Ci alzammo. Ci fu un leggero bacio. Preparai la colazione e in poco tempo ci alzammo dalle sedie. Mi guardò appena finimmo la colazione. Mi chiese:"tu credi in qualcosa?". La guardai sbalordito. Mi guardava come se fosse la prima volta che mi incontrasse. Si sa che la mattina non sono propriamente bello ma non sono così irriconoscibile. Tornando a noi, io le dissi:"sai, sono ateo a modo mio" "In che senso?" chiese lei. "Prima di venire qua, ho sempre creduto a una Dea esistente a soli 450 km da me. Quest'amore, dicono, che abbia una potenza incredibile. Ad esempio mi ha fatto credere in una Dea pur essendo ancora ateo". Mi guardò. Sorrise. Quel sorriso mi fregò ancora. Era così bello. Mi aveva incantato ancora. Era suo solito incantarmi con quei sorrisi. Quel sorriso durò così a lungo che mi torno alla mente quella foglia posata nel mare e poi sul nostro balcone. Poi la guardai di nuovo. Ero confuso da tutto. Era inutile guardarsi attorno, ma rifugiarsi nel suo sguardo era ancora meglio. Poco dopo accesi la radio. Passava "song and emotion" dei Tesla. La presi per le mani e mi avvicinai a lei. Mano nella mano, testa sulla testa, cuore sul cuore. Non chiedevo di più. Fu uno di quei momenti che ti passano solo due volte nella vita: quando lo vivi e quando stai per morire. E la amavo e la amo. Le dissi:"tu ci sarai sempre per me?" "Si, sempre, era ovvio" rispose lei. "E tu?" Continuò. "Beh... si, era ovvio" risposi io e accennò un sorriso. La canzone finì. La amavo ancora. La amo ancora. La amerò per sempre. E poi passò quella foglia dalla finestra portata dal vento. Era una parte di noi oramai. Era diventata parte dell' inverno.