Lavorai fino a tardi tutte le sere di quella settimana e della successiva e mi portai a casa il lavoro nel weekend. Becky cominciò a lamentarsi di vedermi a malapena, ma le spiegai che avevo bisogno di fare buona impressione.
"Il tuo capo è carino?" mi chiese una sera mentre riscaldavo il pollo accompagnato dal riso che aveva preparato.
"È a posto."
"Com'è che si chiama la sua società? Non credo che tu me l'abbia detto."
"È una società che si occupa di finanza. Gestisce la compravendita di proprietà, di azioni, aziende, roba del genere."
"Sembra noioso."
Risi, sollevata che non avesse notato l'assenza di risposta da parte mia. "In realtà è piuttosto interessante."
"Sono contenta che ti piaccia, Cleo. Odierei che dovessi fare tutto questo lavoro per qualcosa che odi." Il microonde trillò e lei tirò fuori il piatto. Me lo porse, ma non mollò la presa quando lo afferrai. Si concentrò sulla mia espressione. "Non faresti un lavoro che odi solo per i soldi, vero? Me lo diresti, se avessimo dei problemi economici."
"Ma certo."
Lasciò andare il piatto ed io mi sedetti su uno sgabello. "Il lavoro mi piace davvero." Quella, almeno, non era una bugia. "Mi hanno dato molto margine di movimento per fare a modo mio." Reece mi aveva lasciato grande libertà d'azione, una cosa per cui gli ero grata. Significava che potevo ficcare il naso e scoprire tutto il possibile sul progetto di Serendipity Bend. Fino a quel momento, tuttavia, avevo scoperto ben poco. Aveva fatto fare i disegni preliminari per un boutique hotel che sarebbe stato costruito lì e c'era un appaltatore pronto a cominciare non appena fossero stati approvati.
Non c'era nulla di nascosto, per quanto potessi vedere. Nessuna corsia preferenziale per i progetti, che di solito era il segno rivelatore di un pagamento segreto emesso in favore dell'Ufficio Urbanistica, e la vendita era stata onesta. Aveva pagato un mucchio di soldi al fratello di Cassie per la casa, quindi non potevo nemmeno sostenere che Reece avesse usato le maniere forti per convincerlo a vendere.
Quello che mi era saltato all'occhio era che quel lotto si trovava proprio accanto alla casa dei suoi genitori, quella in cui era cresciuto. Di certo loro non avrebbero voluto che costruisse un hotel così vicino alla loro casa di famiglia. Per quanto la loro proprietà fosse così estesa che nessuna costruzione avrebbe messo in ombra la casa né le immediate vicinanze, avrebbe svalutato il quartiere. Le famiglie ricche da generazioni che vivevano nel Bend non avrebbero voluto ritrovarsi tra i piedi un obbrobrio moderno.
Un giorno avrei chiesto a Reece che ne pensava la sua famiglia, ma non era ancora il momento. Per quanto ne sapeva lui, io nemmeno lo sapevo, dove era cresciuto.
"Come sta Cassie?" chiesi. "Ha fatto qualche progresso per fermare i piani di Reece Kavanagh?"
Becky appoggiò i gomiti sul piano della cucina tenendo un bicchiere d'acqua fredda in mano. "Niente. Lui non risponde alle sue chiamate."
Aggrottai la fronte. Non avevo filtrato alcuna chiamata da parte di Cassie. Doveva averlo chiamato sul cellulare o su un altro numero privato. Aveva ammesso che si conoscevano, e sembrava che fossero cresciuti vicini, quindi non c'era da sorprendersi che non si mettesse in contatto con lui tramite l'ufficio.
"Non lo capisco", disse Becky scuotendo la testa. "Cassie dice che non è mai stato un tale stronzo, ma è cambiato."
"Cosa l'ha cambiato?"
"Lei non lo dice, ma credo che lo sappia."
"Segreti", mormorai, raccogliendo un po' di riso con la forchetta. "Chi non ne ha."
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IL MILIARDARIO: TRAPPOLA D'AMORE
RomanceCleo sa bene che il suo lavoro è ai limiti della moralità, ma continua a ripetersi che gli uomini d'affari che è incaricata di spiare sono individui avidi e arroganti. Inoltre, il lavoro rende bene e a lei i soldi servono per pagare le parcelle medi...