Capitolo 3.

10.6K 328 16
                                    


3.

Ho il fiatone non appena mi fermo di fronte al ristorante. Trovarlo non è stato molto difficile, ma il mio senso dell'orientamento è così precario da riuscire a perdermi perfino in strade diritte. Fortunatamente ho la tecnologia dalla mia parte.
L'esterno del locale è così lussuoso da indurmi a dare una sistemata al mio aspetto e prima di entrare benedico la ragazza che stamattina ha rimesso a nuovo i capelli, senza di lei non sarei nemmeno qui. Spero di riuscire a colloquiare con qualcuno dato che, come al solito, sono in ritardissimo, cosa che mi viene confermata dalla sala completamente piena.
Maledizione, è già ora di cena!
Mi guardo attorno con aria spaesata, se non fossi così disperata sarei stata abbastanza rispettosa da andarmene subito e non disturbare nessuno, ma ho davvero bisogno di lavorare e non uscirò da qui finché non avrò parlato con il proprietario.
I tavoli sembrano essere tutti occupati e dal via vai di camerieri deduco che questo locale funzioni alla grande.
Vengo accolta da una signorina gentile che mi chiede di seguirla davanti a un grosso tableau. Non ho il coraggio di dirle che non sono qui per mangiare e la sua professionalità nel cercarmi un posto libero mi fa venire voglia di scappare vergognandomi come una ladra.

<<Ha una prenotazione?>>, chiede improvvisamente, notando la mia aria sospetta. Incespico con le parole come una perfetta idiota, sto andando davvero alla grande. Brava Margot!

<<Non proprio... in realtà sono qui per un colloquio>>, dico velocemente, perdendo l'interesse della ragazza vestita da pinguino. Non capisco perché i camerieri non siano liberi di vestirsi come vogliono.

<<Adesso? Non credo che sia il momento adatto... la cucina è un inferno!>>, mi informa, facendomi intuire che la persona che sto cercando si trovi proprio lì. Se non fossi la solita ritardataria forse avrei già un lavoro tra le mani e invece ho trascorso l'intero pomeriggio a sistemare casa al punto da perdere la cognizione del tempo. Quando tornerò a casa farò una bella ramanzina alle mie valigie.

<<Capisco... ti ringrazio ugualmente>>, sorrido cordialmente alla ragazza che ricambia, prima di girarmi le spalle e tornare frettolosamente tra i tavoli della sala. Peccato che io non sia una che si arrende così facilmente.
Cercando di passare inosservata mi intrufolo ugualmente, fingerò di sedermi a un tavolo di sconosciuti se sarà necessario. Non uscirò da qui se prima non avrò ricevuto le informazioni che cerco. Con la coda dell'occhio scorgo un paio di camerieri pinguini sparire dietro una porta saloon con le braccia totalmente impegnate a sorreggere piatti, e se due più due mi dà sempre quattro significa che la cucina sia proprio lì dentro. Con una mossa repentina percorro tutta la sala sperando che le mie movenze circensi non diano nell'occhio e approfitto dell'uscita di un grosso carrello colmo di dolci per sferrare la mossa finale. Trattengo le porte a due camerieri frettolosi che ringraziano cordialmente, se solo sapessero ciò che sto per fare mi investirebbero con tutte queste torte colorate, e invece prima che io me ne renda conto sono già in cucina.
Dire che qui dentro è un inferno è un eufemismo!
Di primo acchito conto già quindici persone intorno a me che svolgono le proprie mansioni animatamente, e chissà quante altre ce ne sono nel resto della sala. Dubito che abbiano bisogno di ulteriore personale.
La mia attenzione viene catturata dal fuoco che si innalza da una padella, è così alto da farmi indietreggiare. Cosa che non fa il cuoco, visto che continua a spadellare sapientemente col fuoco a due passi dal viso. Rimango imbambolata a fissare la scena, dimenticandomi il motivo per cui io sia qui. Mi rianimo solo quando vengo colta in flagrante dal piromane ai fornelli, che mi guarda con aria sospetta.

<<Tavolo 19, presto!>>, pronuncia, consegnandomi due piatti che afferro solo per non farli cadere.

<<Oh, io non>>, provo a spiegare, ma non me lo permette.

Ricomincio da qui. [Harry Styles]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora