Alexandra, dal mare

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E' una bellissima mattina: c'è il sole e l'aria è frizzante e profumata di mare

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E' una bellissima mattina: c'è il sole e l'aria è frizzante e profumata di mare. Apro la finestra e lascio entrare nella stanza le grida dei gabbiani. Chiudo gli occhi e inalo l'aria fredda.

Io – non - lo - lascio – più – questo - posto.

Sospiro.

So che non è possibile. Presto dovrò tornare sulla terra.

Faccio un veloce calcolo mentale. Non posso permettermi che poche settimane ancora, senza lavorare. Nonostante la mia vita qui sia piuttosto frugale, le spese di vitto e alloggio stanno intaccando il deposito di sicurezza messo da parte gli anni scorsi. Presto finirà. Ed io dovrò ripartire per Miami. Appena dopo Natale.

O forse riuscirò a tirare fino all'anno nuovo se Marybeth avrà bisogno ancora del mio aiuto durante le feste.

Dopo glielo chiedo.

Brrr! Che freddo. Sono rimasta incantata seminuda davanti alla finestra aperta per chissà quanto. Meno male che non passa nessuno da queste parti. Non sono certo una bella vista di mattina.

Mi preparo e scendo. Sento delle voci provenire dalla cucina. Chi può essere? Apro la porta e vedo Ricardo seduto al tavolo che chiacchiera con Marybeth.

"Ciao Elena" Dicono all'unisono.

"Buongiorno" e poi rivolta verso Ricardo "Cosa ci fai qui? Non dovevamo vederci al negozio fra un'ora?"

Mi guarda e addenta un muffin "Con la scusa di venirti a prendere, ho approfittato per fare una colazione bis con la mia vecchia amica."

Marybeth sorride compiaciuta mentre mi versa del caffè.

"E tu? Sei pronta?" Continua. Poi mi strizza l'occhio e aggiunge ridacchiando.

"Interessante la tua pratica di saluto al sole davanti alla finestra. Usanza italiana?"

Oh no. Mi ha vista. E con quella specie di sacco che uso per dormire. Non si può mai abbassare la guardia sul lato seduzione. Neanche quando si è sole.

"Veramente è una pratica orientale. Tempra il corpo e lo spirito." Che vergogna.

"Allora vorrà dire che mi vedrete circolare più spesso da queste parti, la mattina." e ride. Poi aggiunge:

"Su andiamo. Ci aspetta una lunga giornata di lavoro."

Usciamo. Mi apre la porta della cucina, il portone dell'ingresso, la portiera del furgone. In maniera naturale, senza troppe cerimonie. Poi fa il giro e sale alla guida, con un piccolo salto. Prima di mettere in moto si gira un attimo verso di me.

"Come stai?"

Benissimo. Ma non glielo dico. Non si attende una risposta. Lo sa già.

Parte e la conversazione procede a scatti, impacciata. Poi cominciamo a parlare assieme.

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