Capitolo 1

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Andrew    

10 settembre 2017

 La fantasia non ha età e i sogni sono per sempre.                                                                                          -Walt Disney

                                                       

Sono appena arrivato all'università, questo sarà il mio primo giorno qui dopo due anni di università a New York.

Ho accettato la borsa di studio per il football all'istante quando mi è stata data, perché lo credevo un vero e proprio sogno, giocare  in una delle città più belle del mondo,  in una città più che grande, con tutte le comodità del mondo, lo ammetto era un vero e proprio sogno   ma... non credo fosse il mio, forse semplicemente vorrei farcela solo con le mie forze,  ma nella città che ritengo casa mia e vorrei fare quello che desidero senza sentirmi costantemente manipolato...

Flashback
2007

"È inutile che sorridi Andrew, tanto non ci andrai a quella stupida mostra" smetto all'istante di sorridere e abbasso la testa guardando il pavimento  cercando di non liberare le lacrime che mi annebbiano la vista "Ma mamma, questa volta però l'avevate promesso, avevate detto che se continuavo a giocare a football potevamo andare alla mostra di fotografia tutti insieme."
Mia madre come suo solito alza gli occhi al cielo ed evita il discorso facendo finta di nulla, mio padre che è seduto accanto a lei, continua come se nulla fosse a lavorare, anche se passano fuori città circa cinque giorni alla settimana per lavoro e lasciano me e mio fratello con i domestrici, quando sono in casa fanno finta di nulla, come se noi due non esistessimo. Tento ancora invano di convincerli mostrando loro l'opuscolo che mi ha gentilmente dato la mia professoressa d'arte "Guardate la signora O'Brian mi ha regalato questo, ci sono illustrate alcune delle foto e alcuni dei dipinti più belli che ci saranno e..." succede tutto troppo velocemente "Adesso basta, va in camera tua, non arriverai mai da nessuna parte con queste sciocchezze, smettila di parlare di queste stupidaggini una volta per tutte, piuttosto pensa a concentrarti sul football" prende il foglietto che ho tra le mani e senza alcuno scrupolo lo strappa davanti ai miei occhi in tanti piccoli pezzi, indietreggio lentamente e mi fermo accanto le grandi scale di marmo d'avanti la porta di ingresso, quando sento "Dovrei parlare con il preside e far cacciare questa professoressa dalla scuola, sta cercando di deviare i suoi pensieri e di non farlo concentrare nel modo giusto su quello che dovrebbe con questa storia dell'arte e della fotografia"...

Fine flashback

Quella fù l'ultima volta che parlai loro di quello che desiravo fare, ero diventavo un soldato che ubbidiva ai loro ordini, credevo fosse una cosa giusta permettergli di manipolarmi a loro piacimento, ero in un certo senso convinto che facessero tutto ciò per il nostro bene, alla fine erano pur sempre i nostri genitori, ma un pò di anni fa ho finalmente compreso che quelle due persone chiamate  mamma e papà altro non erano che due persone egoiste e senza principi, disposte a tutto pur di arrivare ai loro sporchi scopi, i miei erano solo pensieri di un bambino desideroso esclusivamente di amore da parte dei suoi genitori... forse la mia decisione di andare a New York, oltre che stabilita principalmente da loro, era un modo per me di sfuggire alle loro grinfie, e sono riuscito a resistere per ben due anni, non posso neanche dire che  mi trovavo male, perchè sono stato fortunato a trovare delle brave persone, bravi amici, addirittura bravi professori, mi hanno addirittura regalato un attico a Manhattan tutto per me, potevo organizzare feste quando e come volevo, insomma avevo tutte le libertà  e la vita che quasi tutti vorrebbero, ma come ho già detto, quelli non sono e mai saranno  i miei sogni.

Decido finalmente di uscire dalla mia auto e di ricominciare la mia vecchia e nuova vita.                                                                    

Il piazzale è semi deserto dato l'orario. Mi soffermo qualche minuto sul maestoso palazzo in pietra che ho dinanzi, vengo rapito da tutti i dettagli che rifiniscono le pietre, dagli stemmi dipinti sulle bandiere, dall' sapore di storia che mi da questa vista... Mi sento un pò a disagio, forse per la sua grandezza, oppure per la quantità di persone che ospita ogni giorno, non so di preciso che cosa mi dia questa sensazione, ma ho come la certezza che questa cosa scomparirà prima o poi, adesso che sono con i miei amici, che insieme a mio fratello compongono la mia famiglia, nella città in cui tutto e cominciato e in cui tutto continuerà come dico io.

Sono stato rapito dalla curiosità, da quando ho iniziato a muovere i piedi circa quindici minuti fa, non riesco più a fermarmi, in questo momento, sto ispezionando il giardino sul retro del palazzo, sto cercando un posto che possa in qualche modo darmi la giusta senzazione di familiarità e che potrà essere il "mio" posto per almeno il resto dell'anno.

Ho continuato la mia ricerca per qualche minuto, fin quando non ho trovato un albero che sembra perfetto per me, è a metà strada tra il giardino dell'università e il lago, non sembra molto popolata come zona, molto probabilmente perchè è un pò troppo lontana dall'entratà, però è fantastica per me.  Mi stendo completamente sotto l'albero e prendo alcuni opuscoli che ho trovato all'interno poco fa. Sono ancora disteso al di sotto dell' maestoso albero dato che non sono esattamente, quando pochi istanti fa si è seduto qualcuno dall'altro lato, e dato che vorrei che questo posto rimanesse mio, lo ammetto sto andando a marchiare il territorio, lascio tutto sul prato e faccio il giro, rimango un attimo spiazzato dalla persona seduta contro l'albero... il mio stato muta velocemente, e prima di rompere il silenzio mi prendo la libertà di osservarla meglio da vicino proprio come ha fatto lei con me un pò di tempo fa. É naturalmente meno vestita della volta scorsa essendo settembre, porta dei sandali marroni ai piedi, ha le unghie colorate di un rosso scuro, le sue gambe sono completamente nude fin poco sopra le ginocchia, indossa un vestitino bianco floreale con le braccia scoperte ed un cinturino in vita, tra le mani ha un libro di cui non riesco a scorgere  il titolo,  ha i capelli raccolti in una treccia che porta di lato e delle cuffiette nelle orecchie, il suo viso fino a pochi istanti fa era quasi completamente  illuminato, dal sole, finché non le ho coperto la fonte di luce e si è rivolta verso me, mi beo del suo sguardo sorpreso e le sorrido nello stesso istante...

Ciao a tutti, spero con tutto il cuore che la mia storia vi piaccia e soprattutto vi emozioni in qualche modo...                                                    VI auguro una buona notte -Marta

I wanna happy with youDove le storie prendono vita. Scoprilo ora