POV di Sarah.
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È tutto così bello, L'autunno ha lasciato un tappeto di foglie colorate per questo boschetto, tutto ciò rende intrigante la ricerca del soggetto.
"Dottoressa Hemins lei è sicura di averlo lasciato qua vicino?"
"Si, è sedato, quindi potresti trovarlo incosciente, e potrebbe volerci un po' prima che tu lo riconosca, ma senza dubbio capirai che è lui"
"Perché non è venuta lei qua?"
"Sono una donna di laboratorio, amo la mia tana piena di ricerche e provette, Signorina Castelli".
Nella buia notte i fari della mia auto mi fanno strada sulle foglie secche fino quando non vedo un uomo, seduto per terra, in mezzo al bosco, praticamente nudo, smarrito e con aria di confusione.
"Dottoressa.. credo di averlo trovato".
Su richiesta della Dottoressa decido di cambiare frequenza della mia ricetrasmittente e di avvicinarmi al soggetto.
"Vuoi un passaggio?"
L'uomo, non è proprio un uomo, avrà sui 25 anni se va bene ed è veramente un sacco bello, ma cosa dico, non è affatto una persona con cui dovrei anche solo provare ad uscire.
"Non so dove andare" risponde lui interrompendo i miei pensieri.
"Certo non puoi rimanere in un bosco a dormire".
Il ragazzo sempre e comunque confuso decide però di accettare e infine lo porto a casa mia dove la Dottoressa mi ha chiesto di portarlo.
Su una cosa si è raccomandata, che lui non scoprisse subito chi fosse e cosa fosse in grado di fare.
Finalmente appena arrivati a casa sotto il lampione che conduce alla mia porta di casa riesco a vederlo meglio. Era veramente un ragazzo molto bello, un ragazzo moro, con una mascella pronunciata e uno sguardo curioso ma smarrito.
"Eccoci qua... La casa non è tanto grande però se ci si stringe un po'..." dico mentre scendiamo dall'auto.
Appena entrati lo faccio sedere sul divano perché sembra avere i postumi di una sbornia paurosa.
Dopo avergli chiesto se sta bene, ed aver ricevuto un "si" come risposta, mi presento a lui con il mio vero nome "Sarah" rendendogli la mano.
Il ragazzo nella speranza di ricambiare il saluto cade a terra e sviene.
Durante la notte rimango in chiamata con la Dottoressa perché sono preoccupata di quello che gli possa essere successo.
"Sta bene?"
"Brucia un sacco"
"Sta bene"
"Ne è sicura dottoressa?"
"Sicurissima"
"Ho un po' di timore ad aver portato uno sconosciuto a casa mia"
"Oh ma lei non ha portato uno sconosciuto, lei ed io abbiamo lavorato su di lui per tanto tempo"
"Ho comunque paura"
"Suvvia ma di cosa ha paura?"
Non rispondo.
"Signorina Sarah, può farmi la cortesia di tenere d'occhio i suoi comportamenti? Senza destare troppi sospetti"
"Ci proverò"
"Per il bene della scienza lei non deve provarci, ma riuscirci"
"Ci riuscirò dottoressa, non ne dubiti".
Riattaccai e cercai di prendere sonno, un po' invano.
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In to the fire
Science FictionQuando tornai in salotto Sarah si era messa degli occhiali, da vista, e mi fissava, di nuovo. Mi sedetti sul divano e lei si avvicinò di più a me, poi con una mano mi afferrò il fianco destro, si mise a sedere sulle mie gambe e mi baciò. Cominciò a...