lei🌂 pt.2

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La sera tornai a casa riflettendo sulle parole che mi disse Mia, sembrava quasi come se fossi tormentato dalle sue domande.
Avevo delle risposte ,
ma non avevo la forza per dirle cosa mi spingesse a tanto,
le circostanze mi avevano portato a mettere su delle maschere che raffiguravano solo il personaggio che andava bene per la società,
ma non per me stesso.
Infondo in tutto questo mi ero trovato per via di alcune scelte che ho preso in passato forse perché detestavo proprio essere preso di mira da un gruppo di amici o dalla società.
Il giorno dopo tornai in piazza al solito posto,
ne accesi una
la cosa che mi piaceva più del fumo era
che riuscissi ad immaginare.
Ad un tratto arrivò lei, si sedette vicino a me, prima inizio a guardarmi come se volesse dirmi qualcosa
ma era come se si vergognasse perciò abbassava lo sguardo,
l' atmosfera sembrava quasi quella di una storia d' amore, si sentivano soltanto i nostri sospiri.
Ad un tratto mi disse:
"perché fai così?"
sembrava quasi come se leggesse nei miei pensieri, come se vedesse dentro i miei occhi, quanto fossi stufo di fingere
quanto fossi stanco di questo mondo.
Le risposi con voce sospetta:
"cosi come?"
oltre ad essere schiavo di questa società
ero un ragazzo chiuso, pieno di insicurezze, perciò mi giocavo la conversazione sulla difensiva;
anche se in realtà avevo capito a cosa si riferisse.
In realtà mi aspettavo delle scuse da lei dopo i modi in cui si era rivolta a me.
Passarono minuti prima che ricevessi una sua risposta, intanto di quella sigaretta che stavo fumando era rimasto solo il mozzicone, la buttai ed arrivò una sua risposta.
"Sai benissimo di cosa parlo, sei un burattino, che viene spinto da ideali sbagliati da i tuoi amici si vede benissimo che fingi"

Risposi:
" Sai prima ero anch'io come te, non pensavo molto a cosa pensassero i miei amici, la società, ero un bravo ragazzo,
rispettato da i miei in famiglia, ma deriso da chiunque mi vedesse.
Ho deciso di cambiare, perché ero stanco di quella vita, sarei diventato quello che volevano i miei"

lei replicò: " tu cosa vuoi?"
non le risposi,
ne accesi un' altra abbassando lo sguardo
mi allontanai, come se fossi stufo
di quello che ci eravamo detti.
Non la rividi più per quel giorno,
forse era meglio così, avevo già sentito abbastanza prediche da i miei, non volevo sentirne altre da lei.
Ero un po' stufo di tutti, ripensandoci avrei preferito non essere nato,
tutti che ti impongono i propri ideali,
i propri modi di essere
senza ascoltare quello che sei realmente.
Ma io cosa voglio realmente?
Non lo so più, sono diventato l'insieme di pensieri, che hanno cancellato il vecchio me.
Tornando a casa mi chiusi nella mia stanza, con la musica a palla
e qualche grammo che mi era rimasto dalla sera prima.
Ad un tratto sembrava quasi di aver avuto un flashback, di me da bambino,
ero spensierato, credevo in questo mondo, credevo nelle persone,
ero troppo piccolo ma era bello
pensare per un attimo come se avessi ancora 5 anni,
quando l'unico problema era finire qualche scarabocchio del giorno prima.
Era l'erba a farmi immaginare tutto questo, a farmi staccare da tutto,
da li sprofondai in un sonno profondo.
A tarda notte venni svegliato dalla vibrazione del mio cellulare
erano le 4 del mattino , dissi
"chi sarà mai a quest'ora?"

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