L'inaugurazione (pt.2)

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"Non è proprio originale, ma diciamo che i colori del negozio mi hanno ispirato..." replicò lui, scuotendo il capo con fare buffo.

"Dovrò rifarli quando i lillà fioriranno in natura; questi li ho presi dal fiorista, e non sono tanto profumati" aggiunse in tono meditabondo, spingendo il vassoio con la punta delle dita.

Guardai le minuscole corolle ammucchiate sulla sommità dei dolcetti, domandandomi dove potesse aver scovato un negozio, fornito di una simile rarità.

Mah, forse conosce qualche posto specializzato in fioriture fuori stagione... pensai, giungendo le mani in grembo.

"Assaggiamo?" chiese, brandendo coltello e forchettina.

Mi porse le altre accompagnando il gesto con un sorriso, sussurrando: "Prima tu..."

Lo stomaco si rattrappì come un dattero, dinnanzi alla tenera dolcezza del suo tono.

Dovetti ricorrere a tutte le mie energie, per non arrossire ancora.

Archie era mortalmente carino quel giorno.

Il suo entusiasmo per i dolci, quella sorta di animo innocente e giocoso fecero tremare cuore e gambe, rendendomi soffice, molle quanto panna cotta particolarmente riuscita.

"O... Ok..." dissi, raccogliendo le postate dalla sua mano.

Il manico era incredibilmente caldo, ed a me venne automatico pensare che fosse per merito del tocco di Archie.

Questo mi scombussolò vieppiù, rendendo difficile persino pensare.

Ero una verginella in totale tilt mentale al cospetto di un ragazzo sfacciatamente carino, capace di risvegliare le peggio fantasie e voli pindarici in corpo e mente.

Mi sentivo come in uno sciocco shojo manga, dove la protagonista se ne sta inerte come un baccalà incapace di reagire, dinnanzi all'incommensurabile bellezza del figo di turno.

Archie era sì stupendo, ma privo di quella patina mascalzona che tanto piace alle lettrici di simili opere, mortalmente attratte dal pessimo elemento di turno, e dai suoi torbidi intenti.

Persa in quei ragionamenti fuori luogo mi soffermai a pensare come fosse strano stare lì, nel laboratorio di un negozio appena aperto tra strumentazioni intonse e candore ospedaliero, a gustare un dolcetto direttamente dal vassoio di presentazione.

Archie era tanto entusiasta dell'idea di farmi assaggiare le sue creazioni, da essersi dimenticato le cose logiche, o almeno quelle che in teoria appartengono alla buona educazione.

Sorrisi, immaginando il buffo quadretto che mio malgrado, stavo componendo in quel momento.

Scostai il dolce con la punta del coltello rendendo agevoli le operazioni di taglio, ed affondando nel soffice corpo spugnoso tranciai una fettina, usando tutta l'attenzione possibile.

Sotto lo sguardo estasiato del giovane l' assaggiai, venendo invasa da un turbine di dolce cocco, reso insolito da vaghi retrogusti fioriti.

Osservando la farcitura, capii come quel sapore derivasse dal sapiente mix di crema e fiori profumati.

Le piccole corolle solleticarono il palato lasciandosi dietro un vago sentore aromatico, che si fuse armoniosamente al gusto ricco ed estivo del cocco.

Complessivamente erano deliziose, ben bilanciate, e assolutamente irresistibili in quanto a bellezza.

Rustiche eppure elaborate, ideali per quelle donne in cerca del dolce giusto in grado di sommare in sé estetica, gusto e linea.

"Sono... Perfette!" dissi, picchiettando le labbra con i rebbi della forchetta.

"E ottime per chi voglia stare a dieta!" aggiunsi ridendo, allungandomi per prendere un fazzolettino di carta.

Archie, non appena si accorse di cosa intendessi fare mi precedette, strappandone uno dal contenitore metallico.

"Questo è grandioso!" esclamò, porgendomi il tovagliolino.

"Era esattamente ciò che avevo in mente. Un dolce monoporzione fatto con ingredienti sani, ideale per chi desideri unire gusto, e attenzione alla linea. Ah, che fosse anche bello, era d'obbligo. Tutti i miei dolci lo sono!"

"Missione compiuta allora!" commentai, realizzando che stavo inconsciamente flirtando con il ragazzo.

Forchetta giocosamente impegnata a stuzzicare le labbra e sguardo ammaliante, fu chiaro come la presenza di Archie avesse compiuto il miracolo, di rendermi meno tonta e più al passo con le coetanee.

Qualcosa crepitò all'improvviso, infrangendo il magico legame che per sconosciuti favori divini, ero riuscita ad instaurare.

"Archie? Potresti venire in negozio?"

Ortensia, parlando nell'interfono uccise ogni gioia in me, dirottando lo sguardo scintillante del giovane, verso lidi che non comprendevano la sottoscritta.

"Ehi, dimmi cara!" disse, piegandosi verso il microfono. "Problemi?"

"Hai un lavoro... Forse. Se vieni qua ti faccio parlare con l'interessata..."

"Volo!" esclamò lui, chiudendo le comunicazioni.

"Maybell scusami, devo scappare in negozio" disse in tutta fretta, passandosi le mani sulla camicia.

"Ma prima..." aggiunse scattando di lato "Completiamo la degustazione!"

Stordita dalla sua energia lo seguii con lo sguardo senza capire che intendesse fare, osservandolo armeggiare su di un ripiano poco distante.

Quando si voltò, vidi che reggeva una teiera nella mano destra, mentre la sinistra stringeva una tazza bianca, dal bordo violetto.

Da dove fossero sbucate fuori, era il più gigantesco dei misteri.

"È già zuccherato" disse, collocando sbrigativamente ogni cosa, accanto alle tortine.

"Torno in un lampo!" aggiunse, correndo via.

Mentre se ne andava l'occhio mi cadde sul suo sedere, fasciato dai pantaloni scuri.

Arrossii, ribollendo interiormente: mio dio, ha pure un bel culo!

Censurandomi all'istante, troppo imbarazzata da me stessa e da quanto pensato volsi le spalle alla porta, agguantando nervosamente la teiera.

"Maybell, calma!" sussurrai, versando un po' di infuso.

Sweet HeartbeatDove le storie prendono vita. Scoprilo ora