Tom era come una canzone, di quelle che ti piacciono tanto e ti dici "Ok, questa è la colonna sonora della mia vita.", la ascolti a ripetizione senza mai stancarti ma poi, per qualche assurdo motivo, smetti di ascoltare e cade nel dimenticatoio per un certo periodo di tempo. Assurdo, vero?
Poi, non si sa come, ti ricapita di ascoltare e Boom! ecco di nuovo la colonna sonora della tua vita. Per qualche strana ragione rimane la tua preferita e con Tom era la stessa cosa.Bill si era buttato sul letto con il diario del gemello tra le mani, era curiosissimo di leggere tutto, ma proprio tutto per filo e per segno!
Si era preso il suo tempo, disteso sul letto sistemò la lampada e spense la luce principale, sistemò il cuscino e solo a quel punto si sentì pronto a cominciare."Caro Bill" iniziava così il diario e per quanto riguardava il biondo si iniziava già male così.
Andò avanti ma più leggeva e più era chiaro che quelle cose che erano scritte lui non aveva alcun diritto di leggerle, certo riguardavano lui ma... Era difficile da spiegare, non poteva continuare e basta.
In quel diario Tom non faceva altro che scrivere quanto stesse male per ciò che aveva fatto, le aspettative che aveva riguardo il futuro con Bill, tutte sfumate, di quanto sia stato sciocco a fare quello che aveva fatto... Ma quando stiamo anche sintetizzando e banalizzando.
Tom era distrutto, fatto a pezzi. Bill, doveva ammetterlo, ne era uscito ferito ma in un modo o nell'altro si era riscattato.Chiuse il diario e lo ripose sul comodino, spense la luce ma non la sua mente. Quella continuava a viaggiare nello spazio, libera e senza freni. Che cosa doveva fare ora?
Come doveva comportarsi l'indomani? Ritornare lo zaino e fare finta di nulla?
Probabilmente era la cosa migliore, il gemello non avrebbe sospettato nulla.***
-HO DETTO CHE ARRIVO! SMETTILA DI MOLESTARE IL CAMPANELLO RAZZA DI SCREANZATO! - urlò Bill in preda ad una crisi isterica. Recuperò I suoi occhiali da sole e con cattiveria andò ad aprire la porta.
-Sei in ritardo, Bill. Sono le 11, ti ho aspettato per un'ora al parcheggio del centro commerciale e di te nemmeno l'ombra.- protestò Tom a braccia conserte.
Il biondo sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
-Non fare quella cosa con gli occhi. Sai bene che ho ragione.- concluse il moro.
-Come ti pare, andiamo. Ah! Il tuo zaino, lo hai lasciato qui ieri sera.- disse il gemello consegnando l'oggetto al diretto interessato.Tom sbiancò di colpo quando lo vide, non si ricordava proprio di averlo lasciato da Bill la sera prima.
Il biondo lo osservò di sottecchi, l'espressione del moro la diceva lunga. Tom si diresse a passo spedito verso lo zaino e lo raccolse, lo aprì e iniziò a frugarci dentro. Trovò tutto esattamente come aveva lasciato, nulla fuori posto, tutto in ordine, eppure... Si voltò verso Bill che lo guardava a braccia conserte, ora si chiedeva se il moro avesse capito che aveva rovistato all'interno del suo zaino. Probabilmente era pure giunto alla conclusione che gli aveva letto il diario. Se così fosse stato allora era proprio nei casini. Conosceva bene il gemello e sapeva quanto odiava che qualcuno toccasse le sue cose.Si impose di restare calmo, continuando a mantenere la sua facciata da "Non so proprio nulla, perché mi fissi?".
Tom, allo stesso tempo era stupito ma senza darlo a vedere. Possibile che Bill non avesse minimamente preso in considerazione il suo zaino? Per lui era assolutamente incredibile che Bill non avesse toccato nulla, impiccione com'era poi...
-Possiamo andare, grazie per avermi detto dello zaino, ho cose molto importanti qui dentro, roba che riguarda la scuola.- disse il moro con tono composto. Il biondo annuì con un sorriso e uscirono.
In macchina Bill non si sentì molto a suo agio, quello stupido senso di colpa per aver letto quelle poche pagine del diario del gemello lo attanagliava. Con che diritto si era permesso di invadere così tanto la privacy di Tom? Da quando era diventato così irrispettoso nei suoi confronti? Non lo odiava più in fondo. Non che lo avesse mai odiato veramente, Bill non era fatto per odiare e nemmeno per portare rancore, era una specie di unicorno ambulante che spruzzava arcobaleni e marshmallow selvaggiamente a destra e a manca.
Scosse il capo e si impose di darsi un contegno e non appena intravide il centro commerciale dimenticò tutto. In testa aveva solo quei migliaia di negozi che a breve avrebbe svaligiato.
Dolce&Gabbana, Valentino, Alexander McQueen, Coco Chanel, Versace, Gucci, Cavalli... tutte le firme più famose si facevano largo nella sua mente. Vestiti, vestiti e ancora vestiti! Solo quello aveva in testa, spendere soldi, nulla meglio di questo poteva distrarlo dai suoi pensieri.
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Louder than love
FanfictionSequel di TOM Dopo la rottura con Tom, Bill si è trasferito a New York per lavoro e per poter ricominciare. Va tutto bene e può concedersi vizi che in precedenza non poteva permettersi ma ben presto tutto cambierà, ancora una volta. Come un fantasma...