Capitolo 3

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Connie le aveva accennato di avere un piccolo gruppo di amiche, all'interno della scuola, che l'avrebbero accolta di buon grado e che l'avrebbero aiutata a sentirsi a casa. Senza alcun invito, si sistemarono in diverse posizioni. La più alta delle tre si coricò, disinvolta, su letto di Connie e fece cenno a una delle altre due di chiudere bene la porta. Emilie, a quel punto, si sedette sul suo letto, capendo che non vi era alcuna fretta di raggiungere la mensa.

"Come è andata la tua estate Costance?" chiese ad un certo punto, accendendosi una sigaretta, chiamando l'amica come aveva fatto la Warren; imitando perfino il suo tono di voce.

Le altre due si erano accomodate rispettivamente su una e sull'altra sedia, dei due scrittoi, e si fecero passare a turno la sigaretta appena accesa.

"Sicuramente migliore della tua Giselle." Rispose Connie ridendo. Scostò i capelli della spilungona, rivelando alle altre una lieve macchia violacea. Tutte quante esplosero in una risatina complice. "Opera di Dalton?" chiese Connie, con l'aria di una che la sapesse lunga sulla propria amica. Giselle non rispose, ma ispirò profondamente dalla sigaretta, che aveva ricominciato di nuovo il giro. "Questa volta no." Rispose poi, una volta espirato tutto il fumo.

Giselle era una fanciulla particolarmente alta per la sua età e la divisa scolastica, che doveva attribuirle una nota di eleganza ed ordine, contrastava con i suoi lineamenti forti e leggermente sgraziati. Emilie la osservava e, dentro di sé , pensava che tra le quattro ragazze presenti attorno a lei, Giselle fosse la meno bella, ma la più intrigante. Aveva un taglio di occhi piccolo ed essi tendevano ad andare all'ingiù, tuttavia i suoi modi di fare la facevano sembrare audace.

"Bene! Gruppo di studio." Giselle cambiò discorso e tutte loro continuarono ad ignorare la nuova arrivata. "Joan è un asso in latino." E indicò la giovane, seduta alla scrivania di Connie "Io me la cavo abbastanza bene in matematica, quindi se volete il gruppo di studio è fatto."

"Me l'ha chiesto anche Betty." Disse Connie, interrompendola "Vi dispiace se la includiamo?"

Giselle fece una smorfia di disgusto e così anche le altre compagne. "In cosa è brava quella figlia di papà? A leccare i piedi a Nolan?"

"Beh...è la tua compagna di stanza." Aggiunse quella che doveva essere Joan, prendendo parola per la prima volta da quando erano entrate. "Ehi ehi non è mica colpa mia!" esclamò Giselle, ridendo.

Joan sembrò accorgersi all'improvviso di Emilie, che assisteva allo scambio di battute, silenziosa. "Oh scusa, che maleducata. Mi chiamo Joan Brandwyn." La giovane in questione portava i capelli dorati in un caschetto biondo e un rossetto accesso le colorava le labbra. Era una fanciulla di una bellezza indiscutibile e dai modi raffinati; totalmente differente da Giselle, i cui capelli castani erano poco curati e lasciati allo scompiglio.

"Questa è Emilie Wheeler, signore. Viene da Portland e ha già messo in imbarazzo la nostra cara Betty." Connie non le diede il tempo di presentarsi in modo autonomo e la prese sotto braccio, come se volesse mostrarla alle altre. "Piacere di conoscerti!" Joan le porse la mano in modo affettuoso. "Piacere mio!"

"Giselle Levy." Giselle le interruppe, presentandosi ad Emilie. Non le allungo la mano, ne cambiò l'espressione beffarda sul suo viso. Emilie si presentò a sua volta, mantenendo lo stesso distacco che aveva avuto Giselle. In quel momento la sigaretta le passo sotto gli occhi, così si intromise prima che potesse arrivare a Connie e si aggiunse al loro piccolo circolo. "Chris Noel!" anche l'ultima delle tre fece le sue presentazioni. Quest'ultima aveva anch'essa i capelli biondi, ma che le arrivavano alle spalle; tenuti indietro da un cerchietto color crema, che lasciava spuntare sulla fronte una leggera frangetta. Emilie era rimasta incantata dalla cura e dalla classe delle sue nuove compagne. Tutte, eccetto Giselle, vestivano la divisa come se fosse stato un abito da sera ed erano state educate al decoro, cosa che a lei apparteneva solo in minima parte.

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