Da solo in una stanza.
Da solo... Come sempre d'altronde. Nessuno vicino, nessuno al mio fianco.
Da solo contro tutti.
Da solo in silenzio che prendevo pugni in mezzo alla folla che rideva.
Da solo in silenzio chiuso nella mia stanza mentre gli altri ridevano fuori.
E ora sto da solo in silenzio, seduto per terra, appoggiando la schiena a questo muro freddo.
Freddo come il cuore delle persone che fin'ora mi hanno fatto soffrire senza preoccuparsi minimamente.
Freddo... come il sorriso di chi mi stava intorno quando io morivo piano.È tutto così spento. Così privo di colore. Così appassito.
Le mie lacrime annafiano il suolo gelido mentre la solitudine mi fa compagnia.
Il tempo scorre senza che me ne accorga. Resto immobile senza fiatare come se fossi un mobile di quella stanza.
Le ore corrono veloce, anche se non fosse stato per l'orologio sul muro avrei giurato fossero passati solo alcuni minuti.
Sono già trascorse 6 ore e io ancora non ho trovato la forza per rialzarmi.
Presi il diario di mio padre.
"Devo aprirlo. Devo aprirlo. Devo aprirlo." mi ripetevo di continuo sussurando sottovoce.Ma la visione del suo sangue non era d'aiuto. No. Non ce la faccio.
Mi alzo allo stremo delle mie forze e comincio a girare quella stanza spoglia in cerca di una soluzione a questa situazione.
L'unica via d'uscita è partecipare a quel dannato gioco.
Cammino fino al tavolo dov'è posizionata la clessidra.
È fatta in legno antico, a malapena si vede la sabbia al suo interno da quant'è polveroso il vetro.
La spolvero e per un'istante intravedo il mio riflesso deformato in quel pezzo di vetro.Mi faccio paura da solo. In questi mesi passati oltre al mio rapporto con gli altri, non mi sono curato minimamente nemmeno di me stesso, ignorando totalmente i miei bisogni.
Sono uno schifo, ho le occhiaie, a malapena mi riconosco da quanto mi sono trascurato. Che cosa sono diventato? Alla fine nemmeno c'era bisogno di suicidarmi, ero già morto molto prima. Come facevo a lamentarmi dell'odio che provavano gli altri per me, se ero il primo ad odiare la persona dentro questo corpo ormai appassito.
Presi forza e in un istante di coraggio, girai quella clessidra.
Silenzio.
Buio.
Il nulla assoluto.Apro gli occhi e...
«Sono dentro la mia cantina... C-cosa? Era un sogno? Sono caduto dalla sedia probabilmente... ecco si, sarà sicuramente successo questo.»
Scoppio a ridere da quanto questo sogno fu realistico e terrificante.
«Come ho potuto crederci? Un gioco demoniaco, questa era bella.»E mentre penso a quanto sia stato stupido a credere a una cosa così folle, cominciai a pensare a cosa sarebbe successo se effettivamente quel gioco fosse reale.
Se tutto ciò che è successo fosse stato la pura verità.
Quanto sarebbe stato coinvolgente giocare a un gioco dove il prezzo di una sconfitta fosse la propria vita.
Sarebbe un estremismo così elevato da sottoporre la nostra indole umana a dura prova.
Saremo capaci di distinguere più il male dal bene? Chissà...
Anche se già ora come ora, senza alcun gioco, facciamo già fatica a trovare la differenza.Ma certe domande sarebbe meglio non farle.
Ed altre domande non riceveranno mai una risposta... ma forse questo non è il caso.Tic Tac Tic Tac
Quelle dannate lancette, quel suono mi crea un'ansia interiore come se fossi sottopressione, mi sento sempre più confuso.
Salgo in camera mia e mi metto a letto, fisso il soffitto bianco ripensando ad ogni singolo istante passato in quell'incubo così realistico.
Quanto tempo ho passato nel regno dei sogni? alzo gli occhi vero l'orologio sul muro e... «dio, è rotto», fuori ormai sta tramontando il sole.
Scendo in cucina e... Anche quell'orologio è rotto. Strano. Sta mattina funzionavano tutti.
Sarà una coincidenza.Risalgo in camera mia, seduto a letto aspettando l'arrivo di mia madre.
Il tempo passa o almeno sembra passare, il sole è immobile al suo posto e non è cambiato esattamente nulla.Comincio ad avere dei sospetti su tutto ciò che sta accadendo intorno a me.
Mi ritorna in mente il tichittio delle lancette giù in cantina «Quell'orologio per quanto fosse vecchio, funzionava ancora.»
Scendo di corsa a vedere che ora fossero.
Lo osservai per un paio di minuti. non ci credevo, l'ora... stava andando al contrario. Erano le 01:56.
La clessidra. Mio dio. Il mio tempo stava finendo e dovevo trovare la soluzione ad una domanda che nemmeno avevo.Decisi di sfogliare il libro di mio padre.
Dovevo farlo. Le mie lacrime si fondevano alla gocce di sangue su quei fogli bianchi sporcandoli ancor di più, mentre leggevo le parole trascritte.È iniziato questo gioco, ancora non so esattamente cosa devo fare, ma sono in camera mia.
Tutto sembra normale a parte lo scorrere del tempo. Sembra che tutto si sia fermato.
Non riesco a capire cosa devo fare. Cerco un qualcosa di sospetto o incomune tra le pareti di questa casa, ma non trovo niente.
È impossibile uscire fuori. La porta non si apre e qualsiasi tentativo nell'intento di evacuare questa struttura è fallito miseramente.Sono trascorse 2 ore
Ho trovato la soluzione. Ho notato però che ogniqualvolta trascrivo la soluzione essa viene cancellata per qualche motivo.
Quindi posso solo scrivere vagamente come si può giungere alla soluzione.
Questo non è il nostro mondo.
Non è vero nulla di ciò che vediamo.
Sono un prigioniero in questa illusione.
L'unica soluzione è riportare tutto alla fase iniziale.
Bisogna finire una storia per iniziare un'altra. Non fatevi illudere.Alla fine della lettura di questa pagina, bussò la porta sopra.
«Reiven, sei a casa?»
Era mia madre...
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Il Limite Dell'illusione - Play With Me
Misterio / SuspensoBianco e nero in una scacchiera si intrecciano, come i mali nella vita di Reiven. Una vita, se la si può definire così, fra rabbia e tristezza, assenza dei cari e una lenta agonia. Una vita in bianco e nero come una scacchiera, dai lati oscuri e le...