3;5

2.3K 297 403
                                    

Chanyeol non perse tempo a precipitarsi dentro il condominio di Baekhyun; corse velocemente le scale, e come disse l'altro, prese la chiave sotto lo zerbino.
Aprì la porta e come un fulmine, andò a cercare Baekhyun in tutte le stanze, senza però trovarlo.
Iniziò ad impanicarsi, ma, essendo una persona abbastanza razionale, si calmò e prese il telefono.

Provò a telefonarlo, invano: la linea era assente. Provò una decina di volte, usò anche il telefono di casa di Baekhyun, ma niente; quasi come se quest'ultimo fosse morto.
Rassegnato, si andò a sedere sul divano, sperando in un arrivo di Baekhyun.
Chanyeol non piangeva molto, quasi mai. Le poche volte in cui pianse, fu quando sua madre venne a mancare, e quando, da piccolo, lo presero in giro alcuni suoi compagni di scuola, per le sue orecchie, quando era troppo piccolo e inguenuo per capire i veri mali del mondo. E proprio per questo, rimase stranito dal fatto che alcune lacrime scesero per le sue guance. Era da un po' di tempo che non piangeva, per la tristezza.
Scacciò via le lacrime; odiava piangere, benchè l'avesse fatto poche volte, lo odiava.

Stanco dalla situazione, che man mano stava diventando fin troppo straziante, si alzò dal divano, e andò a cercare se Baekhyun avesse lasciato qualcosa.
Guardò in cucina, in corridoio, in soggiorno. Ma non c'era niente di niente. Anzi, la casa era fin troppo messa in ordine e in perfette condizioni.
Infine andò nella camera di letto di Baek, appena entrò, addocchiò una lettera, o meglio, una bustina, azzurro pastello. Si trovava sulla scrivania; si avvicinò, e prese in mano la bustina, e tirò fuori un pezzo di carta. Le mani ebbero un fremito. Strinse gli occhi, cercando di leggere le prime righe: la scrittura, ovviamente di Baekhyun, era davver piccola, e disordinata.
Cominciò a leggere, senza alzare lo sguardo, neanche una volta, dalla lettera.

