Prologo

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Entro nella mia camera e sbatto la porta.
Le lacrime cercano di uscire dai miei occhi e cerco di trattenerle, invano.
Ho litigato per l'ennesima volta con i miei genitori, come al solito per un nonnulla. Mia madre detesta quando le dico delle bugie, e questa volta le ho mentito dicendo che oggi avevo pranzato, quando in realtà non lo avevo fatto. Lei ovviamente si è arrabbiata, si arrabbia anche se le racconto bugie di questo genere, e mi ha proibito di pranzare con i miei compagni di classe domani.
Non la sopporto più, è apprensiva, discute su ogni cosa che faccio, non mi ascolta mai e sa solo proibirmi di fare questo o quello.
Ma non ha capito che con me non funziona così. Non ha capito che se continua a proibirmi le cose, un giorno me ne fregherò altamente dei suoi divieti e farò quello che vorrò.

Sto per un po' sul mio amato letto a piangere, poi vado in bagno per asciugarmi i capelli (prima di cena mi ero fatta il bagno). Appena entro nella stanza vedo nello specchio il mio riflesso e sul mio volto si dipinge un'espressione disgustata. Odio il mio viso quando piango. Le mie guance, già rosse di loro, sembrano dei pomodori marci, a causa delle sporadiche macchie marroni che ho sulla mia faccia, altrimenti chiamate lentiggini.
I miei capelli castano chiaro sono spettinati: oggi, siccome sono stata a casa tutto il giorno, non li ho pettinati, neanche dopo il bagno.
I miei occhi, invece, sono gonfi e rossi, e si sono colorati di una tonalità verde/giallo. Non so nemmeno quale sia il loro colore naturale, a causa di una mutazione genetica che fa cambiar loro tonalità a seconda della luce. Di solito sono di color nocciola, ma non sono sicura che sia quella la tinta naturale.
Questo è uno dei tanti aspetti che mi diversifica da ogni normale quattordicenne presente sulla faccia della Terra.

Io sono diversa.
Lo so.
L'ho sempre saputo.
Nessuno mi ha mai capita fino in fondo: ho degli amici che mi vogliono bene, ma per quanto si sforzino non riusciranno mai a comprendere come mi sento, o perchè dico o faccio certe cose.
Semplicemente non capiscono.
Io, però, capisco perchè loro non mi capiscono; anche io, infatti, ho difficoltà a definire il mio carattere: se qualcuno me lo chiedesse ora, probabilmente risponderei: " io sono semplicemente io".
Sarei confusa riguardo a cosa rispondere.
Se invece mi chiedessero il motivo di una mia qualsiasi azione, sarei sicura della mia risposta.
Non so se riuscirete a comprendere ciò che è scritto qui, ma se la risposta è sì, allora vi informo che siete solo all'inizio: questa è solo un anticipazione di come sono davvero, e lo scoprirete capitolo per capitolo.
Ah già, quasi dimenticavo: il mio nome è Alyssa, Alyssa Rossini.
Che coincidenza, il mio nome rispecchia la mia personalità: nome insolito e cognome scontato.
Un controsenso.
Già, perchè a volte sono un continuo controsenso, sono incoerente.
Il mio nome vi dice già qualcosa di me, basta che facciate attenzione e sappiate notarlo.
Basta fare attenzione ai dettagli.

Angolo autrice
Ciao a tutti!
Spero che questa introduzione della storia vi sia piaciuta, e che continuerete a leggere il libro.
Io mi chiamo Carola, ho 14 anni e sono di Milano.
In questa storia la protagonista sarò io: non mi fingerò nessuno, non sarò qualcuno che non sono, perciò la protagonista rispecchierà me e la mia personalità (eccetto alcuni dettagli riguardanti l'aspetto fisico).
Inoltre, volevo dirvi fin da subito che non rileggerò la storia prima di pubblicarla, se non per correggere eventuali errori grammaticali: voglio che ciò che penso venga scritto nel modo più trasparente possibile.
E niente, spero che la storia venga letta da tante persone.
Buonanotte!

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