Miss Hyde (parte 2)

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Sentii un suono sordo alle mie spalle, accompagnato da una relativamente lieve spinta in avanti e un mugolio di fatica, come di qualcuno che compia uno sforzo a cui non è abituato.

Guardandomi alle spalle, vidi l'inquietante individuo brandire un pesante tubo di ferro, lievemente deformato dall'impatto con la mia schiena. "Vattene. Ti prego." Sospirai, spingendolo gentilmente, con la sola forza necessaria a farlo inciampare.

Non feci in tempo a girarmi, che lui mi era addosso di nuovo, colpendo alla cieca come il folle che era, senza alcun tipo di successo. Lo allontanai con sempre più veemenza, ma meno convinzione, ancora molte volte, la sua espressione sempre più frustrata mentre tornava all'assalto.

Vidi, però, nei suoi occhi spaventosi, una luce che non avevo notato prima, come se, per una volta nella vita, non fosse convinto fino in fondo del voler fare fuori qualcuno.
I suoi colpi divennero sempre più precisi e studiati, ma al tempo stesso meno potenti, al punto che potevo ignorarli e ragionare su cosa lo portasse ad agire così. Potevo intuire che anche in lui si era rotto qualcosa, ma potevo solo speculare su cosa avesse causato la rottura.

Mentre ero immersa nei miei ragionamenti, sentii un lieve fruscio , e vidi che anche il mio poco convinto assalitore lo aveva percepito. Da un cespuglio vicino, un'ombra balzò allo scoperto, allontanando questo... Jeff... da me. Guardando con più attenzione compresi che una ragazza, forse della stessa età dello psicopatico, gli stava sopra, e i due lottavano riguardo a un coltello. "Ti ho finalmente trovato, Woods" Sibilò la giovane, mentre io osservavo impietrita e stupefatta "Ora potrò vendicarmi di tutto ciò che mi hai fatto passare..."

Il suo aspetto, la sua furia omicida, persino i suoi comportamenti mi ricordavano molto del suo avversario, che riuscì improvvisamente a liberarsi, sfruttando una lieve disattenzione nella sua nemica.
Vista la sua sostanziale inferiorità numerica ed il suo essere disarmato, decise di fuggire, inseguito dalla nuova arrivata.

Quella sera non mangiai nulla. Avevo deciso di lasciarmi morire, dopotutto.

Il mattino dopo, ripresi conoscenza al di fuori del mio rifugio, con le dita sporche di sangue e pelliccia, e l'aria che scorreva sui miei pettorali...
Evidentemente, avevo cacciato e mangiato un qualche animale notturno mentre non ero cosciente. "Perché" pensai "non mi lasci morire? Cosa vuoi da me?"

Non ebbi risposta.

Capii di non essere in controllo quando i miei piedi iniziarono a portarmi verso la città, seguendo le impronte che i due folli della sera prima avevano lasciato.
Vidi del sangue a terra, dove probabilmente la ragazza aveva raggiunto e nuovamente aggredito il ragazzo.

Mi diressi, ancora incapace di controllare il mio corpo, verso dei cespugli, dove Jeff si era probabilmente nascosto, prima di allontanarsi coperto dalla vegetazione. Nella luce mattutina, vidi due serie di impronte, segno del fatto che la ragazza non aveva trovato la sua vittima prescelta. Seguii la traccia bordata di gocce di sangue sempre più rare, prima di notare che entravano nel cortile di una casa, da cui uscivano ricoperte di sangue, ma senza più gocce. Sentii un fremito dentro di me, e non riuscii a comprendere se fosse di eccitazione o di disgusto. Notai che le impronte dovevano essere recenti, e che lo diventavano sempre di più mentre le seguivo, come se si muovesse molto lentamente. Ad un certo punto, finii in un capannone abbandonato, in cui aveva lasciato le sue scarpe, ai piedi del cadavere di un ragazzo. "Mi hai raggiunto, finalmente..." sentii la voce ormai nota alle mie spalle "Sai, mi hai incuriosito. Percepisco una grande bellezza dentro di te, qualcosa che si avvicina alla mia..."

La mia voce uscì da sola, ancora una volta.
"Sì, sei decisamente una persona interessante. Hai un che di disgustoso, ma abbiamo uno scopo in comune. Dunque, ti permetterò di aiutarmi, se mai ne avessi bisogno."

Lui ignorò la seconda parte del mio discorso, e si avvicinò ancora di più, coltello alla mano. Iniziò a incidere con il coltello nelle mie guance, sembrava in trance.
Immediatamente, la mia mano scattò, rompendogli il polso e costringendolo a lasciare il coltello. "Non provare mai più a fare una cosa del genere" sibilò la mia voce "altrimenti ti riduco in poltiglia..."

Convinta di aver trovato il momento giusto, tentai di riprendere il controllo. Sentii una voce nella mia testa, per la prima volta: "Non hai capito? Ormai non sei più proprietaria della tua mente..." la voce era suadente e minacciosa. "Sei solo una passeggera del tuo cervello."

"Chi sei?" Urlai, mentalmente.

La risposta mi sconvolse. "Sono il tuo sogno, così che tu sia reale, sono il dolore quando non senti nulla, sono la rabbia nascosta sul fondo. Tu sei chi prende la colpa per ciò che faccio. È difficile da credere, ma io sono te...
Ma soprattutto, sono il male dentro di te, la tua Miss Hyde per la tua Dottoressa Jeckyll. E la rabbia verso i tuoi bulli mi ha resa più forte, così che la tua debole compassione non mi può più ostacolare.
E ora goditi lo spettacolo, mentre uccido chiunque incontri"

Gridai, di rabbia e di dolore, di paura e di disperazione, e quel mostro me lo permise, ridacchiando nella mia mente. "Avrei dovuto rivelarmi prima, se avessi saputo che l'effetto sarebbe stato così esilarante" mi schernì.

Da quel giorno, come nel romanzo di Stevenson, la ragazza che ero non esiste più. L'essere che abita la mia mente uccide per divertimento, spesso in coppia con il disgustoso ragazzo pallido. Nei primi tempi cercavo di ribellarmi, ma ora ho capito. Non riuscirò mai a vincere uno scontro frontale, ma posso prendere controllo delle piccole cose di cui ci si dimentica, e salvare vite con quello che ho.




Nota del Novembre 2019: Nonostante le varie somiglianze, questo racconto non rappresenta una persona affetta da disturbo dissociativo dell'identità (o dissociative identity disorder, DID). In ogni caso, mi scuso per aver contribuito, nel mio piccolo, a presentare lo stereotipo delle persone affette da DID come possibili psicopatici.

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