20 maggio 1943
Sono passati circa due mesi da quando sono entrata nel campo di Auschwitz. Io dormo nella baracca n.5. I letti hanno la paglia e sono di legno. Dormiamo tutti ammassati. L'igiene non esiste nel campo. Ogni giorno un nuovo treno deporta altri ebrei pronti a morire. Molte persone sono già morte. Ho saputo solo ora che fine hanno fatto quei bambini, quegli anziani e tutte le persone che non riescono a lavorare: sono morti, portati nelle camere a gas e i loro corpi cremati nei forni. E con loro c'era anche Sarah... ora è nel vento. Chissà; forse ritroverà lì in cielo i suoi. Noi donne ci occupiamo degli oggetti di questi morti oppure andiamo a lavorare con la terra. Se qualcuno non ce la fa il soldato che vigila picchia quella persona, e il più delle volte va in infermeria, dove muore. Penso che la morte non dipenda solo dalle persone in sè, penso che i tedeschi con qualche cosa lì dentro facciamo morire le persone. Ora capisco perché Ferd ha detto che avevo 16 anni: non voleva che morissi andando direttamente nelle camere a gas. Non ho ancora capito perché ha salvato me, una ragazza ebrea, che il più delle volte venivo allontanata dai miei vecchi amici. Io qui sono dimagrita di già tre chili. Al giorno ci danno un bicchiere d'acqua e un pezzo di pane nero ormai. Dov'è la mia famiglia? Staranno anche loro in un campo? E avranno ucciso mia sorella in uno di quelle camere con la scusa di fare la doccia? E Yaacov? H'anna? Dove sono?
Ho appena finito di lavorare nei campi e ora stiamo andando a prendere quel poco cibo come pranzo. L'estate è vicina. I miei vestiti sono sudici e sporchi di sangue. La sera, dopo il tramonto, andiamo alle baracche per dormire. Domani arriverà un altro treno. Chissà chi starà lì sopra...Il giorno dopo ecco arrivare il treno, sento lo stesso rumore che ho sentito io. Noi stiamo lavorando di nuovo nei campi. Chi osa scappare attraverso la fitta erba e non torna più indietro porta alla more di venti persone.
A pranzo vado verso il cibo. Mangio il pezzo di pane e bevo l'acqua dal bicchiere di cui hanno bevuto già dieci persone. Vedo andare, dalla parte maschile, un ragazzo assomigliante a Yaacov. E se fosse proprio lui? Non ha tutti quei capelli ovviamente ma riesco a riconoscerlo dal viso. Mi avvicino al filo spinato cercando di farmi notare il meno possibile e lo chiamo non troppo ad alta voce:- Yaacov. YaacovSì gira e mi si avvicina:- Rah'el... sei tu? Sei proprio tu?
Annuisco con le lacrime agli occhi e dico:- si... mi hanno deportata qui sola due mesi fa circa... sai, ogni giorno penso al numero e al mese del giorno in cui siamo
-Nel marzo 1943? Ma... ci hanno deportati tutti prima! Come è possibile? Sei andata in un altro campo?
-No. È una storia lunga ma quel giorno io non sono stata rapita. E ho salvato la mia famiglia, Yaacov! L'ho salvata! Sono ancora ad Amsterdam
-Bene... io invece oggi sono arrivato qui. Stavo al campo di Neuengamme. Lì fanno molti esperimenti medici sui bambini al di sotto dei 12 anni. Sei dimagrita, vedo, Rah'el
-Lo so... tre chili solo però. Gli altri sono già morti...
-Ehi!! Tu!- un soldato tedesco mi punta una pistola ed io alzo le mani allontanandomi subito dal filo spinato
-Non volevo fuggire- mi scuso io
-Torna là!- mi urla contro. Io guardo Yaacov e ritorno dove hanno quasi finito di mangiare. Ritorniamo nei campi ma stavolta sono più motivata a lavorare. Ho incontrato Yaacov e voglio vivere, così un giorno potremmo di nuovo passare il tempo insieme!
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Prigioniera Ebrea {COMPLETA}
Tiểu thuyết Lịch sửAmsterdam, 1942. Rah'el Amì è una ragazza ebrea 15enne trasferitesi nella città all'età di 7 anni. Le leggi razziali entrano in Olanda e Rah'el è costretta a seguire tale leggi, andare in una scuola ebrea ed essere discriminata da coloro non ebrei...