"Caro Chanyeol.
Non sono molto bravo nello scrivere le lettere, o delle pagine di diario; mi considero più bravo nei temi. Adoro sopratutto quelli descrittivi. Ammirare e descrivere una persona, segno per segno, passaggia per passaggio, mi rilassa abbastanza. E forse questa lettera, mi risulterà più semplice da scrivere, dato che mi auto-descrivererò. Ti illustrerò ogni cosa, che mi ha portato a scrivere questa lettera, sebbene la mia intenzione iniziale non fu per niente questa, tutt'altra.
I professori mi hanno sempre detto che sono abbastanza ermetico, vago, forse anche impreciso. Non mi piace descrivere le cose dal punto di vista generale, o in modo chiaro. Mi piace descrivere le cose, le persone, dal mio punto di vista, anche fino alla caratteristica più oggettiva.
Forse per questa lettera, dovrei iniziare dal passato: sin da piccolo, dalla scuola d'infanzia, venivo considerato come lo strano, come il pazzo. Passavo le giornate intere da solo, a fissare oggetti o persone, a volte anche ad ammirare gli animali e la natura. Perdevo ore ed ore ad osservare gli alberi e le farfalle. Certe volte mi sdraiavo, in enormi prati, con migliaia di fiori che mi circondavano. Ero felice, davvero felice, in quei momenti; mi sentivo davvero completo, quasi in pace. Mi tranquillizzava stare lì, al sicuro. La natura credo sia stata l'unica mia amica da bambino. I miei genitori erano abbastanza assenti, e per questo ho sempre avuto una babysitter; non mi faceva impazzire, la trovavo noiosa, pretenziosa. Dissi infatti, parecchie volte, in molte occasioni, di detestarla, di non sopportarla. Eppure i miei genitori non mi ascoltarono una volta, anzi, mi dissero che ero soltanto capriccioso, e che avrei dovuto piantarla di "lamentarmi".
Un'altra cosa che associo al mio passato, sono i libri. Imparai a leggere a 4 anni; mia nonna mi aveva insegnato l'alfabeto e come si leggeva. Cominciai a leggere i libri più semplici, Il Piccolo Principe, Harry Potter, insomma, i libri da bambini, ma che allo stesso tempo, riuscii a comprendere solo col passare del tempo, e degli anni. 
A 9 anni mi iniziò a piacere per la prima volta qualcuno; inizialmente, ripudiavo un odio verso la razza umana, eppure c'era quel non so che cosa, in quel bambino. Ora, girando per internet, vedo gente scrivere che l'omosessualità, è impossibile da provare da bambini, eppure io sentivo qualcosa, e sapevo che non era falso, e che non era semplicemente confusione. Ovviamente per essere solo un bambino, quella che provai fu una semplicemente una cotta; mi piaceva il modo in cui parlava, era un bambino interessante. Non ho mai avuto la possibilità di conoscerlo, sapevo solo il suo nome, si chiamava YoungNam, che significa Per Sempre, quasi ironico il fatto che, fino ad adesso, l'ho sempre costudito in una piccola parte del mio cuore, seppur in un piccolo e ristretto spazio, eppure è Sempre con me.
Una cosa di cui andavo e vado ancora adesso molto fiero, è sempre stato il saper aiutare le persone, forse le stesse che mi infastidivano, però mi appagava, dar loro felicità, forse anche in modo superficiale, mi faceva sentire utile in qualcosa. 
Purtroppo però, si stava per presentare l'inizio delle medie. Non mi interessava molto; sarebbe stata come le elementari, forse con qualche compito in più, ma comunque, la stessa identica cosa: sarei stato preso in giro lo stesso, avrei speso la mia giornata sui libri, a studiare, a leggere. Non mi è mai piaciuto parlare, e l'inizio delle medie, con l'aumentare progressivo dei compiti, ciò mi avrebbe permesso di non parlare più con nessuno, tolte le occasioni in cui sarei stato interrogato, o quando sarei stato costretto a dover parlare con qualcuno, per qualche progetto.
Mi annoiava la gente, a volte facevo finta che non esistesse. I problemi però, si riscontrarono quando a 13 anni, iniziai a non interessarmi neanche dello studio, e della scuola. I professori lo notarono, e pensarono subito, come si fa ogni volta quando si vede un alunno che non fa niente, che fossi il solito ragazzo pigro e stupido, che non aveva voglia di fare niente di niente. 
Solo in quel periodo i miei genitori mi vennero a fare compagnia, semplicemente per rimproverarmi: il mio profilo di studente modello, era crollato, e si era trasformato in un profilo di ragazzo pigro e poco studioso. Uscivo poco dalla mia stanza; le uniche cose produttive che facevo erano lavarmi, mangiare pane e bere.
Dall'inizio del secondo quadrimeste, iniziai a non andare neanche più a scuola. L'unica persona che sembrava preoccupata di me era il mio professore di Coreano, che chiese un immediato intervento alla mia famiglia e allo psicologo della scuola. Dovetti andarci con forza. 
L'anno stava passando, eppure mi sentivo vuoto, privo di senso. 
Quasi a 14 anni, mi diagnosticarono l'apatia, e dei piccolo sintomi di anedonia.
Ero in qualche modo giustificato; mi rinchiudevo in camera, e dormivo tutto il giorno.
Molta gente era gelosa della mia "malattia", volevano poter non essere tristi, volevano non sentir più nulla. Non comprendevano però, il mio senso di vuoto. Non mi appagava più niente, nulla di nulla. L'unica cosa che mi rimeneva da fare era leggere. 
Finivo libri di 500 pagine in un giorno solo; la mia completa solitudine e il mio non manifestarmi di nessuna motivazione, mi assicurava di poter riuscire a terminare un libro, anche lungo, in un solo giorno.
Venni ricoverato a soli 15 anni, dopo 2 anni.
Stare in mezzo agli schizofrenici, ai depressi, ai disturbi ossessivi compulsivi mi faceva sentire come se anche io fossi pazzo, come se anche io fossi fuori di mente, un "disturbato". 
L'aggettivo che mi ha sempre ferito, fin da bambino, è la parola "strano". L'essere anormale mi faceva di conseguenza sentire vuoto. Il mio cuore era vuoto. 
Col passare del tempo, dopo altri due anni, mi diagnosticarono un'altra malattia, il delirio bizzarro e residuale. Parlavo e parlavo, senza sosta. Dicevo cose senza senso, l'unico che mi capiva era Junghee, il mio compagno di stanza. Era schizofrenico. Assecondava i miei pensieri. Era l'unico che mi capiva.
A 18 anni, implorai i miei genitori di farmi uscire da lì. Li supplicai, inginocchiandomi. Mi accontentarono, per la prima volta.
Il giorno del mio 19esimo compleanno, lo passai solo, d'altronde, come ogni mio precedente compleanno. Preso da un attacco di delirio, pensai al me del passato, quello felice, quello triste. La gente era solita chiamarmi Baek. In quel periodo, all'ospedale mi chiamavano semplicemente "Byun Baekhyun". Mi mancava essere Baek, era forse il mio unico sentimento, la malinconia. Sapevo però, che io, non sarei mai più stato Baek. Quest'ultimo non sarebbe però mai più tornato, nemmeno con il curare della mia apatia.
Così creai un nuovo personaggio, Baek, che sarebbe poi stato colui, che avrei interpretato ogni giorno. Volevo essere normale, e non considerato pazzo, ma non ci riuscivo. L'unico modo per venire visto come una persona sana di mente era solamente interpretare un vecchio me, non che io sia sempre stato una persona sana.
I miei genitori mi costrinsero a trovare lavoro. Cercai e trovai un bar;  venni assunto e iniziai a lavorare lì. C'era però, un mio collega, Yifan. Era solito chiamarmi "frocio". Così cercai di procurarmi il suo numero. Baek non si chiamava frocio, si chiamava Baek.
Sbagliai però un numero, e inviai tutti i messaggi a te. 
Mi correggo, Baek ti mandò tutti quei messaggi.
Tutte le volte in cui ci scrivevamo, era Baek, qualcosa di inesistente.
Il tempo passava, e l'unica cosa che mi appagava così tanto, era parlarti, sapere come stavi. Ne parlai con il mio psichiatra, e mi disse che stavo guarendo, che forse stavo ri-iniziando a provare qualche emozione. Non ci credevo, sapevo di non avere speranze, di non avere nessuna possibilità per ritornare felice come una volta, o triste.
Pian piano, i miei sentimenti si fecero più ovvi; non li provavo da almeno 7 anni, non mi ricordavo più nulla, alcuni non avrei neanche voluto più riprovarli, tra cui la tristezza.
Deliravo al pensiero di star tornando "sano di mente". Deliravo, perchè Baek, esisteva per una sola ragione: nascondere il me malato, il me apatico.
Una volta che, ammisi di essermi innamorato di te, lo psichiatra, dopo lunghe settimane, e lunghe chiaccherate, mi disse che stavo curando, o meglio, che ero quasi completamente curato. Ma, mi disse subito, che presentavo sintomi di depressione. Il mondo mi crollò addosso.
Chanyeol, sappiamo entrambi che tu, ti sei innamorato di Baek, e diamine, questo pensiero lo odio, non lo sopporto, non lo condivido, ma sono davvero felice e triste allo stesso tempo che tu abbia reso allegro Baek. Baek era felice solo aiutando gli altri, con la natura, ma tu, sei stata la prima persona averlo fatto sentire felice, in modo diretto, attivo.
Però hai reso triste me, ma non importa. L'unica cosa che mi rassicura, è che Baek sia stato felice, davvero, per una volta nella sua vita. 
Baek, ti ama, davvero. 
Baek però, non potrà mai più esistere, forse è morto, forse no.
Ma tocca a me costudire il suo cuore, che batte per te. 
Chanyeol, tu mi hai reso felice, al tal punto da farmi soffrire, così tanto dal arrivare a commettere un suicidio, mal riuscito, che mi è costato un soccorso immediato e un ricovero. Questa lettera te la sto scrivendo alle 3:00; questa mattina dovrò essere riportato in ospedale. 
Ti amo Chanyeol, grazie, ti ringrazio dannatamente per tutto ciò che mi hai dato, per tutta la felicità che mi hai regalato. Ti ringrazio per avermi curato da quel vortice di solitudine e vuoto. 
Ora sarà la tristezza a rassicurarmi, ma almeno, avrò qualcuno.
Chanyeol, sei stata la cosa più bella e disastrosa che mi sia capitata nella mia vita, mi hai nettamente salvato e affogato allo stesso tempo, ma ti amo, perchè non potrei fare altrimenti.
Scusa se non mi sono fatto capire in quest'ultimo periodo, se a volte sono stato scontroso, brusco, manesco. Scusa se a volte ti sono sembrato pazzo, delirante, ma è quello che sono. 
Mi dispiace se a volte ti ho fatto vedere il lato di Baekhyun, e non ti sei assaporato Baek come avresti dovuto.
Promettimi solo Chanyeol, che tu starai bene, che avrai figli, marito, e che sarai sempre, felice.
Cazzo se ti amo Chanyeol, vivi, sii felice, non pensare a me, sono ormai un caso perso, sono solo come un bicchiere distrutto, in mille pezzi, e rimetterli a posto è così complicato, che finiresti solo per tagliarti e sanguinare.
Ti amo, Chanyeol. 
Mi sono infilzato con il mio stesso coltello, ma ne è valsa la pena.

