Strangers in the night

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Mi stavo sentendo a mio agio, incredibilmente. Non amo andare ai megapranzi o alle feste con tante persone, le quali la maggior parte nemmeno hai mai visto. Però, tra un bicchiere di vino, due risate e i tuoi occhi che mi scrutavano impetuosi, io mi sentivo bene. All'ennesimo tuo sguardo, io inspirai per l'emozione e mi guardavo attorno imbarazzata. Di solito è sempre la stangona accanto, coi tacchi e il vestitino sexy ad attrarre gli occhi degli uomini, anche di quelli più affascinanti, lasciando a me, timida ragazza con le sneakers, i discorsi estasiati degli amanti di calcio. Invece, tu no. Tu, guardavi me. Tu, parlavi, ridevi, intrattenevi gli altri e guardavi solo me. Sorridevi a me. Ed io morivo dalla vergogna. Ed io mi chiedevo cosa avevo che non andasse, magari il basilico della bruschetta fra i denti, o il pomodoro all'angolo della bocca, anzi, no!, il naso sporco. Poi avevi iniziato a parlare di tutt'altro, non senza ulteriore imbarazzo da parte mia, rivolgendoti a me. Complimentandoti dei miei interessi, consigliandomi sui sogni, le aspettative, le speranze. "Mai arrendersi", avevi aggiunto con così tale enfasi che gli occhi hanno iniziato a brillarti, "poi le cose belle arrivano... come te."Se è possibile che un essere umano si evolva ad uno stadio in cui possa, successivamente, assumere tratti tipici animaleschi, io ero la donna X che era diventata di tutti i colori in quel momento e desiderava solo di diventare invisibile, prima che qualcun altro fosse complice di quello che mi sembrava uno scherzo. Per un certo verso, mi arrabbiai anche. Certo non potevi sapere che non mi piacciono i complimenti, peggio ancora davanti agli sconosciuti, ma io non vedevo l'ora di andarmene e mi alzai con una scusa per fuggire via da te, sperando, in cuor mio, che rinunciassi a rivolgermi parola, magari te ne andassi e io avrei potuto continuare a riempirmi le fessure dei denti con tutto il basilico sulle bruschette in santa pace."Stai scappando?", sorridevi sornione, davanti l'uscita dal bagno."Tu mi segui?""In un certo senso, sì. Devo andare al bagno.""Oh...", io risposi impietrita per la bella figura che mi aveva fatto fare. Ero furiosa, non solo mi prendeva in giro davanti a tutti, ma continuava a farlo nonostante gli avessi fatto capire che non era gradito. "Bene, è tutto per te.""Ci vediamo al tavolo?""No, io non credo". Sorrisi di circostanza e mi dileguai subito fra la marea di sconosciuti, sperando di trovare subito un taxi libero a quell'ora.In strada, stavo congelando. Mi riscaldavo alitando nelle mani congiunte alla bocca e maledendo, nel frattempo, tutti gli autobus, i taxi e gli amici che restano a tarda notte pur di ubriacarsi e limonare con qualche disperato. "Mi hanno detto che sei a piedi."Sussultai a quella voce così vicina."Ma mi hai spaventata!""Perdonami, non volevo", quegli occhi erano così dolci che li avrei baciati fino a tarda notte. "Mi stai ascoltando?""Scusa?""Ti chiedevo se volessi un passaggio, non mi piace che tu vada in giro da sola a quest'ora.""Ma no, stai tranquillo, ti ringrazio."


"Io insisto.""Dai, non puoi abbandonare la festa per causa mia, vai su e vatti a divertire.""Sì, e magari farmi assediare da quella panterona che non mi mollava un secondo con gli occhi? Ma dio mio, l'hai vista?""Credevo che agli uomini piacessero questo tipo di attenzioni.""A me no."Giurai a me stessa che se avesse sorriso un'altra volta a quella maniera sarei fuggita a piedi alla Speedy Gonzales."Ti stai congelando. Dai, ti porto a prendere una cioccolata calda."Ma, poi, dopo la cioccolata, mi hai portato a casa e, poi, dopo avermi portata a casa, mi hai portato in un luogo in cui niente è definito e tutto è paradiso. Perfino quel ricciolo all'angolo della tua bocca che si intrometteva fra le nostre labbra, o quel lenzuolo in cui ti sei aggrovigliato e da cui non riuscivi più ad uscire."Ma da dove sei venuta?", mi hai detto, poi, baciandomi con una tenerezza che scalfiva come lama nel burro. Io mi stavo chiedendo, invece, da dove tu fossi venuto. Quale angelo ti aveva portato nel mio letto, fra le mie braccia. Non ero mai stata abituata a tanta dolcezza. Magari qualcuno potrebbe rispondere che, si vede, non ero solita alle avventure di una notte in cui a mezzanotte ci si promette la luna e alle sei del mattino dopo si è due perfetti sconosciuti. "Strangers in the night...", mi venne da dire, pensando a Frank Sinatra. "Siamo due sconosciuti che si stanno amando per una notte.""Se la pensi così...", fece serio, allargandomi le braccia e venendosi a sdraiare eccitato su di me e terminando quella notte fra sussurri e gemiti.



Noi, due destini paralleli Where stories live. Discover now