-Ilmio zaino!- esclamo dopo aver cercato come una stupida il portafogliattorno al mio corpo. Sento una nota spezzata nella mia voce, un urloplacato, un tono da pianto, un suono sordo. Se ho perso lo zaino hoperso anche il cellulare. Ho perso una giacca e qualche banconota emonetina. Per fortuna le robe più importanti sono a casa, perchéevito di portarmi dietro il grosso. Ma il cellulare no. Quello miserve. È importante. I miei occhi schizzano verso quelli con cui hopiù confidenza, quelli con cui si mischiano più frequentemente:Jakob. Anche i suoi sono sui miei e sembrano stressati come i miei. Oè la mia immagine che si riflette sul nero delle pupille? Sentodell'amaro sulla lingua, il sangue solido e le orecchie fischiano. Ilrespiro si dimezza e mi sembra di non avere abbastanza aria attornoalla bocca e al naso. Mi muovo scattante sulla sedia, passando inrassegna i volti dei ragazzi, come se potessero aiutarmi in qualchemodo. Jakob si alza in piedi e mi mette una mano sulla spalla-Andiamo al parco-. Tutti gli occhi chiari lo guardano confuso, estiamo parlando di ben otto occhi, se si contano anche i miei.-Voi... tornate a casa- aggiunge guardando i tre musicisti, poi sivolta verso di me -Pago io per te-.
-Scusa...-soffoco le parole guardando in basso, con le guance rosse e i capellisul volto. Vorrei sparire.
Quandosuperiamo il cancello del parco una sensazione di angoscia micolpisce come un fulmine sul petto. E se non lo troviamo? Sel'hanno preso? Cosa faccio? Come faccio?
-Tranquilla-mi sussurra lui, come se potesse leggermi nel pensiero. La sua manosi avvicina al mio braccio, penso come per rincuorarmi, ma si fermapoco prima di sfiorarlo, tornando indietro e buttandosi di fiancoalla sua gamba, abbandonando l'istante di respiri sospesi elasciandoselo alle spalle come un ricordo di imbarazzante silenziodove nessuno ha detto niente per alleggerire l'atmosfera. Entrambievitiamo il contatto visivo e mi accorgo che ci siamo allontanati diqualche passo, io mi sono avvicinata ad una estremità del parco elui all'altra. Sento un tuffo al cuore e mi mordo la guanciadall'interno per interrompere il suono delle mie labbra quando fannofuori-uscire l'aria attorno al mio viso. Arriviamo alla pista perskateboard. Un gruppo di ragazzini fa avanti e indietro sulle tavole,senza azzardare strambe coreografie o buttarsi in salti mortali. Solodopo un secondo riconosco Jazz, l'amico di Federico, sorseggiare unsucco in cartone nell'attesa del suo turno. I nostri sguardi siincontrano e nessuno dice o fa niente. Salutalo. Salutalo.Salutalo. Io e Jakob gli passiamo di fianco alla ricerca dellozainetto bianco con le emoji, ne approfitto per alzare la mano ebisbigliare un 'ciao'. Poi lo vedo. Lì, esattamente nella panchinasu cui ero seduta, resta su un lato dello schienale. Senzaaccorgermene noto di aver tirato verso di me la maglietta a manichecorte bianca di Jakob. La tengo stretta in un pugno e rimane tra lemie dita mentre il tessuto si scalda per la presa. Anche la mia manosi scalda. I miei occhi incontrano i suoi e rimango senza fiato.Mollo la maglia e corro verso la borsa, buttandomela su una solaspalla e facendo ritorno saltellante verso la sagoma di Danger, chedi pericoloso non sembra avere niente. Ci penso un secondo peraccertarmi di poter realizzare il mio pensiero e buttargli le bracciaattorno al collo in un velocissimo e distaccato abbraccio gioioso.Appena sento il mio petto sfiorare il suo mi allontano dall'abbraccioe gli rivolgo un sorriso, con le guance rosse per svariati motivicome, che so, aver trovato la borsa o, forse, creato uncontatto vero e proprio, averlo sentito, averlo provato dritto incuore e in mente. Anche lui sorride e, soprattutto, cosa che trovomolto buffa, anche lui è arrossito. Ho dato colore alle guancedel figlio di Billie Joe Armstrong!
-Scusa-dico a denti stretti, abbassando un po' lo sguardo verso il cemento.Non mi risponde ma i lati delle sue labbra si arricciano e i nostripetti si muovono per il fiato pesante carico di emozioni. Moveover a little closer than before and/ fingers touch near your wrist/It's a metaphor. No! Devo dirgli la verità.
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Blue and Brown
FanfictionClaudia va ad Oakland, ospite degli zii e dei cugini, ed entra in contatto con il mondo che ha sempre sognato: quello degli Swmrs e degli Mt. Eddy. Riuscirà però in breve tempo a rovinare la magia e a trasformare la situazione in puro stress e lei s...