Capitolo 9 : Colori

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In questa stanza così buia e così isolata il tempo non ha più nessun valore.
Sarà passata un'ora da quando sono entrato qui? oppure pochi minuti?
Chi lo sa.

Ma d'altronde, che importanza ha più una cosa banale come il tempo, creata dall'uomo, in un posto dove l'uomo non dovrebbe nemmeno stare?
Questo è un inferno.

Alzai lo sguardo verso il soffito sospirando, devo girare quella maledetta clessidra, camminai verso il tavolo da gioco.
Strinsi la clessidra fredda tra le mie mani.
Sentivo il palmo della mano ardere tanta era la paura di girarla.

Una risata fermò quel mio gesto «Ma dai, già sei pronto per la prossima avventura?» mise la sua mano sulla mia spalla.

Mi girai con un nodo alla gola.
«Posso farti una domanda?» Gli chiesi quasi balbettando.

«Ma certo che puoi, basta che mi risparmi la noiosissima domanda che fanno tutti: "cosa vuoi da me?".
Sai, è noioso dover parlare sempre di queste cose futili e senza senso.
Molto meglio giocare.»

Si avvicinò al mio orecchio sfiorandolo quasi con le labbra e sussurró. «Mi diverte tantissimo vederti uccidere chi ti è più caro, sai?»

«Tu... tu sei pazzo.» le mie parole svolazzarono nel vento e neanche si sentirono coperte dal suono della sua risata tanto agghiacciante quanto terrificante.

Avevo mal di testa, mi faceva troppo male.
Un suono acuto silenzió tutto e mi fece chiudere gli occhi per il dolore che mi provocò.

«No papà, ti prego, non ho fatto niente, non è stata colpa mia.»
Un bambino urlava straziato mentre veniva maltrattato da un uomo semi ubriaco con una cintura di pelle in mano.

«Per favore papà... mi fai male» le sue lacrime... sgocciolavano ed ogni volta che toccavano il suolo sembrava suonassero una nota triste che contrastava le urla e i pianti del bambino.

«Smettila. Fermati. Lascialo in pace.» quel bambino mi fece provare un vuoto al petto per la pena che mi trasmetteva.

Com'è possibile che un padre tratti così brutalmente suo figlio?
Quanto possono essere mostruosi gli esseri umani?

«Ma smettila a chi? Poi sarei io il pazzo. Alzati da terra caro mio, non sarà questa sceneggiata a farti uscire da qui. Non provo pena per nessuno, sai?»

Aprì gli occhi, non so cosa mi sia successo di preciso.
Sono certo però di aver visto qualcuno che veniva matrattato. Chi era quel bambino? E perché l'ho visto proprio io?
Troppe domande con così poche risposte.
«Vuoi dirmi che tu non hai visto niente di tutto ciò che ho appena visto io?» chiesi a quello strano essere incappucciato.

«E cosa avresti visto? Sono curioso» con uno schiocco di dita fece spuntare una sedia davanti a lui e si mise seduto su di essa al contrario, abbracciando lo schienale. «Sono tutto orecchie.»

Non sapevo se fosse già iniziata la sfida successiva.
Poi con la coda dell'occhio intravidi la clessidra ancora sul tavolo da gioco e non era ancora stata girata, quindi mi limitai a chiedergli «Ma fin quando quella clessidra non viene girata, non inizia nessuna sfida, vero?»

«Esatto caro, ma mi sembra di averti già spiegato le regole, non farmi annoiare su.»

Non ero ben cosciente di ciò che stava accadendo, ma decisi di lasciare stare quella strana previsione e chiedere a Josh cosa mi stesse aspettando ora. «Perché sei qui se ancora non è iniziata nessuna prova?»

«Ma come? Non mi racconti cosa gira nella tua testolina? Ed io che mi ero messo comodo per la storiella.» sbuffo, ma non capivo se fosse veramente dispiaciuto per l'accaduto oppure se mi stesse solamente prendendo in giro, aveva quell'aria così psicologicamente malata che non si capiva nemmeno quando era ironico e quando invece era serio.

«Comunque caro mio Reiven, sono qui per darti la tua ricompensa.»

«Cosa? Ricompensa? Che ricompensa?»

Si mise a camminare intorno al tavolo da gioco guardando verso l'alto. «Scusa la mia sbadataggine, mi ero dimenticato di dirti che ad ogni prova superata.» poi sbadiglio «Diamine... Che noia queste regole, è sempre una rottura spiegare questi procedimenti.»

Si fermò un istante, divaricó le braccia lentamente «Voilà.»
Appaiono 3 carte rivolte verso il basso sul tavolo di gioco.

«Il primo premio è quello più sostanzioso, mi raccomando, sfruttalo bene.»

E ora che devo fare con queste carte?
«non capisco, spiegami, a cosa servono queste carte?»

«Hai 3 carte sul tavolo, devi sceglierne una, come puoi ben vedere, hanno 3 colori diversi: Rosso, Viola e Nero.
Tocca a te la scelta.»

Quale carta dovevo scegliere? Ero troppo confuso.
Poi, tutto d'un tratto mi ricordai di un libro che avevo letto dalla raccolta di mio padre.
Parlava del significato dei colori.
Il Nero va escluso a prescindere, troppo cupo e da ciò che mi ricordo indica la conclusione della fase vitale.
Il Rosso, il colore del sangue, per ciò che avevo appena passato, l'avrei escluso in ogni caso.
Restava solo il viola, il colore dei legami, quelli fisici ed emotivi.
Ne avevo bisogno, non so cosa mi sarebbe capitato come premio, ma tra i 3, è il colore che meno mi spaventa.

Girai la carta viola.

Intravidi un semi sorriso sul volto di Josh, forse avevo appena fatto una cosa che non dovevo fare.

«Bravo, ottima, ecco il tuo premio.»

Tip Tap Tip Tap

Un suono in lontananza mi fece girare a destra.
Udì dei passi provenire da dietro il muro.
Il suono si faceva sempre più forte fin quando non vidi il muro aprirsi in due.
Una sagoma nera si avvicinava verso di me.
Mi girai verso Josh per chiedergli chi fosse.
Ma puf era sparito... di nuovo.

Ormai quella sagoma è davanti a me.
Rimasi scioccato alla vista del suo viso.
Era questo il mio premio? Una ragazza.
Sembrava tanto innocente.
Che ci fa qui?

Si fermò a pochi passi da me, sorrise e disse quasi sottovoce «Piacere Elektra.»

Il Limite Dell'illusione - Play With MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora