Mi volto. Lui è ancora lì, immobile nel centro della stanza. Ho la mente annebbiata, non riesco a ragionare in maniera lucida. Le sostanze che mi fanno assumere per impedire al cervello di funzionare al massimo delle sue potenzialità stanno facendo ancora il loo lavoro. Mi guarda. Io ricambio lo sguardo. I suoi occhi sono di un inquietante azzurro cielo. Mi fa un cenno. Dopo qualche secondo capisco che è ora, il gioco deve cominciare. Faccio fatica a muovere le articolazioni inferiori. L'effetto del panico è più di quanto mi aspettassi.
Calma.
Continuo a ripetere questa parola sperando che possa sortire qualche effetto sulle mie capacità di ragionamento. Intanto, l'umano mi afferra i polsi e spinge le mie mani dentro il congegno di avvio. Deve prelevare del sangue, per produrre l'energia necessaria per permettere al gioco di funzionare. Sento le mani tagliate in più punti, e il mio liquido vitale che ne fuoriesce. L'operazione dura pochi secondi. Mi sento più leggero ora, di qualche grammo. Bene, significa che sto riacquistando la mia percezione normale, e comincia a diminuire l'effetto dei farmaci. Il portello davanti a me si spalanca e l'umano mi spinge all'interno. Le luci mi accecano, le grida mi stordiscono. Noto il primo ostacolo ad appena cento metri da me. Faccio un passo, ed entro nel corridoio.
Sento un colpo di gong. Stoffa e sabbia contro oro puro. Tra gli sguardi divertiti degli spettatori e il mio sangue che cola a terra, il gioco inizia.
Devo pensare a una soluzione all'enigma. La porta che devo aprire è lì, nei suoi due metri di altezza di ferro ossidato. L'ingranaggio che sembra servire a sbloccare la serratura è situato appena sulla destra del pomello arrugginito. Vorrei toccarla, ma non posso. Se faccio anche solo sfiorare le mani lacerate a contatto con la ruggine mi infetterei molto probabilmente di tetano, e sul mio organismo il più delle volte è mortale. Ecco lo svantaggio di non trovarsi sul pianeta di origine. Ecosistema diverso, malattie diverse. Non che ci sia voluto venire di proposito, sia chiaro. Si chiama commercio di razze. E io faccio parte delle razze in vendita.
Credo che l'umano che ha concepito questo gioco sadico non sia stato molto interessato alla vita dei partecipanti quando l'ha creato. Il congegno da azionare per iniziare il gioco che mi ha costretto a lacerarmi le mani non sembrava di certo pensato per mantenere in buona salute i giocatori. Già, i giocatori. Ce ne sono altri 3 oltre a me, ognuno nel suo corridoio. Tutti i corridoi puntano al centro, chi ci arriva per primo vince. Fosse una gara di corsa, sarebbe anche divertente. Ma così non è, tutti hanno gli stessi enigmi e tutti devono risoverli. Aggiungete una parete chiodata dietro ognuno di noi che si avvicina mano a mano che il tempo passa e avete uno spettacolo di successo! Seguito da oltre 7 milioni di forme di vita in giro per la galassia. Ma perché rimango qui a pensare? Tanto vale darsi da fare e pensare a come oltrepassare la porta...
YOU ARE READING
Human's Game
Ciencia FicciónLa storia racconta di un esemplare di razza aliena comprato da alcuni esseri umani che lavorano dell'intrattenimento per farlo partecipare a un "gioco" di sopravvivenza e logica. Il tutto ambientato in un futuro distopico non situato sulla linea tem...