Abbracci di neve

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Katarina si alzò dal letto quasi all'alba, correndo poi in camera del fratello. Nella fretta inciampò nel tappeto sistemato nel corridoio ma non ci fece caso, si rialzò velocemente per poi bussare alla porta di un verde pallido. Aspettò pazientemente un po' di tempo, sedendosi davanti alla porta e cercando di spiare dalla serratura. Sbuffò delusa dal vedere solo nero. Di quel passo non sarebbero riusciti a fare il giro di tutta la città nemmeno quel giorno ed era la loro tradizione, prima di Natale dovevano fare gli auguri al maggior numero di persone. Non le importava che come loro ci fossero moltissimi bambini, era speciale comunque. Solo lei e suo fratello.

Aspettava tutto l'anno quel periodo. Adorava le feste. Poteva stare a casa e giocare tutto il giorno ma soprattutto amava uscire la mattina presto, prima di Natale, per cantare alle porte dei vicini tutte le filastrocche e le melodie che le erano state insegnate sul Natale. Era sempre emozionante bussare alle case delle persone e cantare loro qualcosa di speciale. Ogni volta che poi veniva ricompensata con un dolcetto sorrideva trionfante. Sentiva di fare qualcosa di buono, portando gioia a tutti, e di meritare i biscotti e i frutti che riceveva in seguito.

Dopo circa due ore, rassegnata, si alzò da terra e andò in bagno a lavarsi il viso e i denti. Con qualche difficoltà riuscì anche a spazzolarsi i capelli lunghi e ondulati di un nero corvino. Portò poi la spazzola con sé, in camera, per pettinare anche la bambola con cui dormiva. La mamma le aveva spiegato che era importante prendersi cura di lei come se fosse una bambina vera. Katarina le raccontava sempre tutto quello che le succedeva e la portava con sé ovunque fosse possibile.

-Mi dispiace Nicoleta, ma non posso portarti fuori con me, lo sai.- Spiegò mentre le toglieva il pigiama. -Fa freddo e poi ho paura di perderti. Tornerò presto, lo sai, e giocheremo di nuovo.- Concluse poi, vestendo la bambola e abbracciandola.

-Tesoro, viene a fare colazione?-

Katarina annuì correndo verso la madre che si era affacciata alla sua cameretta, la prese poi per mano e la seguì in cucina dove si arrampicò sulla sedia in attesa della solita ciotola di latte e cereali. Guardò con il sorriso sulle labbra la bambola che aveva sistemato sulla sedia accanto alla propria. Forse non poteva mangiare però era bello averla accanto. Una specie di sorella silenziosa.

-Valentin non si è ancora svegliato.- Si lamentò prendendo un biscotto al cioccolato, inzuppandolo insieme ai cereali. -Perché non si sveglia mai quando io voglio andare fuori?- Piagnucolò.

-Perché vai sempre da lui quando è troppo presto, e poi perché dovrebbe svegliarsi, Kat? È in vacanza, lascialo dormire.-

-Ma allora quando andiamo a cantare alle case?- Chiese incrociando le braccia. -Lo facciamo sempre per Natale, alle persone piace!-

-Certo che alle persone piace, tesoro, ma mancano ancora un paio di giorni a Natale, lo sai che si fa solo allora.-

-Ma se lo facciamo quando lo fanno tutti non è più speciale! Dobbiamo essere i primi.- Spiegò convinta, iniziando a mangiare. La mamma aveva ragione, lo avevano sempre fatto il giorno prima di Natale ma perché non giocare d'anticipo e migliorare la giornata alle persone anche prima della Vigilia?

La donna, intenerita, lasciò cadere la questione per non doverne discutere ancora. Non intendeva certo deludere una bambina di sette anni. Si limitò a sedersi a tavola per fare colazione a sua volta. Poco dopo un ragazzino entrò nella stanza stropicciandosi gli occhi. Si accasciò su una delle sedie libere e appoggiò il viso al tavolo, fingendo di dormire.

-Non fare il melodrammatico adesso, hai dormito più del solito.- Lo rimproverò la mamma, alzando un sopracciglio.

-No, mamma, non è vero! Katarina mi ha svegliato all'alba.-

Abbracci di neve #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora