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Era da circa una settimana che Robert frequentava il corso di arte. I ragazzi avevano avuto ragione: la signora Agustin aveva accettato volentieri il ragazzo nel suo corso, ma la sua arte l'aveva scossa. Comunque, l'insegnante gli aveva dato il permesso di stare nell'aula ogni qual volta non avesse saputo dove passare del tempo. Mary e Charles continuavano senza cambiamenti i loro corsi: la prima frequentava le lezioni di chimica, biologia e biochimica; il secondo partecipava alle lezioni di latino, greco antico, cinese e russo. Ovviamente non tralasciava i libri tramandatili dagli avi, soprattutto se erano in una lingua morta. Inoltre, Charles era molto bravo a farsi amicizie e molto spesso compagni di altre nazioni gli avevano insegnato qualcosa della loro lingua natale. In definitiva, se la sarebbe cavata ovunque fosse andato. Proprio quest'ultimo, durante il cambio dell'ora, fu raggiunto da una ragazza che gli lasciò il segno della mano sulla guancia. «Lucy?! Che ti è preso?» chiese confuso, massaggiandosi la gota malmenata. «Non fare lo stupido, lo sai benissimo!» ribatté lei, quasi in lacrime. «Lucy, ti prego, spiegami...» Cercando di riprendere il controllo, la ragazza singhiozzò:« Emily mi ha detto che l'altro giorno te ed Erik vi siete visti. E ha detto anche che eravate molto... confidenziali.» Ricordando il momento, la rabbia della ragazza tornò a galla e le fece dare un paio di pugni al petto del giovane Winchester. «E te credi davvero a quello che dice Emily?» Adam sorrise e sospirò di sollievo. «Se Erik scopre che te l'ho detto, mi disintegra...Sai perché ci siamo visti?» Lucy scosse la testa, cercando di non dare troppo in escandescenze. «In questi giorni ti ha visto stressata e stanca. Così per farti svagare un po' ti voleva portare ad un concerto, ma non sapeva qual era il tuo gruppo preferito! Era disperato quando l'ho visto. Caspita, non pensavo fosse così innamorato di te!» Concluse sorridendole. La ragazza tirò sul col naso mentre rifletteva sulla spiegazione del ragazzo. «Aspetta! Erik è innamorato di me?!» esclamò. «Perdiana, Lucy! Si può sapere che hai per la testa per non rendertene conto?» Un sorriso spuntò timido sul volto della ragazza e si espandeva di più in ogni istante in cui lei realizzava di essere ricambiata. Diede un bacio sulla guancia di Charles e così come era arrivata, si dileguò tra la folla di studenti.
«Bene. E ora, con molta attenzione, estraete il rene.» I ragazzi nel laboratorio di biologia impugnarono il coltellino per poi eseguire il comando del professore sul povero pesce. Con la precisione data dalla caccia, Mary riuscì in un abile movimento a togliere l'organo alla sua vittima. Accanto a lei, invece, una brunetta continuava a guardarsi in giro disgustata dall'inizio dell'ora. «Agata, devi togliere il rene da quel pesce.» le disse Jo. «Oh no, io non ho intenzione di toccarlo quel coso.» ribatté la compagna. «Guarda che il professore ti metterà una nota.» «Fatti gli affari tuoi, Winchester.» rispose secca. Mary però continuava a fissarla e Agata, seppur controvoglia, iniziò a tagliare la pancia del pesce sotto lo sguardo attento della bionda. Quando completò l'operazione, mise una mano dentro e estrasse la prima cosa viscida che le capitò. «Quello è il fegato.» Commentò Mary. «Falla finita! Non ho intenzione di mettere una mano dentro questo coso schifoso. È viscido e puzza. Non me ne starò chiusa in camera per le prossime tre settimane solo perché l'odore di cadavere non va via!» sbroccò con acidità la ragazza. Jo ripensò a quella volta in cui rimase bloccata in una bara con il legittimo proprietario durante una caccia. Non era stato piacevole, ma le era successo di peggio. Avvicinò l'organo precedentemente estratto dal suo pesce alla compagna. «Rene.» annunciò. Prese il coltellino ed ad uno ad uno estrasse tutti gli organi presenti nel corpo della sua cavia, poggiandoli davanti ad Agata e nominandoli. Per ultimo, estrasse l'occhio. Agata vomitò, rigettando tutta la colazione. Mary alzò lo sguardo al cielo, scuotendo la testa in disappunto. "Che schizzinosa...". Solo in quel momento si accorse che tutta la classe aveva smesso di torturare l'animale morto per guardare la scena. Il professore intanto si era avvicinato:«Taglio preciso, rimozione organi pulita. Hai... hai fatto un lavoro degno di un chirurgo.». Esclamò il professore, osservando gli organi messi in ordine sul tavolo bianco. «G-grazie...?» La campanella suonò e Mary si dileguò, scappando più velocemente possibile dalla stanza. Se le avessero chiesto qualcosa, non poteva certo rispondergli che aveva fatto pratica ricucendo tutta la sua famiglia, no?
«Ragazzi, cercate di finire presto il vostro lavoro, la campanella suona tra dieci minuti.» la voce della signora Agustin interruppe il silenzio che si era creato per dare la possibilità ai ragazzi di concentrarsi. Alcuni sussultarono quando si resero conto dell'orario, ma Robert continuò a dipingere sul suo cavalletto. Dopo aver finito il suo giro tra gli studenti, la professoressa raggiunse il Winchester. «Robert, perché hai dipinto la donna con il volto disperato?» Domandò la professoressa, riscuotendo il ragazzo dal suo mondo. «Che cosa?» chiese, un po' incerto. «La donna della scultura sorride, vedi? Perché te l'hai fatta triste?» «Io non...» Il ragazzo guardò il suo disegno: non era completamente colorato, ma almeno aveva reso l'idea della sofferenza della donna. Guardò oltre il suo cavalletto, per buttare un occhio sulla scultura. La donna era nella stessa posizione del suo disegno, ma sorrideva, quasi imbarazzata da complimenti immaginari che stava ricevendo. Robert non poteva credere ai suoi occhi: si era impiegato così tanto per rendere l'espressione, e ora scopriva che era sbagliata?! Come era potuto accadere? «L-le chiedo scusa, professoressa. Io non so davvero...» balbettò. «Tranquillo Robert: è un disegno bellissimo e per questo te lo valuterò positivamente. Ma non ti aspettare un voto troppo alto!» Lo tranquillizzò la signora Agustin appoggiandogli la mano sulla spalla. In quel momento la campanella suonò e velocemente gli studenti si riversarono nel corridoio. John, con tutta calma, ripose i suoi attrezzi nell'astuccio che poi mise nello zaino. Prima di chiudersi la porta alle spalle, guardò un'ultima volta la scultura: la donna ora aveva le sopracciglia corrucciate e piangeva.
A pranzo, come sempre, i tre Winchester si sedettero allo stesso tavolo. Erano soliti raccontarsi la loro mattinata o scambiare quattro parole con i compagni che condividevano il tavolo. Ma quel giorno, Robert non aveva voglia di chiacchierare di frivolezze. «Vi posso giurare che ha cambiato volto!» continuava a ripetere ai suoi compagni. «Si fratellino, ce l'hai già detto.» sbuffò la sorella Mary. «E che nessuno tranne me l'ha vista?» insistette. «Si Bobby, ci hai detto anche questo.» Rispose Charles. «Cosa credi che sia? Un fantasma? O ti sei fumato il cervello te?» Aggiunse poi. «Non c'è bisogno di essere scorbutici Adam, sto solo dicendo che forse è meglio controllare!» replicò indignato il cugino. «Dì la verità, oltre al tuo lato da cacciatore c'è anche quello di artista che sta soffrendo, vero?» scherzò Mary. Robert appoggiò il suo vassoio sul tavolo che avevano raggiunto parlando, poi si sedette. Appoggiò la testa sulle sue braccia e sussurrò:«Com'è potuto accadere?» Charles rise. «Su cugino, riuscirai a recuperare il brutto voto con un altro disegno. Tanto la professoressa Agustin ti adora!» Il moro rialzò la testa, mogio. «Non devo recuperare nessun voto: la professoressa ha detto che comunque mi valuterà il disegno positivamente.» rispose. A quel punto, la sorella, indignata, prese il bicchiere d'acqua dalla ragazza che si era appena seduta accanto a lei e lo rovesciò addosso al fratello. «Che figlio di puttana!» esclamò. Con il viso bagnato, John si riprese dalla sua tristezza. «Ma che problemi hai?!» Le rispose. «Un fratello secchione, ecco il mio problema.» gli rinfacciò Mary. «Disse quella che oggi a lezione di biologia ha ripulito l'interno di un pesce senza sporcarsi un minimo.» Improvvisamente, la ragazza accanto a lei prese la parola, più per vendicarsi del bicchiere che per intromettersi nella conversazione dei fratelli. «Tu hai fatto cosa?!» Ora era Charles quello a bocca aperta. Iniziò così un battibecco che accompagnò tra risate e scherzi i tre Winchester durante tutto il pasto. Quando la campanella strillò, i ragazzi si separarono con dei precisi obiettivi: Mary avrebbe finito le lezioni della giornata, Bobby avrebbe cercato tracce di fantasma o ectoplasma nell'aula di arte e Charles avrebbe indagato su qualche morte avvenuta nella scuola. In primo luogo, Adam si recò nella biblioteca scolastica: da lì avrebbe potuto controllare le morti o le leggende legate a quella scuola con i libri o con il computer. E se non avessero dato buoni risultati, avrebbe chiesto alla bibliotecaria, una signora con una certa età, un po' bassa, cicciottella e con uno chignon di proporzioni smisurate. Era una persona un po' scorbutica, ma i Winchester avevano passato talmente tanto tempo in quella stanza che i quattro erano diventati come migliori amici. Così, appena si mise seduto alla scrivania, Charles iniziò la sua ricerca sul computer. «E ora, vediamo cosa hai da offrirmi...» sussurrò iniziando a scrivere sulla tastiera. Dopo tre quarti d'ora però accantonò l'idea di trovare qualcosa su internet. A quanto pare nessuno studente, professore o impiegato era morto in modi strani né li, né nelle vicinanze. In compenso c'erano stati alcuni casi di stupro e qualche denuncia per bullismo. Era interessante scoprire cose nuove, ma certe volte preferiva non sapere cosa celassero dentro i loro armadi i posti che frequentava. Passò ai libri e alle leggende, che forse l'avrebbero aiutato di più. Poco dopo, il suo cellulare vibrò: John gli aveva mandato un messaggio. "L'aula di arte è chiusa perché è caduto il lampadario. Non riaprirà finché non sistemeranno tutto. Sop." Charles sbuffò: il lampadario caduto confermava l'idea del cugino e quella sera avrebbero dovuto controllare dopo che tutti se ne fossero tornati a casa. Sop: stasera ore piccole. "Avverti Maryjo, io continuo le ricerche." Scrisse a Robert in risposta. Dopodiché mise il telefono nella tasca dei pantaloni e cominciò a leggere il primo libro che aveva preso.
«Charles... Charles!» una voce femminile e familiare lo svegliò. Con uno scatto, alzò la testa ma gli ci vollero alcuni secondi prima di accorgersi quello che stava succedendo: era ancora in biblioteca, circondato da libri di qualsiasi dimensione. Davanti a lui, Mary stava scuotendolo leggermente. «Ragazzo, vuoi un caffè?» Alla sua destra, la bibliotecaria stava accanto a Robert che aspettava a braccia conserte. «I-io? No grazie. Che mi sono perso?» chiese Adam, strofinandosi gli occhi. «Io e Mary abbiamo finito le nostre lezioni, possiamo tornare a casa. Hai trovato qualcosa prima di addormentarti?» rispose il cugino. «Nulla, nessuna storia interessante e nessun morto sospetto.» La signora accanto a loro ridacchiò. O almeno questo era il suo intento. La sua risata era alquanto... particolare. Così come il suo stile: quel giorno, con una camicia a grandi fiori rossi accompagnata dai pantaloni completamente bianchi, aveva scelto dei vestiti sobri. Anche se si ostinava ad acconciarsi i capelli nello chignon. «Ancora con questa storia dei fantasmi?» disse. «Che ci vuoi fare, non vogliamo essere impreparati quando al campus ci chiederanno una storia dell'orrore da raccontare davanti al fuoco.» Scherzò Adam. Ormai, usavano quella scusa praticamente con tutti: era un ottimo modo per ricevere informazioni utili senza sembrare dei pazzi fissati. «Se volete vi posso raccontare io una storia. Non è tetra, ma parla di persone morte e questa scuola.» Annunciò la signora. I tre ragazzi si guardarono, poi annuirono entusiasti. «Dovete sapere che la mia famiglia lavora in questa scuola da generazioni. Un mio trisavolo ha dato il suo sangue e il suo sudore per costruire questa scuola.» «Con sangue e sudore lei intende... figuratamente, no?» la interruppe Charles. «Certo ragazzo! Mi spieghi che tipo di film guardi quando ti annoi?» rispose la bibliotecaria, un po' interdetta. "La mia vita..." pensò il ragazzo, ma prima che potesse rispondere, la donna aveva già ricominciato a parlare. «Dato che il signorino qui presente ha un problema con il sangue, dirò che il mio trisavolo ha dato anima e corpo, preferisci? Comunque sia, alla sua morte, il preside di allora volle celebrare il suo lavoro con un quadro raffigurante il mio avo accanto alla scuola. Lo potete osservare nel corridoio principale, accanto all'ufficio della preside.» i ragazzi seguirono attentamente il discorso, ognuno immaginandosi la creatura con cui avevano a che fare. «Aspetti, mi sta dicendo che Amedeus Millinton, il fondatore di questa scuola, era un suo parente?!» esclamò Bobby dopo un po'. «Si esatto.» esclamò la signora sorridente. «La mia famiglia ha lavorato qui da allora.» concluse poi. I ragazzi erano senza parole. «Chiudetele quelle bocche o vi c'entreranno le mosche! C'è qualche problema?» «No, no... è solo che... beh, perché non è lei la preside?» Disse Mary, essendo la prima ad essersi ripresa. «Scherzi vero? Ho sempre odiato il lavoro di preside. Voglio dire: l'avete mai vista Vanessa, la preside Martin, quando esce la sera da scuola? E' sempre stanca, soprattutto ora che stanno per iniziare i lavori.» I ragazzi rimasero in silenzio, guardandosi interdetti. «Che lavori?» «Già, agli studenti non è stato ancora detto: buttano giù il vecchio magazzino.» «COOOSA!?» I tre urlarono in coro, per poi tapparsi la bocca. «E' un peccato, ci sono un sacco di racconti su quella stanza. Sai: è una stanza enorme, piena di oggetti vecchi e senza luce.» Improvvisò John. La bibliotecaria annuì, leggermente divertita. I quattro rimisero i libri nei rispettivi scaffali. Poi i tre giovani studenti salutarono la donna e si incamminarono verso l'uscita della scuola. «Con il magazzino inagibile a causa dei lavori, dove ci potremmo nascondere?» Chiese preoccupata Mary. «Non lo so sorellina. Dovremmo trovarci un nuovo nascondiglio» rispose Robert. «Accidenti, perché proprio quella stanza? Non la usava nessuno, era lì che veniva ignorata alla grande!» protestò Adam. I gemelli lo guardarono: «E' proprio per questo Charles: nessuno la considerava ed era nel mezzo. Giusto noi la apprezzavamo per quella che era.» Sospirò Jo. Ad un certo punto, una voce alle loro spalle si intromise nella conversazione. «Oh! Poveri, piccoli Winchester! Vi è morta la micina per caso?» Accompagnata come sempre dalle sue due amiche e i tre giocatori di football più bravi della scuola, Agata li raggiunse sui suoi tacchi. «Sicuramente qui una gatta morta c'è...» ribatté Mary. «Divertiti pure, perché tra poco non potrai più farlo.» Disse sprezzante la ragazza. «Non mi scordo di quello che è successo stamattina. Mia madre ne è già venuta a conoscenza e ti assicuro che ti rovineremo la vita.» Jo la guardò, osservando quegli occhi, circondati da ciglia chiaramente finte, il cui scopo era di pugnalare in modi indicibili. "Dilettante" fu l'unica cosa che pensò. «Okay.» Rispose tranquillamente, facendo le spallucce. «C-cosa?!» Agata fu presa alla sprovvista. «Okay, d'accordo. Fai come vuoi. Tanto l'avresti fatto comunque no?» ripeté la bionda. «Altro?» Non ricevendo risposta dalla compagna, Mary attirò l'attenzione di Charles e John con un cenno. Poi, con molta tranquillità, se ne andò, lasciando a bocca aperta i sei ragazzi alle sue spalle. «Sorellina sei stata fantastica!» esclamò Bobby. «Maryjo, se ci trovi anche un nascondiglio ti faccio una statua.» La ragazza ci pensò qualche istante. «Se vi trovo un nascondiglio la smetti di chiamarmi Maryjo?» propose. Titubante, il cugino gli porse la mano che lei strinse ben volentieri. «Hai detto che il lampadario nell'aula di arte è caduto no? La stanza sarà inagibile per, beh, tutti.» Disse rivolta a Robert. «Ti odio.» commentò Charles. «Andiamo, dobbiamo capire cosa sta succedendo.» annunciò John prima di avviarsi. Gli altri due si scambiarono uno sguardo: lui di rancore, lei di assoluta vittoria. Poi raggiunsero il ragazzo e silenziosamente si intrufolarono nell'istituto.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 01, 2018 ⏰

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