Bene ma non Benito

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Il professor Roosvelt quel giorno sembrava più arrabbiato del solito, forse neanche lui aveva dormito quella notte.
Fece rapidamente l'appello e si mise subito a spiegare nonostante il malcontento dei ragazzi.
"Questo qui mi sta già sulle palle." Disse a bassa voce Adolf al suo vicino di banco.
Benito sorrise lievemente e tornò a seguire la lezione.
Passarono tre ore, tre interminabili ore di lezione. Tutti i ragazzi erano stremati ad eccezione di Adolf che si era addormentato sul banco.
Era però finalmente il momento dell'intervallo. "Hai già fatto il giro della scuola?" Chiese Benito.
"Non ancora, ma sarei felice di farlo."
Benito ed Adolf cominciarono quindi il tour della scuola, soffermandosi sulle cose più importanti come le macchinette, la mensa e il bagno delle ragazze.
Suonò la campanella che sanciva la fine dell'intervallo e i due si diressero verso la classe. Dopo aver svoltato un angolo del corridioio Benito prese Adolf per la maglietta e lo tirò indietro facendolo quasi cadere. "Amico che cazzo fai?" Chiese Adolf interdetto. "Non urlare! Quello la davanti è Iosif Stalin, se ci becca ci ammazza tutti e due." Replicò Benito sussurrando. "Ma si cosa vuoi che ci faccia quel pirla con quei baffi da pescatore?" Disse Adolf procedendo con aria spavalda verso Iosif.
Benito lo seguì, nonostante sapesse che gli sarebbe convenuto restare nascosto. "Ei baffo, cerchi rogne?" Disse Adolf incazzato come un gufo al mattino. "Ohh Musso ma che carino, hai portato il tuo amichetto a difenderti? Ora ci divertiamo." E a questa frase seguì uno smutandamento di coppia che lasciò i due ragazzi sdraiati morenti sul pavimento.
Passò mezz'oretta prima che il magico duo riuscì  a riprendersi e a tornare in classe. "Trenta minuti in ritardo? Notevole...credo che il preside sarebbe contento di sentire la vostra storia." Disse il prof con aria incazzata simile ad un martin pescatore il giovedì pomeriggio.
I due si recarono dal preside e con loro grande sopresa in fila per l'ufficio si trovavano Stalin e un altro ragazzo.
I due decisero di non parlare con Iosif e di cercare nuovi alleati per fargli il culo, a cominciare dal ragazzo in fila.
"Ehi, sei nuovo di questa scuola?" Esordì Benito nei confronti dell'altro ragazzo. "A dire la verità sono qui da quattro anni, ma nessuno si ricorda mai di me."
"Ah che figura di merda...comunque io sono Benito Mussolini e lui è il mio amico Adolf Hitler."
"Francisco Franco, molto piacere."
Nel frattempo Iosif era entrato dal preside e i tre continuarono a conversare animatamente.
Poco dopo il preside chiamò nel suo ufficio i due ragazzi, i quali salutarono Francisco ed entrarono.
"Ragazzi so già perchè siete qui e so che non avete colpa di nulla, ma credo che il signorino Iosif Stalin vi debba dire qualcosa." Esordì il preside.
"Scusate ragazzi, non vi farò più del male." Disse Iosif con un tono di voce falsissimo. "Che ne dite...ehm...di essere amici?" Continuò imbarazzato Iosif.
"Certo, qua la mano!" Rispose prontamente Adolf.
"No, al mio paese non si da la mano, al mio paese si fa così!" Replicò Iosif alzando il pugno sinistro al cielo.
"Beh al mio paese si fa così!" Disse entusissta Adolf alzando il braccio destro tenendolo leggermente inclinato e con la mano aperta.
"Al mio paese...ehm...da me...mhh...beh, noi diciamo ciao e abbiamo inventato la pizza, mi sembra abbastanza no?" Disse Benito, "come dico sempre o l'amicizia preziosa o l'ostilità durissima, e questo è l'inizio di una grande amicizia." Continuò l'italico.
I tre uscirono spavaldi dalla presidenza senza cagare di striscio Francisco che nel frattempo era fuori dalla porta che li guardava male.
Quello era l'inizio di una grande amicizia.

Fine seconda parte.

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