1. Tori

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You are easily getting on my nerve.

Mi guardavo allo specchio nervosamente, alzando lo sguardo sul mio riflesso ogni due secondi. Sistemavo il tailleur e i capelli che si stringevano in una coda bassa ed elegante sulla nuca. Era strano sentirsi importante. Non pensavo sarebbe stato così. Continuavo a fissare la mi figura e a sistemare le impercettibili pieghe che si erano formate sul tessuto delicato e costoso. Volevo solamente essere accettata da mio padre, e intanto, lo aspettavo ansiosa mentre conficcavo le unghie nei palmi delle mani per evitare di mangiarmele e rovinarmi il rossetto chiaro.

«Victoria, sei pronta?». Non sentii la porta aprirsi, ma vidi la figura di mio padre realizzarsi sullo specchio, e mi girai sforzando un sorriso che non lasciasse trasparire il mio stato d'animo.

«Un attimo e arrivo», risposi con la voce più tranquilla che riuscissi a tirar fuori.

Lui fece un cenno con la testa, andando verso la porta. Poi si girò un attimo e parlò serio. «Non te lo dico spesso, ma sono fiero di te, bambina mia» disse accennando un sorriso, prima di uscire.

Arrossii leggermente a quelle parole, mentre l'emozione che quella frase che aveva pronunciato mi aveva addolcito un po'. Era alienante ascoltare mio padre, l'uomo più freddo e distante sulla faccia della terra, dire quel genere di cose. Non era un padre cattivo, ed ero altrettanto sicura che mi volesse un'infinità di bene, ma molte cose successe dopo la mia nascita avevano scatenato dei meccanismi di difesa che non lasciassero mostrare le sue emozioni

Feci un respiro profondo, inalando tutta l'aria possibile nei polmoni e presi la cartella in pelle dal mio tavolo, più sicura e soddisfatta rispetto a prima.
Camminavo in modo calmo seguendo la figura di mio padre che aveva iniziato a muoversi non appena ero uscita. I suoi passi erano decisi e frettolosi e a malapena riuscivo a stargli dietro a causa dei dolorosi tacchi stretti che avevo indossato per l'occasione.
Si fermò per qualche secondo davanti ad una porta e ruotò il viso verso di me.

«Sei pronta, Victoria?».

Annuii, anche se non ne ero molto convinta perché i palmi delle mie mani avevano iniziato a sudare. E subito dopo, la porta si spalancò davanti ai miei occhi lasciandomi la visuale su un elevato numero di persone, più di quante me ne aspettassi.

Tutti gli insegnanti della scuola erano seduti nella sala riunione, qualcuno in piedi, qualcuno seduto, e altri appoggiati alle scrivanie.
Mi guardavano come se fossi qualcosa di estranea e fra quelle facce riconobbi anche il mio vecchio insegnante di algebra. Lanciai uno sguardo freddo a quelli che erano il fronte del gruppo, come faceva mio padre, mentre entravo risoluta con una determinatezza che non sapevo nemmeno fosse la mia. Posai la borsa e poi rimasi con il busto dritto affiancata da mio padre.

Volle presentarmi lui. « Insegnanti del Northside Highschool di Manchester, sono lieto di presentarvi il nuovo dirigente scolastico della scuola, mia figlia Victoria Chamberlain. Ho passato moltissimi anni qui, e non posso essere più felice che abbia scelto proprio questo fra i tanti licei di Inghilterra», disse fiero di me, della sua figlia riccioluta che era cresciuta ed era pronta a prendere le sue stesse orme.

Sentivo lo sguardo di tutti sul mio corpo, come se avessi mille coltelli che mi stessero infilzando e la cosa mi rendeva molto nervosa; era una sensazione strana.

Lasciai che un sorriso si accentuasse leggermente sulle mia labbra carnose. «Sono veramente felice di essere qui, oggi, nella scuola in cui sono cresciuta da bambina e che mi ha permesso di diventare la donna che sono adesso. E sono ancora più felice di poter lavorare con tutt-». Fui interrotta dalla porta che si aprì di scatto e le teste di tutti si ruotarono verso due figure. Un uomo riccio, abbastanza giovane, con una camicia bianca sbottonata leggermente, e una donna di qualche anno probabilmente più vecchia, con i capelli gonfi che cadevano in dolci boccoli sul seno. Li fulminai con lo sguardo, mentre si sedevano tranquilli accanto alla porta e si lanciavano dei sguardi infuocati e complici di fronte a me. Continuai per qualche secondo ad osservarli, fino a che non si accorsero di me e si ammutolirono. Sorrisi, e mi schiarii la voce. «Come dicevo, sono veramente entusiasta di avere la possibilità di lavorare con tutti voi. In qualunque caso ho intenzione di partecipare ad alcune lezioni, dal momento che sono curiosa di vedere come lavorate e per la selezione dei corsi di aggiornamento da proporre. Quindi non mi resta altro che augurarvi un buon inizio per quest' anno scolastico», conclusi, meno tesa rispetto a prima, mentre sentivo i nervi sciogliersi sotto la pelle e i muscoli rilassarsi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 04, 2018 ⏰

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