fino alle mutande. Erano bagnate.Sentivo come di avere gli occhi sulla punta delle dita mentre la baciavo; le vedevo quelle mutandine minuscole, erano bagnate e gocciolavano, sembrava che dentro ci fosse una pesca. Iniziai a premerci forte a intermittenza, e Lea gemeva. Poi, la presi con tutt'e due le mani per le cosce e la sollevai, feci il giro della macchina e l'appoggiai con la schiena allo sportello. Iniziai a spingere là in mezzo, ed era tutto un ansimare, un gemere. Piccoli gemiti che avrei potuto ascoltare all'infinito, come ThunderStrike degli AC/DC. Un milione di volte al giorno. Allora, Lea mise giù i piedi per terra e scese giù pure con le ginocchia. Sbottonò i miei pantaloni.

  "Sei messo proprio bene" che disse di nuovo. Dunque questa volta ci misi dentro il drago. Tutto, fino all'osso del pube. Lei chiuse di nuovo le labbra e il drago scomparve. E io vidi il riflesso del mio volto sul finestrino della Taunus, vidi un grosso orecchino d'argento dondolare appeso all'orecchio. Quel viso, chissà perché, non mi sembrava di averlo mai visto prima. Mi tirai via e lunghi fili di bava pendevano tra il mio drago e la sua bocca. Lea mi guardava da la sotto con gli occhi di un angelo. La tirai su e le diedi un bacio.Aprii lo sportello della Taunus e ce la spinsi dentro, sul sedile.Saltai sopra il corpo di Lea, come un leopardo, come un uomo che sta per impazzire. Lei mi strappò via la camicia e via i bottoni per aria, allora le presi tutt'e due i polsi con una mano e glieli portai sopra la testa. Strinsi forte. Con l'altra mano tirai giù gonna e mutande, poi mi presi il drago, tirai giù tutta la pelle fino a chela punta non fosse scoperta e gonfia e tutta rossa come una fragola.Infilai il tutto dentro la pesca. Andammo avanti a fare su e giù per un po' così. Quando ero quasi arrivato, Lea mi fermò:

  "Aspetta. Non così..." e si girò di schiena.

  Era tutt'una linea curva quel sedere, e i muscoli della sua schiena inarcata formavano come uno scivolo al centro, sulla spina dorsale.Con le mani, aprì tutto quello che c'era da aprire. Osservai un attimo la situazione, Lea continuava ad aprirsi con le mani per farmi spazio. Non ce n'era tanto a dire il vero. Provai lo stesso. Era stretto e caldo. Spinsi allora, e Lea urlò.

  "Vai!"che disse.

  E allora spinsi davvero, e il drago scomparve di nuovo, dentro di lei.

  "Che cosa vuoi Lea?" riuscii a dire fra un su e giù.

  "Voglio che mi ami Silvano" su e giù, su e giù, su e giù.

  E fu come uno di quei fiori esotici che si aprono col sole. Fu come aprirsi il petto, i polmoni, e respirare per la prima volta.

  "Anche io voglio che mi ami" su, giù, su, giù, su, giù, su, giù.

  "Ti amo." Su...

  "Anche io" Su, su... su... arrivai lì dove dovevo arrivare, e scoppiai. E mi sembrò che anche tutta la città, il pianeta, l'universo, tutto il mondo stava scoppiando.

  "Sposami" giù...fuori.

  Misi una mano nella tasca dei jeans e tirai fuori le chiavi. Mi misi a sedere sul sedile del guidatore, infilali le chiavi nel quadro, girai la storia e la Ford-Taunus Coupè1971 arancione si accese. Che rumore che faceva quella Taunus! Lea si mise seduta e le era rimasta solo la maglietta indosso, il resto tutto fuori. Anche io stavo ancora col drago fuori. Mi voltai verso di lei e la guardai negli occhi. Era sudata, pure io. Dopo un attimo di silenzio:

  "Che stai facendo Silvano, perché hai acceso la macchina?" e sembrava molto preoccupata.

  "Questa non è una macchina, piccola."

  "E che cos'è allora?"

  " E' una Ford-Taunus Coupè 1971 arancione, piccola."

  "E dove stiamo andando con la Taunus arancione, Silvano?"

"Lo vedrai!"

Le diedi un bacio, spinsi il piede sul pedale dell'acceleratore, e ce ne andammo. 

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