Per Sempre Tuo,
Baekhyun."

-



"Caro Baekhyun.
Questa volta sono io che ti scrivo.
Premetto che io non sono mai stato bravo a scrivere.
Sai, mi sono sposato, e ho un bambino. Ho fatto tutto ciò che mi hai detto.
Forse non lo sai, ma ho chiesto di te, ogni mese. Dopo il tuo ricovero, hanno ricoverato anche me, per una leggera, o forse alta, depressione. Dopo essere stato dimesso dopo un paio di anni, ho conosciuto un uomo, Kyungsoo. 
Ho chiesto di te, sempre.
Ieri mi è giunta voce, che sei venuto a mancare, ieri sera. Eri logoro, stanco e mi odio; non sono riuscito a starti accanto, quando meritavi conforto.

Sono un codardo, lo ammetto.
Sai Baekhyun, come tu hai costudito Per Sempre, io custudirò te.
Tu sarai il mio sempre.
Baek o Baekhyun che sia, ti voglio bene.

Tuo,
Chanyeol.

PS. Ho chiamato mio figlio, Baek."





-



Sto leggermente tremando.
Non riesco a concepire il fatto di aver finito questa storia eh ok--

Correggerò domani e ok vi amo grazie per aver cagato sta storia non so che dire e e e e e boh.
Grazie di cuore.

Ps. Accetto auguri di morte <3.

i'm baek ; chanbaek  ✓ Where stories live. Discover now