Dabambina svegliarsi per me era un trauma. Sì, insomma, decoravol'inizio delle giornate sempre allo stesso modo: ancoracinque fottutissimi minuti PER FAVORE.Eppure non ho mai avuto un odio profondo per la scuola. Non che mipiaccia. Sono un essere umano anche io. Semplicemente è faticosoandarci, percorrere quelle stradine di primo mattino, da sola, coltrolley impugnato in una mano e la valigia bianca nell'altra. Ed èfaticoso pensare di dover passare cinque ore con della gente cheprima o poi dimenticherai, perché in un qualche modo sai già chenon sarà mai importante per te. Nella tua vita. Non avranno mai unruolo fondamentale. E così alle elementari facevo di tutto perpassare più tempo possibile sopra il materasso. Sotterravo la testasotto il cuscino e fingevo di non sentire i richiami dei mieigenitori. Fingevo di non sentire le loro mani scuotermi le braccia.Non funzionava spesso, ma in un qualche modo a volte riuscivo aconvincerli a non mandarmi a scuola. Basta mostrarsi stanchi,veramente stanchi, tristi e far capire quant'è brutta e difficile lasituazione in classe. Funziona ancora. I compiti li faccio sempre ecomunque. Non mi è consentito rimandare. Rimango a casa, mi riposo,scrivo storie, disegno, leggo, faccio i compiti e il resto lo passocon la faccia incollata allo schermo o del cellulare o del computer.Ho sempre avuto il tremendo problema che nei periodi di vacanzainvece non faccio altro che svegliarmi alle otto del mattino. Non hasenso. Le volte in cui potrei davvero chiuderegli occhi e vacillare nel mondo dei sogni le passo a camminare astento verso il soggiorno senza un briciolo di sonno. Certo, ci sonole volte in cui si va a letto a mezzanotte meno qualcosa e ci sisveglia anche a mezzogiorno, ma sono rare. In vacanza, fuori di casa,il problema solitamente non si pone. Dormo quanto mi pare e ne vadofiera. Ne esco trionfante. Quindi sorrido al mio telefono quando vedoscritto sul display 12:38. Grande!
Facciopassare attraverso il collo la mia maglietta lunga blu piena distrappi e buchi, una cosa super carina che ho comprato in un negoziovicino a casa, e i jeans larghi e medio-corti dall'estremità scucitaapposta, presa per ispirarmi a Cole Becker. Non so come se la cava ilresto della popolazione mondiale ma io ci impiego minimo dieci minutiper sistemare la braghetta dei pantaloni. Ogni volta. Credo di doverfrequentare un corso specializzato, magari che mi insegni anche adallacciarmi le scarpe entro un quarto d'ora. Puntosull'indispensabile.
Tirofuori dalla trousse uno specchietto, di quelli sporchi di trucco, diditate e dai lati decorati di misterioso marrone-rossiccio a cui nonso dare spiegazione. Lo posiziono davanti alla mia faccia, tenendolocon una mano mentre con l'altra faccio la solita guerra contro i mieicapelli, impugnando la mia spazzola celeste. Oggi sono piùappiattiti e annodati del solito. Merda!,penso, sembro un cantante heavy-metal!
Poggioi piedi sulle infradito e mi affaccio alla cucina, dove non c'ènessuno. Rimane un unica ciotola arancione sul tavolo, di fianco allabusta di cereali e dietro un bicchiere di vetro. È la mia colazione.Tiro fuori dal frigo il succo e lo verso con la paura di farepasticci. Prendo il cucchiaino poggiato sopra lo scottex e ci dodentro.
Restoa casa finché Fede non torna, all'una e un quarto. Quando mi vedesdraiata sul divano col telecomando in mano fa quasi un sussulto perlo spavento. Se fossi una persona estroversa e aperta riderei dellasua reazione ma non lo sono e non ne sarei capace. Quindi mi limito asedermi in modo scolastico e a salutarlo con la mano. Sorride e simette di fianco a me. In tv viene trasmesso Victorious, che nonguardavo da qualche mese.
-Annaha provato a svegliarti ma mamma le ha detto di lasciar stare- spiegalui, osservando lo schermo confuso -Ha detto che così tieni leenergie per il concerto di oggi-.
Ilconcerto! Ci andrò! Il mio primo concerto! Degli Swmrs! Fantastico,grazie, grazie, grazie!
-Grazie...-dico a denti stretti con le guance colorate e un timido sorrisodecorato sul volto. Abbasso lo sguardo sui miei piedi intrappolatinelle ciabatte. Con le dita tamburello sul bracciolo del divano. Fedecambia canale. Non trova niente che lo convince e abbandona latelevisione su un programma di cucina. Si alza e riempie un bicchiered'acqua, poi mi chiede se ne voglio anch'io. -No, grazie-.
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Blue and Brown
FanfictionClaudia va ad Oakland, ospite degli zii e dei cugini, ed entra in contatto con il mondo che ha sempre sognato: quello degli Swmrs e degli Mt. Eddy. Riuscirà però in breve tempo a rovinare la magia e a trasformare la situazione in puro stress e lei s...