Rioja

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Ieri sera Consuelo si è commossa

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Ieri sera Consuelo si è commossa. Si è infuriata. Ha gioito e poi pianto.

Sempre tenendo per mano suo marito, che ascoltava in silenzio. Mi ha incoraggiata. Crede che faccia bene a cercarlo. Io non ne sono così sicura. I dubbi mi assalgono continuamente.

E' mattina presto, e mentre aspetto di udire i primi rumori del risveglio casalingo, mi chiedo ancora una volta che diritto abbia di infilarmi così nella vita di Elena. Che ruolo privilegiato occupi da pensare di voler ricucire lo strappo tra i due.

Però c'è qualcosa che mi spinge a farlo. Devo capire cosa è successo, come è andata a finire. Rivedo quello che è successo a me. Solo che io non ho avuto nessuno che cercasse di fornire una spiegazione.

Sono immersa in questi pensieri quando sento bussare alla porta. E' Consuelo con una tazza di caffè ed una croissant calda.

Si siede sul bordo del letto, nella penombra e sorride.

"Ho pensato tutta la notte a quello che hai deciso di fare. Hai molto coraggio. E sono convinta che lo sappia anche la tua amica. Indirettamente, ha chiesto a te di fare quello che avrebbe voluto fare lei da tempo. "

Sorseggio il caffè.

L'ho pensato anche io. E' stato uno dei miei primi pensieri. Lei avrebbe voluto rintracciarlo ma ha avuto paura. Rimane solo un quesito fondamentale.

"E lui? Vorrà ancora saperne di Elena?"

"Lo scoprirai presto" e mi passa il numero scritto su un pezzo di carta.

Lo fisso. Una serie di cifre senza senso. Non è paradossale? Potrei mischiarle a caso e perderei ogni possibilità di parlare con lui.

Consuelo si alza. Ha terminato il suo compito. Ammiro la sua figura sottile e minuta. I capelli nerissimi raccolti in una coda morbida. Gli occhi e il sorriso brillanti. Mi accarezza una mano, poi apre la porta.

"Usa pure il telefono nello studio. Lì nessuno ti disturberà" ed esce.

Guardo di nuovo il numero, mentre addento la brioche. Ed un pensiero mi investe come una onda gigantesca.

Non ho ancora rimpianto casa. Almeno non da quando ho aperto gli occhi.

Mi lavo velocemente e mi vesto con quello che ho a disposizione, che è decisamente poco rispetto al solito. C'è un bel sole fuori e una maglietta è più che sufficiente. La casa sembra vuota, ma poi sento dei rumori al piano di sopra. Avranno voluto lasciarmi libertà di movimento.

Molto carini, questi Janotas. Dovrò parlarne con Diego. Magari potrebbe riallacciare i rapporti e riprendere a frequentarli. E questa volta lo accompagnerei.

Individuo lo studio e mi avvicino alla scrivania. La finestra si apre su una splendida vista del Parc de la Ciutadella.

"Il più grande della città. trenta ettari di polmone verde, con tanto di lago navigabile e zoo." Ha detto ieri Carlos con un certo orgoglio. Distolgo lo sguardo dagli alberi e mi concentro sul mio compito.

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